Con Moon Knight su Disney+, i Marvel Studios alzano l’asticella con un prodotto ambizioso e maturo, molto diverso da quanto visto finora. In primis perché si tratta di un personaggio nuovo al MCU (non a chi conosce i fumetti), in secondo luogo perché le atmosfere cambiano. La storia si fa oscura, e, pur mantenendo il tipico umorismo Marvel, abbandona le strade assolate della città per spingersi in territori inesplorati. Letteralmente.
Abbiamo visto i primi quattro episodi (in totale ne sono sei) in anteprima, e ciò che segue è una recensione senza spoiler.
Il primo episodio è molto introduttivo, però comincia a delineare il confine tra buoni e cattivi. E nel caso di Steven Grant (Oscar Isaac), la cui mente vacilla tra realtà e fantasia, non si è mai sicuri di capire da quale parte sia schierato. Conosciamo quindi la mente di questo mite venditore di souvenir in un museo di antichità egizia di Londra. Steven soffre di gravi problemi di disturbi del sonno e di personalità dissociata (ogni sera ascolta un programma radio per aiutarlo a restare “se stesso”).
L’incontro con il carismatico Arthur Harrow, leader di un misterioso culto, è la molla che fa scattare tutto. “C’è del caos in te”, gli dice il personaggio di Ethan Hawke. Solo alla fine del pilot abbiamo uno scorcio di Moon Knight, ma ci vuole il secondo episodio per esplorare più a fondo la malattia di Steven, che è anche uno dei temi ricorrenti della serie Marvel. Il suo scopo è quello di dare un senso a ciò che ha visto e vissuto – soprattutto capire chi è Marc Spector, l’altra sua personalità che emerge sempre in tempo per salvargli la vita. Il potente dio Khonshu agisce come un’ombra su di loro; spaventoso e possente, ma anche un protettore, nel corso della serie capiremo meglio i suoi obiettivi.

Il colpo di scena nel secondo episodio è il punto di svolta che trasporta la storia in un territorio inesplorato, come accennato prima: la storia offre una visione avventuristica con gli inesplorati paesaggi diurni e notturni del deserto de Il Cairo, anche se c’è il sospetto che si tratti di CGI il più delle volte. Oscar Isaac diventa quindi una sorta di tormentato Indiana Jones alle prime armi tra piramidi e sarcofagi. Attenzione al quarto episodio, horror e claustrofobico, che di discosta molto da quanto visto finora.
Fondamentale sarà anche l’incontro con Layla (May Calamawy), una donna che appartiene al passato di Marc Spector, e con cui Steven stringerà un’improbabile alleanza (e forse altro).
La convivenza tra Marc e Steven può essere irritante, a volte offre spunti esilaranti, ma entrambi capiranno di aver bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere. Interessanti sono i cambi di accento di Oscar Isaac, ovviamente udibili solo se si guarda la versione originale (nel doppiaggio perde questo aspetto): repentini e improvvisi; ciascun accento dà voce a una personalità che si rispecchia non solo nell’intonazione, ma anche nei gesti e nelle decisioni.

C’è un po’ di delusione per il villain di Ethan Hawke, di cui finora si è visto poco e niente in termini di azione. Questo perché Harrow ha una personalità subdola e ossessiva, oltre ad avere l’atteggiamento tipico del leader carismatico in grado di attrarre una folla di persone utilizzando parole persuasive. E ciò è un’arma a doppio taglio.
Con Moon Knight su Disney+ a volte si dimentica di guardare una serie supereroistica sia per i temi cupi e violenti che assume, sia perché vediamo Marc/Steven poche volte indossare il costume con tanto di mantello, a favore di un’esplorazione più psicologica del personaggio e della sua malattia mentale (il quarto episodio ne è un esempio, specialmente per il finale che farà letteralmente uscire fuori di testa).
Moon Knight su Disney+ debutta il 30 marzo.