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84 anni dopo, ancora la vergogna delle leggi razziali. In salsa No Vax

Le leggi razziali in salsa vaccinale resteranno nella nostra memoria come un mistero che, ancora una volta, siamo stati capaci di accettare, di subire, di assecondare

di Max Del Papa
25/01/2022
INTERAZIONI: 238

INTERAZIONI: 238

La vergogna delle leggi razziali in salsa vaccinale ci riporta dritti al 1938. Anzi, neppure leggi, per la precisione decreti, normativa da stato autoritario e per cosa? Poter comprare un paio di calzini, di mutande qui e non là, per cosa? Prendersi una maglietta su questo scaffale, ma non una felpa su quello a fianco, per cosa? Al regime nel bunker non importa un fico secco della salute pubblica e non lo nasconde, anzi se può la pregiudica ulteriormente. “Norme brutali” le ha definite Francesco Borgonovo su “la Verità” e con ragione: già la lista dei generi consentiti, poi abortita, era scioccante, ma il peggio del peggio è arrivato con la discriminazione sui vecchi e poveri vecchi, cui è negata la possibilità di riscuotere la pensione all’ufficio postale (vedrete che i bancomat, in caso, verranno misteriosamente messi fuori servizio) o di ritirare i propri risparmi in banca (idem come sopra). Con quale diritto? E, soprattutto, con quale faccia? Quella di Draghi, sempre più simile a un arcinemico dell’Uomo Ragno? Ecco, infierire sugli anziani, sui deboli, sugli indigenti è l’ultima carognata, quella definitiva: e c’è ancora chi ha il coraggio di volerlo al Colle, uno capace di tanto?
Naturalmente, le leggi razziali tirano fuori l’abisso dai suggestionabili, gli zelanti, quelli che vivono solo se un ente superiore gli dice cosa fare: negli esercizi, nei locali tornano quasi un secolo dopo i cartelli di stampo antiebraico, “ingresso vietato ai cani e ai novax”. Ecco la foto, incredibile, agghiacciante, di due amiche al bar, ma non proprio al bar: una, evidentemente greenpassata, seduta tranquilla a tavolino mentre sorbisce il suo caffè, l’altra, poco distante, seduta sul marciapiede, proprio come un cane, un animale. Parlano, ma alla privilegiata non è passato per la mente di sedersi a fianco dell’altra, in segno di solidarietà e di protesta contro il regime. Un giurista, di quelli che Giovanni Sartori chiamava “di servizio”, teorizza di far pagare ai novax parte delle spese mediche in quanto “colpevoli” di non essere vaccinati. Proprio così dice, colpevoli, ma dove sarebbe il crimine?
Doveva essere una scelta autonoma, individuale: è diventato un modo per insufflare quell’odio sul quale il regime si è formato e ancora campa, sia pure dal bunker. Doveva essere una opzione con cui sensibilizzare i cittadini, è divenuta la lettera scarlatta per i renitenti, i dissidenti tenuti in fama di untermenschen, sottouomini sui quali tutto è lecito e doveroso. Con il che, oltretutto, è andato completamente perso quel senso di responsabilità, privata e collettiva, che tiene insieme una società. Bambini da premiare questi, bambini da torturare gli altri. Divisi fra tribù, noi qui, voi là, con reciproca licenza di scannarsi. Messi all’indice da teologi da sacra inquisizione, politici, opinionari leccaculo, perfino l’ex capo dello Stato, ex, se Dio vuole, già tremando all’idea del prossimo, il quale non ha perso una sola occasione per avallare il regime montante, l’autocrazia fondata sulla discriminazione, mettendoci del suo: i novax non debbono esistere, ha detto in uno degli ultimi discorsi, non bisogna dargli spazio.
Ma i novax, tutti i torti non li avevano. Non li avevano quando dicevano che il siero miracoloso non era poi così efficace; non li avevano eccependo che la variante della variante della variante andava stemperandosi come un raffreddore, al massimo una influenza comune, come stabilito dapprima dalla comunità scientifica americana, poi dal resto del mondo, tranne noi; non li avevano se temevano i famigerati effetti collaterali, sempre negati, minimizzati, insabbiati, fino a che una fra le multinazionali responsabile del preparato non ha annunciato una sorta di sperimentazione retrospettiva, volendo valutare le reazioni sull’organismo degli immunizzati, si fa per dire, negli ultimi due anni. E dove la farà? All’ospedale san Martino di Genova, feudo di uno di questi virologi da reality, la cui esistenza era ignota fino a due anni fa, e dei quali oggi si apprende tutta la mediocrità professionale e umana. Quel Pregliasco, che si vanta di negare i trattamenti ai novax nel suo ospedale! Gli hanno mandato gli ispettori, la magistratura lo ha convocato per fargli la ramanzina, come a uno scolaro un po’ discolo: lui pensa di cavarsela così, forse ritiene di essere protetto da qualcuno, “nel mio ospedale faccio come voglio”, pare abbia commentato con uno dei suoi soliti risolini isterici. Di quelli che poi, un giorno, si pagano cari davanti al tribunale della Storia.
E i padri di famiglia perdono il lavoro, e gli insegnanti perdono la cattedra, e gli operai perdono la fabbrica, e tutti perdono il sonno, il senno, la coscienza di sé. Per cosa? Per consentire al regime a questo punto inqualificabile di tenere, di organizzarsi, di muovere le sue pedine. E di proteggersi in previsione del futuro che viene, inesorabile. Ma chi ancora esalta l’ex capo dello Stato, sperando di sostituirlo con quello attuale del governo, è complice di una degenerazione quale non si ricordava da 84 anni, e che dureremo fatica a superare. Una maledetta, tragica, estenuante fatica. Le leggi razziali in salsa vaccinale resteranno nella nostra memoria come un mistero che, ancora una volta, siamo stati capaci di accettare, di subire, di assecondare. Un mistero vergognoso di cui porteremo l’eredità.

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