Stanchezza, scarsa concentrazione, problemi di memoria, insonnia, dolori a muscoli e articolazioni, continui giramenti di testa. Sono tutti sintomi molto frequenti in tutti gli individui, ma a volte questi possono denotare una patologia: la sindrome da stanchezza o affaticamento cronico (CFS). Denominata anche con l’acronimo ME/CFS (encefalomielite mialgica/sindrome da stanchezza cronica), è un disturbo che può durare molti mesi, condizionando le attività quotidiane di chi ne è affetto, e non deve essere per forza associata a un’altra patologia.
Come diagnosticare la sindrome da stanchezza cronica?
Non esiste un test che determini la presenza della patologia, ma in presenza di determinati sintomi si può procedere per esclusione di altre malattie che potrebbero provocare gli stessi disturbi. Il punto di partenza è l’anamnesi, poi si procede con la raccolta dei dati sulla storia clinica del paziente, per verificare alcune patologie pregresse come:
- disturbi del sonno;
- diabete, anemia, disfunzione alla tiroide, e altre patologie croniche;
- problemi mentali come depressione, ansia, disturbi dell’umore.
Come si cura la sindrome da stanchezza cronica?
Il trattamento della sindrome da stanchezza cronica è rivolta soprattutto alla cura dei disturbi che essa crea, con particolare attenzione a quelli più disabilitanti per il paziente. I sintomi possono essere mitigati grazie all’utilizzo di farmaci dedicati, ad esempio, alla cura del sonno, ai disturbi depressivi, al mal di testa. Inoltre è utile far attenzione alla dieta e allo stile di vita, a cui spesso questi disturbi sono collegati.