È ancora possibile fare questo mestiere? Ha ancora senso? Viene sempre più da dubitarne, sia per l’oggettivo scadimento dell’informazione, affidata a pagliacci, provocatori, servi orgogliosamente in vendita, sia per l’invasione dei lettori sempre più presuntuosi e aggressivi. Non hanno la più pallida idea ma vengono a insegnarti le fonti, le interpretazioni, le dietrologie. Drogati di complottismi, infarciti di soluzioni facili, la verità la conoscono loro e te la mostrano. Ti danno anche i voti sullo stile, ottimo se concordano nell’assunto, altrimenti pessimo, “sei scaduto, non sei più tu”.
Che ci vuole a fare il giornalista? Basta andare alle feste, leccare i culi giusti, prostituirsi. Questa la percezione. Non infondata, ma per lo più qualunquista, sbracata. A Odessa bombardano il palazzo dei giornalisti e i balordi da social dicono: ah, peccato, neanche un giornalaio morto. Ma che originali!
Da dove sale questo incarognimento, questa ferocia insospettabile negli italiani? Dalla necessità di trovare il capro espiatorio, di assolversi odiando l’altro e in questo momento non c’è niente di meglio dei giornalai, come li chiama Grillo, perché puttane e complici del terrorismo di regime lo sono davvero, non c’è dubbio. Ma chi non sa di storia recente ignora che era così anche prima, non immagina per esempio la viltà e l’opportunismo negli anni di piombo, quasi tutti alla finestra a fare il gioco dei brigatisti e spesso un gioco decisivo. Oggi c’è il collaborazionismo col regime sanitario, ma volerci tutti morti a prezzo di un genocidio, di una invasione che non vuole lasciare pietra forse lievemente sproporzionato.
Venduto, troia, ladro: a sentire questi lettori che non leggono ma sanno tutto, sarei pagato da mezzo mondo, da Soros a Berlusconi passando per la Nato; e allora come si spiega che in banca sto inchiodato al profondo rosso?
Saccenti, maligni, violenti: è ancora il mio Paese questo, ha ancora senso scriverci dentro? Chi mi attacca lo fa con una furia inusitata, ritenendolo scontato che il giornalaio sia lì per fare il sacco delle frustrazioni e magari delle cattive coscienze. Ma forse non sono abbastanza giornalaio e quindi rispondo a tono e rimuovo. Al che chi mi augura di venire squartato mi scrive in privato: sei un censore. Ma sicuro, dovrei lasciarmi infamare per amor di democrazia.
Chiedo: c’è o non c’è la strage dei bambini, della gente ucraina? Mi rispondono: e allora la Nato. Chiedo: Putin è o non è un dittatore? Mi rispondono: e allora Draghi. Chiedo ancora: Putin ha detto o non ha detto che è disposto a tutto, che l’Ucraina è roba sua e che dopo quella verrà il resto perché la Russia non deve avere limitazioni, come da Pietro il Grande in poi? Mi rispondono: sei una merda, devi morire. Posizioni chiarissime nella loro inconsistenza. Come extrema ratio funziona assai bene il gioco delle fake news e questo è l’espediente più penoso, foto e filmati taroccati abbondano, ma come fanno a vederli da una parte sola? Come fanno a ridurre tutto a una questione di manipolazione mediatica? Non lo sanno che Russia e Cina schiacciano i rispettivi popoli sotto una propaganda imparagonabile alla nostra, insopportabile ma ancora criticabile? Da un anno si lamentano per il regime all’italiana, fondato sul greenpass, che è infamep, ma nei fatti hanno obbedito, sono stati anche loro alla finestra mandando avanti i giornalisti, anzi i giornalai, cui hanno riferito ogni responsabilità, anche le loro di cittadini, di individui. Si sentono, non a torto, in una dittatura mascherata, ma non li disturba una dittatura conclamata, espansionista, anzi si appellano allo Zar perché venga