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The Specials, il film sull’autismo è il capolavoro degli autori di “Quasi amici”

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo, su Rai 3 alle 21.20 il film dei registi francesi Nakache e Toledano. Un racconto dal vero delle vite di due operatori sociali. Ottimi Vincent Cassel e Reda Kateb

di Stefano Fedele
01/04/2022
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INTERAZIONI: 488

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The Specials

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo del 2 aprile, Rai 3 manda in onda in prima serata e prima tv The Specials – Fuori Dal Comune (titolo originale Hors Normes). Ed è un’ottima occasione per recuperare il film più bello della coppia di registi francesi Olivier Nakache ed Éric Toledano (8 nomination al premio César), sacrificato dall’uscita alla chetichella in streaming in piena pandemia nel 2020.

Nakache e Toledano sono universalmente noti come i “registi di Quasi Amici”, un storia di disabilità e amicizia trasformatasi in uno dei film più visti di sempre in Francia, successo globale capace di lanciare la stella di Omar Sy. Però The Specials non si pone sull’onda del predecessore per cercare di replicarne furbescamente il successo. Semmai il rapporto è all’inverso. Nel senso che è stata la lunga frequentazione nel tempo con due veri operatori sociali, Stéphane Benhamou e Daoud Tatou, impegnati con le loro associazioni nell’assistenza a bambini e adolescenti autistici, ad aver creato nella coppia di registi e sceneggiatori quell’interesse verso i temi del disagio che poi li ha portati a realizzare Quasi Amici. E solo successivamente, dopo una lunga gestazione, a dare corpo a questo nuovo progetto, però cronologicamente anteriore.

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Quasi Amici era una commedia in bilico tra senso dello spettacolo e volontà sincera di raccontare, seppure in forma un po’ edulcorata, il tema della disabilità, nella quale il punto di forza stava nel confronto di una strana coppia, il ragazzo nero povero delle banlieue e il miliardario tetraplegico, che si rispettano però senza compatirsi, sottraendo così il film al sentimentalismo dolciastro di tante operazioni simili. The Specials va oltre, scarta immediatamente da qualunque rappresentazione ottimistica e sorridente dell’autismo, e mette in scena una storia ad alto tasso di realtà che non ha nemmeno più l’assillo di doversi presentare nella confezione riconoscibile e rassicurante della commedia.

Anche i due protagonisti, infatti, il divo Vincent Cassel (nella parte di Bruno) e Reda Kateb (Malik), mettono da parte qualunque aria da stelle del cinema e si pongono al servizio di un vicenda in cui incarnano i ruoli dei gestori di due associazioni che lavorano a stretto contatto, occupandosi dei casi di ragazzi autistici più difficili, che persino le altre organizzazioni si rifiutano di seguire. Il tono di The Specials è esposto perfettamente già nella prima sequenza – Nakache e Toledano sanno bene quanto sia importante far capire sin da subito allo spettatore che tipo di film si troverà davanti, un esempio ne è l’incipit magistrale del piano sequenza con cui si apre il precedente Samba, che la dice lunga sia sulle ambizioni d’autore che sulla lucidità della coppia di registi.

La suddetta sequenza è un inseguimento a perdifiato d’una ragazza, che solo alla fine della scena scopriremo essere una paziente autistica dell’associazione La Voix des Justes diretta da Bruno. L’impostazione drammatica e concitata detterà il ritmo a tutto il racconto. Che resta d’impronta marcatamente realista. Da un lato per ragioni stilistiche, visto l’uso della camera a mano e la predilezione per una messinscena di luoghi e situazioni di sapore normale, dimesso, quotidiano. Dall’altro è fondamentale la partecipazione, nella parte dei pazienti, di ragazzi affetti da autismo (il buffo, impagabile Joseph interpretato da Benjamin Lesieur, che Bruno cerca di far assumere da una ditta che produce lavatrici), scelta che impone ai due registi anche di adattarsi a un’idea di sceneggiatura meno ferrea, facendo tesoro, all’interno delle singole sequenze, delle improvvisazioni dei non attori, che regalano un ulteriore sapore di spontaneità all’insieme.

Il piccolo miracolo di The Specials sta nel mantenersi lontano dal ricatto del patetismo, e anche dal rischio del “ritratto-santino” di Bruno e Malik. Che non sono mai né angeli né eroi, e restano due personaggi a misura d’uomo, con le loro difficoltà, limiti, errori, slanci. Cui Nakache e Toledano regalano tridimensionalità tramite dettagli significativi (Bruno è ebreo e Malik musulmano, ingrediente lasciato sullo sfondo e che pure incide attivando ulteriori suggestioni) e risvolti potenzialmente da commedia, impiegati con discrezione, come gli appuntamenti al buio organizzati da amici e colleghi a Bruno.

Il cuore di The Specials è sempre l’attività esaltante, frustrante, piena di ostacoli burocratici ed equilibrismi economici, legata alle associazioni. E le singole storie personali non hanno nulla di ammiccante: prova ne è la vicenda di Valentin (Marco Locatelli), un paziente con tendenze autolesioniste che, per evitare si procuri del male, è costretto a indossare un casco protettivo da pugile; oppure il monologo consapevole della madre di Joseph, la quale pensa che l’unica soluzione, quando lei morirà, sarà quella di portarsi via con sé il figlio.

The Specials, inoltre, non dimentica di collocare le vicende individuali nel contesto più ampio cui appartengono, che le condiziona e in un certo qual modo le produce. Non è un caso infatti che quasi tutti i giovani operatori che assistono i pazienti provengano dai quartieri disagiati, a sottolineare le disparità d’una società che discrimina i poveri e i meno scolarizzati riservando loro soltanto quegli impieghi malpagati che nessuno vuol fare. E il discorso di Kateb, che sprona gli aspiranti educatori ad imparare a usare una lingua più articolata quando stendono le relazioni, spiega lucidamente quali siano gli strumenti di cui devono sapersi dotare per raggiungere una vera integrazione e rintuzzare le pervasive disparità di classe.

The Specials è un film ammirevole. Non tradisce la sua serietà di fondo e insieme non dimentica la sua natura di dispositivo spettacolare appassionante, che avvince il pubblico con una vicenda anche emozionante e commovente, in cui il dolore, ben raccontato, riesce ancora a ribaltarsi in un sorriso di speranza.

Continua a leggere su optimagazine.com

Tags: cinema europeoVincent Cassel

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