“Sarrà chi sa”, “E se domani”, “Ossessione ‘70”, “Napule mia” e “Ventata nova” sono solo alcuni dei gioielli del canzoniere firmato dal grande Fausto Cigliano, probabilmente l’ultima grande Voce della Canzone Napoletana. Due giorni fa aveva tagliato il traguardo delle 85 primavere e oggi si fa largo a notizia della sua scomparsa nel groviglio dei media, del web e dell’universo dei social.
Come ha ricordato in queste ore il giornalista Carmine Aymone del Corriere del Mezzogiorno, storico ‘dorso’ del Corriere della Sera, l’artista napoletano era “da tempo ammalato e nell’ultimo periodo si era aggravato per un problema renale fino a spegnersi all’ospedale Gemelli ieri notte”. La sua voce aveva cesellato alcune delle più belle e profonde interpretazioni di canzoni napoletane come “Lo Guarracino”, “Silenzio Cantatore” o “Passione”, anche grazie all’intenso sodalizio con il chitarrista Mario Gangi, suo maestro e amico.
La città di Napoli, attraverso le parole del sindaco Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio: penultimo di sette figli, Cigliano era legato alla profondamente legato alla collina partenopea del Vomero e alla ‘sua’ via Kerbaker. Con Armando Romeo, Roberto Murolo e Mimmo Di Francia, era uno dei “Quattro Moschettieri del Vomero” della canzone napoletana, come venivano definiti i quattro artisti napoletani.
Da moltissimi anni Cigliano viveva a Roma, sua città di adozione, ed era legato da lunga amicizia a personaggi come Ennio Morricone e Johnny Dorelli. “Crooner” di rara raffinatezza, Fausto Cigliano debuttò al Festival di Napoli nel 1957: sorridente, di bell’aspetto ed elegante, l’artista fu protagonista anche di sette diverse pellicole cinematografiche e di numerose incursioni televisive tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Nel 1959 conquistò il primo posto del Festival di Napoli, in coppia con Teddy Reno, con la canzone “Sarrà chi sa”, firmata da Roberto Murolo con Renato Forlani. Nel 1964 portò in gara al Festival di Sanremo il classico “E se domani” nato dalla penna dei grandi Carlo Alberto Rossi e Giorgio Calabrese, poi reso indimenticabile anche grazie all’interpretazione di Mina.
Nel 2010 la voce e la chitarra di Fausto Cigliano divennero assolute protagoniste di una magnifica interpretazione di “Catarì” nel film diretto da John Turturro “Passione”, scritto con il ciritco musicale de Il Mattino Federico Vacalebre: le “Sette opere della Misericordia” di Michelangelo da Caravaggio, conservato negli spazi del Pio Monte della Misericordia di Napoli, facevano da sfondo a una delle sequenze più belle dell’intera pellicola di Turturro.
Negli ultimi anni di carriera aveva avviato un importante sodalizio con l’etichetta Polosud Records di Ninni Pascale e con la Gabriella Pascale Band, dimostrando – in un album importante come “Silenzio Cantatore” – di poter affrontare con profonda credibilità artistica repertori nati dalle creatività di cantautori come Enzo Gragnaniello, Allan Wurzburger o Franco Del Prete e riscoprendo “Tiempo Antico”, brano firmato dal Tenorissimo Enrico Caruso.
Continua a leggere su Optimagazine.com