C’è chi è cresciuto o ha visto diverse generazioni crescere guardando il telefilm Willy, il Principe di Bel Air (1990) con Will Smith, nella storica serie tv che ha ottenuto riconoscimenti in tutto il pianeta, decretando la fama internazionale dell’attore statunitense.
Da allora l’artista di Philadelphia, all’anagrafe Willard Christopher Smith, si è cimentato in film campioni di incassi e action movies, restando sempre riconoscibile.
Non tutti in Italia sanno però, che Will Smith non nasce come attore di sitcom, ma come MC (Master of Ceremonies) nel panorama del rap americano di fine anni ’80.
GLI ESORDI E LA MUSICA
Il battesimo è arrivato direttamente in classe, quando insegnanti e compagni di banco gli hanno affibbiato l’appellativo “The Prince”, il principe e Will Smith non ne è più liberato. Siamo nel 1986, la rap culture imperversa e Will pensa solo alla musica. Nasce così il duo DJ Jazzy Jeff e The Fresh Prince .
La neoformazione, grazie anche ad alcuni videoclip semplici, ma ben congeniati, riscuote da subito successo su MTV e non solo. La loro seconda hit “Parents Just Don’t Understand” riesce anche a vincere il primo Grammy rap di sempre
Il trionfo è plateale e Will riesce presto ad accumulare una notevole fortuna… E a disperderla con ancor maggior velocità alla fine degli anni ’80. Nel 1990 arriva la proposta di Benny Medina per la serie Willy, Il Principe di Bel Air, dove Will quasi interpreta sé stesso come ragazzo di Philadelphia trapiantato in California e immerso nel benessere di una allegra famiglia borghese.
La musica resta la sua attività preferita fino al 1993 quando deciderà di lasciare il duo per dedicarsi alla carriera come attore. Smith ha però il tempo di incidere una perla come “Summertime” (Homebase -1991) e in tutto il suo percorso cinematografico non smetterà mai di cantare, soprattutto per le colonne sonore dei suoi film.
ARRIVA IL CINEMA
Will Smith oggi ha 54 anni, di cui trentatré passati davanti la macchina da presa. Il suo primo lungometraggio Made In America coincide con l’anno in cui ha lasciato il duo DJ Jazzy Jeff e The Fresh Prince, ma il vero successo di pubblico arriva nel 1995 con Bad Boys di Michael Bay.

Il film, primo di una lunga e (questa sì) sfortunata serie, mischia commedia, videoclip e azione. E’ una delle prime volte che negli anni ’90 incontriamo due protagonisti afroamericani della polizia sul grade schermo, Will Smith e Martin Lawrence. Il film piace al pubblico e ottiene più di sessanta milioni di dollari al botteghino, ma gli incassi veri arriveranno con i successivi film dell’attore americano nel periodo più fortunato della sua carriera, la seconda metà degli anni ’90.
Nel 1996 è il momento di Indipendence Day di Roland Emmerich. Il film è un blockbuster per eccellenza che vince un premio Oscar nella categoria Migliori effetti speciali. Il lungometraggio che vedrà il nostro eroe made in U.S.A. in tenuta da pilota di caccia alle prese con un’invasione aliena, supera qualsiasi previsione e incassa la bellezza di 306 milioni di dollari.
Will Smith continua ad avere incontri del terzo tipo l’anno seguente e recita la parte di un’agente speciale in grado di far fronte alle minacce extraterrestri. Siamo nel 1997, il suo partner è Tommy Lee Jones e parliamo ovviamente di Men In Black di Barry Sonnenfeld.
Il thriller Nemico Pubblico (1998) in compagnia di Gene Hackman, non convince gli appassionati del genere e nel 1999 arriva il suo più grande rammarico con Wild Wild West con Kevin Kline. Il film che rivisita in peggio il genere americano per eccellenza, il western, è farcito da una buona dose di fantascienza no sense. La pellicola non solo non sfonda al botteghino, nella critica e non fa breccia nel pubblico, ma rappresenta al contempo il più grande rammarico della carriera di Will Smith.
L’attore proprio in quell’anno infatti, decide di non accettare la parte di protagonista in Matrix e accettare invece quella in Wild Wild West.
Se oggi proprio non possiamo far a meno di pensare a Keanu Reeves nelle parti di Neo nella sua più famosa interpretazione, possiamo solo immaginare come sarebbe stata quella saga (di cui abbiamo appena visto il triste epilogo con Matrix Resurrections), con un Will Smith svolazzante protagonista.

