La scelta è chiara. Ci sono persone favorevoli e contrarie ma la cosa certa è che con l’obbligo vaccinale per gli over 50 l’Italia sta puntando tutto sul vaccino. Con il decreto legge licenziato dall’ultimo Consiglio dei ministri, il governo Draghi ha deciso di spingere il più possibile sulla campagna vaccinale ritenendola la strada più efficace nella lotta al virus. Una scelta politica chiara che va nella direzione opposta rispetto alle restrizioni (per ora). Se da una parte è stato imposto l’obbligo vaccinale per la fetta più a rischio della popolazione, dall’altra è stato evitato l’utilizzo del super green pass per accedere alle principali attività commerciali.
Una decisione che fa capire anche quali siano le indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Di fatto chi guida il Paese ritiene che, allo stato attuale, non sia necessario provare a bloccare la diffusione della variante Omicron ma serva combatterla con la terza dose di vaccino. La stessa indicazione della mancanza di quarantena per chi ha già ricevuto la terza dose ne è un altro sintomo inequivocabile. A supportare questa linea c’è l’osservazione dell’andamento dei ricoveri in terapia intensiva, secondo diversi esperti il primo indicatore da tenere in considerazione.
I dati in questo senso sono chiari. A oggi, 6 gennaio, sono 1428 le persone ricoverate in terapia intensiva che non sono vaccinate a fronte delle 500 vaccinate. In pratica due ricoverati su tre sono no-vax. Tra i 500 vaccinati poi bisogna anche distinguere quelli che non hanno ancora ricevuto la seconda o la terza dose. Lo stesso aumento dei contagi delle ultime settimane corrisponde con il calo della copertura dei vaccini di cui, la maggior parte, è stata fatta intorno a sei mesi fa.
Ignorati i no-vax: ecco a cosa serve l’obbligo vaccinale per gli over 50
Ignorate le perplessità di chi ritiene che il vaccino non sia abbastanza per sconfiggere il virus, giustificando la sua affermazione con il nuovo picco di contagi. D’altronde gli esperti hanno spiegato a più riprese che il vaccino non avrebbe garantito la scomparsa dei contagi ma avrebbe evitato solo l’insorgere di sintomi gravi della malattia. Per ottenere poi il rallentamento della diffusione del virus sarà necessario aumentare il numero delle persone vaccinate nello stesso arco di tempo. Non basta, infatti, vaccinare ma è necessario arrivare alla percentuale più alta possibile in un periodo di tempo minore possibile. In pratica nelle stesse settimane la quasi totalità della popolazione deve avere la necessaria quantità di anticorpi altrimenti si corre il rischio di continue nuove ondate.
Un’alta percentuale di vaccinati, oltre l’80%, con anticorpi “freschi” nello stesso periodo dell’anno potranno far “sbandare” il virus che avrà più difficoltà a replicarsi e a mutare. Tutto questo resta comunque inutile, ai fini della sconfitta della pandemia, se i governi occidentali non si faranno carico della vaccinazione dei Paesi più poveri. Lì il virus continuerà a mutare e a fare vittime senza vaccino e noi “ricchi” saremo comunque costretti a vaccinazioni continue utili solo a a tenere a bada i sintomi della malattia senza sconfiggerne la diffusione. Una sfida che durerà anni ancora e chi dice il contrario probabilmente può essere ritenuto in malafede.