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Sedie sospese, bozzetti e quadri realizzati da Emanuele Capissi diventano la scenografia dello spettacolo “E.C. – Cadute verso l’alto” al Teatro Area Nord

Un emozionante spettacolo scritto da Fabio Pisano accompagnato dalla regia e dall'intensa voce di Lello Serao. Le parole fluiscono lentamente mentre i passi di danza di Stanislao Capissi, ballerino del San Carlo, e Guglielmo Schettino scandiscono un disegno armonico anche intrigante.

di Diletta Capissi
07/02/2022
INTERAZIONI: 154

INTERAZIONI: 154

“Amo il teatro e la magia di dare emozioni alla gente, vorrei solo che si realizzasse uno dei miei spettacoli”, aveva scritto Emanuele Capissi in una lettera lasciata ai suoi familiari.  E così il Teatro Area Nord di Napoli lo ha voluto ricordare dedicandogli lo spettacolo perfomance “E.C. – Cadute verso l’alto”, scritto da Fabio Pisano, realizzandolo come l’artista avrebbe desiderato. Ed è proprio da questo Teatro di frontiera che Emanuele ha iniziato i suoi primi passi. Infatti nel 2006 mise in scena il suo primo spettacolo “Brodway “, un musical in cui era ballerino e regista.

Un artista eclettico: ballerino, coreografo, pittore, designer, Emanuele aveva reinventato sedie che raccoglieva dalla strada a cui aveva “ridato anima” ispirandosi a Dalì, Hopper e a tanti altri artisti.

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La sua produzione artistica è stata esposta in una mostra che ha occupato uno degli spazi del Teatro che il pubblico ha potuto visitare prima della messa in scena dello spettacolo. “I miei oggetti riflettono la mia irrequietezza di giovane che affonda però le mani nella materia per creare e reinventare – così amava scrivere Emanuele Capissi – gli oggetti li reinvento per dargli dunque vita, anima e respiro, prima che vengano avviati verso la rottamazione e la fine del ciclo di vita”.

Sedie sospese rivitalizzate da una prolifica creatività artistica, bozzetti di scena e quadri dai forti colori realizzati dall’artista scomparso sono diventati la scenografia dello spettacolo “E.C. – Cadute verso l’alto”, in cui la penna suggestiva e sensibile del drammaturgo Fabio Pisano ha raccontato e attraversato il purtroppo breve percorso artistico e di vita di Emanuele, accompagnati dall’attenta regia e dall’emozionante voce narrante di Lello Serao.

Le parole sono fluite lentamente mentre i passi di danza di Stanislao Capissi, ballerino del corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, e di Guglielmo Schettino scandivano plasticamente nell’aria un disegno armonico, a tratti complesso ma molto intrigante. La rappresentazione di un viaggio che Stanislao, cugino di Emanuele, ha ripercorso con coinvolgente e appassionato trasporto con passi anche sofferti nei tanti luoghi abitati da Emanuele, dal teatro Area Nord al Teatro Lirico di Cagliari, dai teatri di Madrid e Berlino, da quelli di Struttgart e di Malmö.

“Perché quando una vita va via così rapidamente – scrive Fabio Pisano – come un velo che si perde irrimediabilmente in una raffica di vento, le parole giuste ci sono, ma sono seppellite sotto lo sgomento, il dolore, la rabbia. E allora io che Emanuele non l’ho mai incontrato, ma che ho conosciuto nelle parole e nei silenzi delle persone che l’amavano e che lui ha amato, ho avuto braccia e forza per scavare sotto quelle macerie e le ho trovate, o almeno, spero”.

“Dal racconto della sua storia non sembra trasparire un “artista fragile” ma “un artista e basta” – commenta l’amica Claudia Natale – tra i più potenti e poetici che abbia mai incontrato. Lui ha danzato per me ed io ho scritto per lui: ho esplorato a fondo i suoi sorrisi e le sue inquietudini”.

E con voce forte e potente Claudia ha letto alcune poesie tratte dalla raccolta “Strane vite, finché non appassiscono le mimose”, scritta nel 2007 e dedicata ad Emanuele Capissi. 

Nel testo di Pisano si avverte, l’attesa, il futuro da costruire e da realizzare, il bisogno di afferrare la vita e di affermarsi. Emanuele ha sfidato il destino, ha provato a cercare punti di riferimento altrove, in altri paesi, sorretto da una decisa autonomia di pensiero alla ricerca di una formazione culturalmente più ampia e mitteleuropea, più rispondente alle sue aspettative di artista. Emanuele Capissi era infatti un giovane europeo multilingue: ha inseguito sogni e tante occasioni. Il bagaglio accumulato in questo modo diventa forte ma può costituire anche un fardello pesante non privo di ansie quando bisogna trovare un lavoro, quando le occasioni che si presentano sono diverse da quello che sai fare e vorresti fare. Mentre il tempo è là che corre e non produce altre occasioni, dove chi ha tanti punti di riferimento vince, chi non li ha perde. In un giorno di novembre, Emanuele ha deciso che il suo tempo era scaduto. 

“In questo spettacolo-perfomance – scrive il regista Serao– abbiamo cercato di mettere assieme tanti pezzi della sua creatività artistica e la mia regia è ispirata a tutto ciò che avrebbe desiderato e sognato di fare, anche grazie al cugino Stani con cui ho condiviso la messa in scena”.

Il numeroso pubblico ha seguito lo spettacolo cogliendo la poesia e la delicatezza del testo di Pisano sorpreso dalla capacità di riproporre il sentire e l’irrequietezza di Emanuele. Una rappresentazione che diventa “rapsodia” – come l’ha definita l’autore – iniziando dalle poesie, dalla coreografia, dalla danza dei due ballerini Stanislao Capissi e Guglielmo Schettino, dalle proiezioni, per finire alla intensa e potente interpretazione di Lello Serao.

L’emozione è stata forte per tutti ma l’applauso più grande è stato rivolto ai giovani come Emanuele ai quali, con questo spettacolo, è stato augurato di vincere su tutto, così come recitano i versi finali di Claudia: “Nun è questione ‘e qualità, guardame a mme, fa pure tu, piglia curaggio sfrutta chisto arraggio ca tieni ind’’a ‘e vene, nun te fa pena, fatti forte, fotti ‘a morte”.

Nel video e nell’immagine della locandina c’è un ritratto di Emanuele estratto dalla installazione “ReIngres” realizzata da Franz Cerami esposta in un Museo di San Pietroburgo.

L’organizzazione dello spettacolo è stato corale: l’allestimento a cura del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli del professore Tonino Di Ronza che, tra l’altro, ha seguito Emanuele nel percorso accademico fino alla laurea. Le videoproiezioni sono state realizzate da Livia Ficara, Rossana Giugliano, Rossella Coppola e Dario Pererano, ex laureati dell’Accademia, oggi apprezzati professionisti.

L’allestimento della mostra delle opere di Emanuele Capissi è realizzato da Ivan Gordiano Borrelli e Livia Ficara. Il disegno luci è di Mattia Santangelo, video e fonica di  Salvatore Fiore.


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