L’inizio del nuovo millennio porta a Will Smith la nomination agli Oscar come Miglior attore protagonista con Alì (2001) di Michael Mann. Il film, esattamente come quella per cui ora è candidato agli Oscar, è una biopic sulla storia di Mohammed Alì, Cassius Clay, leggenda del pugilato mondiale, tre volte campione del mondo, contrario alla guerra in Vietnam e convertito all’Islam, insomma, una storia e un uomo che sono già di per sé film e sceneggiatura perfetta.
Ciò nonostante, Will Smith che dà prova di essere tagliato anche per film drammatici, sembra non essere convincente quanto solo due anni prima lo era stato Denzel Washington nei panni di un altro pugile, Rubin Carter detto Hurricane (1999), ingiustamente arrestato per omicidio nel 1964.
Nel 2005 è il turno di Hitch – Lui Sì Che Le Capisce Le Donne, divertente e riuscita commedia americana, dove Will Smith è completamente a suo agio e innamorato del personaggio di Eva Mendes, mentre cerca di dar consigli d’amore al malcapitato Kevin James.
Con Io Sono Leggenda (2007), Will si cimenta in un nuovo action movie tra il fantascentifico e l’horror. Interpreta l’ultimo uomo superstite in città in grado di combattere contro gli umani ormai tramutati in vampizombie e contemporaneamente trovare una cura utile all’umanità. Il film avrà notevole successo in tutto il mondo.

L’INCONTRO CON IL CINEMA ITALIANO
Successivamente arriva la collaborazione con il regista italiano Gabriele Muccino, per uno dei film più emozionanti delle rispettive carriere di attore e regista, La Ricerca Della Felicità (2006). Tratto da una storia vera, il film racconta di Chris Gardner, rimasto senza soldi, senza lavoro e che vive di espedienti dormendo in luoghi di fortuna, mentre cerca di diventare un broker multimilionario. Il film è un successo di critica e pubblico, ha un buon ritmo e possiamo sentire l’ansia del padre verso la sua prole. Il bambino protagonista che interpreta la parte del figlio di Gardner è effettivamente figlio di Will, Jaden Smith.
Sullo schermo la coppia funziona eccome, tanto da far sentire l’amore tra padre e figlio in questo dramma ambientato nella grande mela e tanto da convincere Will che la coppia con Jaden può funzionare anche in futuro. Così non sarà per il fantascientifico After Earth (2013) dove padre e figlio (Will e Jaden) sono soli in un pianeta alieno e l’amore di papà infonderà la sicurezza al giovane, utile a farlo prevalere sul nemico e capace contemporaneamente di annoiarci a morte. Due anni dopo Muccino e Smith ci riprovano con il film drammatico Sette Anime (2008), che non ottiene però lo stesso successo del precedente.
Negli ultimi anni i film di Will Smith non brillano di una luce accecante, pur restando godibili come ad esempio Focus (2015), Suicide Squad (2016), Collateral Beauty (2016), Bright (2017). Altri sembravano invece scandire la fine del successo dell’attore di Philadelphia. Parliamo dell’inutilmente costoso Gemini Man (2019), scandito da innumerevoli effetti speciali a cifre da capogiro al fine di proiettare sullo schermo ben due Will Smith.
Un budget stratosferico e un lavoro digitale di altissimo livello: Gemini Man con Will Smith, tra un inseguimento e l’altro, si cimenta in maniera troppo superficiale nel dibattito sui temi etici e della formazione. La pellicola, infatti, prova palesemente e in maniera poco originale a smuovere la pietas del pubblico facendo leva su tematiche comuni a tutti. C’è il tema del complesso di Edipo, la necessità arcaica di “uccidere” il padre: L’assassinio come liberazione da un legame atavico che impedisce la naturale evoluzione di un essere umano.

UNA FAMIGLIA VINCENTE – KING RICHARD E LA CANDIDATURA AGLI OSCAR
Ad un anno dalla pandemia, Will Smith, recluso in casa ingrassa e condivide i “risultati adiposi” con foto sui social scatenando l’ironia e un dibattito surreale in tutto il mondo.
E proprio quando il mondo meno se l’aspetta, l’attore interpreta un più che convincente Richard Williams, papà delle tenniste più famose e talentuose degli States, Venus e Serena Williams. In questa biopic, Richard è spinto da una chiara visione del loro futuro e utilizza metodi non convenzionali per portare ai massimi livelli le sue figlie, allontanandole dalle strade intrise di violenza di Compton per approdare nella più assolata California.
Il film gira, come la palla che Richard mantiene in campo in questo lungometraggio di Reinaldo Marcus Green. Una Famiglia Vincente ha ritmo e significato, tiene alta l’attenzione dello spettatore ed è assolutamente godibile pur non essendo neanche lontanamente un capolavoro.
Si racconta per l’ennesima volta tramite la fabbrica Hollywoodiana il mito del self-made man, stavolta riferito ai sacrifici sia del padre e della madre, sia quello delle stesse campionesse Venus e Serena prima di arrivare alla fama e al successo. E’ la favola dell’uno su un milione che tanto piace all’America, che ha ottenuto numerose premiazioni ai Golden Globes, BAFTA, Critics Choise, Sag awards e tanti altri.
Venendo agli Oscar 2022, il film, di cui qui puoi leggere la recensione completa, ha ottenuto ben sei candidature e stando a quanto scommettono i bookmakers, la categoria da tenere d’occhio è proprio quella come Miglior attore protagonista. Per Will Smith sarebbe il coronamento di una carriera e una vita intera davanti la cinepresa.
Per scoprirlo, non dobbiamo far altro che attendere la notte di questa Domenica e seguire tutti gli aggiornamenti in tempo reale qui su Optimagazine.