a liberarci. Aspettarsi democrazia dal nemico giurato della democrazia: se non è grottesco questo! La propaganda russa e cinese, ci informa Federico Rampini, si alimenta del disprezzo riflesso dell’Occidente, riempie le cronache di Mosca e di Pechino che rilanciano i deliranti proclami del BLM e della cancel culture da cui l’Occidente esce sempre più permeabile alle smanie guerrafondaie di oligarchi e tiranni. Ma basta dire che Rampini ha una capigliatura ridicola, che non sa niente, non conosce il mondo. Lui, non i tossici da slot machine sotto al metrò la mattina alle 8. A me hanno detto, con sommo disprezzo: ah, la pensi come lui. E come chi dovrei pensarla? Come i fanatici e gli avventurieri della controinformazione che faceva ridere già ai tempi di Pio Baldelli? Ne abbiamo viste tante, figlioli, qualcuna più di voi. “Giornalaio, fa’ il tuo mestiere”. Che sarebbe assecondare le pulsioni malate dei rancorosi, dei lunatici, dei vigliacchi che i bambini mutilati, le donne stuprate e ammazzate non li vedono. Una imbecille ha scritto su Twitter: ma vi pare che con una guerra in corso la gente andava a teatro? Subito diventata virale in un tripudio di auguri di morte, di bestemmie, spiegare che quei poveri cristi avevano cercato rifugio in un teatro è inutile, ti sputtanano, oscillano tra “è na menzogna da giornalai” e “se la sono cercata”.
“Fai schifo, testa di cazzo, Zelenskji è un comico deficiente, un criminale”. E a dirlo sono quelli che hanno votato, hanno idolatrato Grillo. Zelenskji non piace neanche a me, ma ci sono o non ci sono le stragi, i bombardamenti, le bombe a grappolo, i missili infrasonici? C’è o non c’è sullo sfondo la minaccia nucleare? “Eh, ma la NATO, il grande reset, la UE, il globalismo, il capitalismo, l’occidentalismo. Ma non sarà che l’Occidente sta in odio a quelli come Borgonovo, Cardini, Canfora, che vogliono punirlo e sognano un ritorno al cristianesimo magico, al cattolicesimo punitivo, preconciliare, o alla ateizzazione imposta in stile soviet? “Idiota, giornalaio, non si fanno le sanzioni, non si mandano le armi”. Così, tutto insieme. E come lo fermi un dittatore scatenato? Le armi magari no, ma le sanzioni come minimo, anche se poi finisce come l’altra volta, con la Crimea. C’è in politica di guerra un gioco delle parti che è impossibile evitare ma i nostri allegri strateghi se la cavano con il neutralismo pacifista che nel ’39 spianò la strada a Hitler. Ma che fa? Le cose sono più aggrovigliate dei naif da tastiera e per discuterne bisognerebbe sapere, ricordare la fine di chi ha provato a sfilarsi dalla trama di soggezioni e di equilibri in bilico che una colonia come la nostra non può risparmiarsi. Aldo Moro aveva ideato un “lodo” per tutelare il Paese, io a voi palestinesi vi lascio passare le armi e voi non le usate in Italia. Ma Israele non gradiva e l’America non capiva perché dovesse lasciarsi flagellare con armi transitate dall’Italia. Così Kissinger avvertì Moro: vedi tu di che morte vuoi morire. Moro non ascoltò e le BR si prestarono a risolvere il problema, con modalità che restano opache da oltre 40 anni e sulle quali nessuna amministrazione Usa ha mai desecretato gli atti. “Ah, allora lo vedi che l’America è imperialista?”. E non ne esci, non sfuggi a questi apprendisti che ti chiamano giornalaio ma sarebbero pronti a una strage per prendere il tuo posto. Dopo aver scritto peste e corna di Putin, ricevendo lapidazioni virtuali, ho precisato che l’altro, Zelenskji, non mi convince, lo trovo ambiguo e pericoloso. Gli ultras ucraini mi hanno subito maledetto, quelli di Putin riabilitato. No, fare questo mestiere non ha più senso.