Let’s Dance di David Bowie è quel brano che devi per forza avere nella playlist. Era il 14 marzo 1983 e quella parte di pubblico che fino al giorno prima ha ignorato l’uomo caduto sulla Terra scopre il ballo e il groove. Ciò che rende unica Let’s Dance, infatti, è la sfumatura funk irresistibile, oltre alla struttura dance del brano, che dimostra che David Bowie è un genio anche quando strizza l’occhio al commerciale.
Lo dice ancora oggi con una certa boria – e con ragione – Nile Rodgers, che insieme a Bowie ha gettato le basi di questo singolo iconico: “Dopo la pubblicazione il mondo non ha mai smesso di ballare”, ed è così. Let’s Dance è un brano che funziona in ogni occasione a partire dall’incipit: “Put on you red shoes and dance the blues”, un invito che viene seguito alla lettera.
È la fine del 1982 quando David Bowie e Nile Rodgers si incontrano al club Continental di New York. I due scoprono una grande intesa e il Duca Bianco invita l’amico nella sua casa in Svizzera. Lì, Bowie propone a Rodgers un giro armonico di 2 accordi, gettando le basi di un singolo che vorrebbe chiamare Let’s Dance. Rodgers riesce a convincerlo ad invertire l’ordine e perfeziona il ritmo, e con quella nuova struttura i due registrano una demo nel dicembre 1982.
Il risultato è un brano che mostra il dito medio al movimento disco sucks, che omaggia i Beatles nel crescendo del coro iniziale – Twist And Shout, ovviamente – e che getta le basi per l’album che prenderà il titolo del brano. Let’s Dance di David Bowie, inoltre, viene accompagnato da un video che verrà preso di mira da Frank Zappa nella canzone Be In My Video che riassume tutti i cliché della musica di quel tempo.