A due settimane dall’inizio della guerra, le diplomazie sono tutte al lavoro per provare a far rinsavire il leader della Russia, Vladimir Putin. L’obiettivo comune è quello di portarlo al tavolo delle trattative con una posizione ragionevole. Solo che Putin, ormai quotidianamente, sembra che questo tavolo non voglia solo rovesciarlo ma lanciarlo proprio dalla finestra. Dopo le bombe sull’ospedale pediatrico di Mariupol questa convinzione è più che mai viva tanto da far crescere l’idea che dei negoziati non gliene freghi niente.
D’altronde, con qualsiasi delegato dei governi europei e mondiali parli, è sempre pronto a ribadire con ammetterà alcuna trattativa sulle sue richieste. Ucraina neutrale, Crimea russa e repubbliche nel Donbass indipendenti. Nessuna mediazione, punto e basta. Nel frattempo sta portando avanti la sua campagna di demolizione del territorio ucraino. Letteralmente demolizione anche a colpi di bombe a grappolo. Il suo obiettivo è chiaro. Laddove non riesca a riuscirci con la forza militare vuole stremare il popolo ucraino e costringerlo a chiedere al suo premier Zelensky di trattare una resa.
Le bombe sull’ospedale pediatrico di Mariupol servono a stremare il popolo ucraino
Non essendo riuscito a schiacciare nei tempi che desiderava la resistenza ucraina, ha deciso di optare per una lenta e progressiva guerra di logoramento a colpi di bombe su ogni singola città ucraina. Il suo obiettivo è quello di rendere l’intera nazione inservibile dopo il suo passaggio. O diventa russa o non dovrà esistere nessuna Ucraina sembra essere la sua convinzione. Ci sta riuscendo stremando il popolo ucraino che se dovesse rimanere lì non avrà più nulla su cui basare la sua ricostruzione.
Il suo obiettivo è quello di spaventare a morte gli ucraini e porli di fronte all’eventualità che l’Ucraina esisterà solo sulla cartina. Il bombardamento dell’ospedale pediatrico è l’ulteriore tassello che gli serve per dimostrare che non si fermerà nemmeno davanti ai bambini e che gli ucraini farebbero meglio a chiedere al suo leader di arrendersi. Nel frattempo continua a prendere tempo negoziando con quella parte del mondo che non vuole la guerra, ben consapevole che nessuno scenderà a combattere sul campo direttamente contro di lui. Tutto tempo guadagnato per spianare l’Ucraina. “O diventa russa o non dovrà più esistere”, c’è da scommettere che sarà un suo virgolettato anche se non lo sappiamo ancora.