Il Paese dove le regole si rispettano, a patto che facciano comodo, e possibilmente a discapito dell’altro, si distingue per la sua irreprensibilità bipolare. Disposto ad ingoiare qualsiasi meccanismo astruso in forma di lasciapassare dal funzionamento psichiatrico, pronto a subire allucinanti divieti di parrucchiere o di respirare, ma se tutti i sindaci di tutte le città emanano un’ordinanza per vietare i botti a san Silvestro, il Paese dalle Alpi a Capo Passero se ne fotte e scatena l’odore del Napalm a mezzanotte. Risultato: 400 animali morti e una incalcolabile infinità dispersi, fuggiti chissà dove in preda al terrore. Questo certificano le associazioni animaliste, nel deserto più sconfortante: neanche una parola, un fiato da nessuno, men che meno dai politici col cucciolo in braccio in periodo elettorale.
Ma l’agonia di un cane, un gatto o qualsiasi altro animale sotto la pioggia di razzi e di petardi è qualcosa che non si può raccontare, anche se ci provo: siamo davanti alla televisione, a subire per l’ennesimo anno (che verrà) Orietta Berti con la barca che va e il fidanzato di Cantù, Edoardo Vianello con le pinne il fucile e gli occhiali e perfino Donatella Rettore, che è l’unica ad avere azzeccato lo spirito del 2022: dammi una lametta che mi taglio le balle. Quando una esplosione scuote la casa: i tre gatti corrono a rintanarsi sotto il letto ma senza troppa ambascia, ci sono abituati; la cagnolina invece sgrana gli occhi, si irrigidisce e comincia a tremare. E ad ogni colpo trema più forte, sembra che le si debba squarciare il petto da un momento all’altro e nemmeno abbracciarla forte, tenendola stretta, la calma. Il suo sguardo disperato vale mille urla, quel suo tremore non c’è modo di arginarlo.
Ancora due, tre ore dopo, finita la guerra di strada, non si fida, resta terrorizzata. Una tortura assurda, un’agonia infame e almeno la nostra aveva noi, ma i cani e i gatti di strada, al freddo, che destino hanno se non quello di correre finché gli scoppia il cuore? Tutto perché i soliti imbecilli da cortile debbono giocare al Vietnam rinnovando un rituale barbaro che si fa beffe di qualsiasi norma, di qualunque divieto. Le “severissime norme” che proibivano i botti sono rimaste lettera morta, irrise, la legge si invoca se l’Australia sequestra un tennista miliardario perché non ha il greenpass, così chi ce l’ha si consola. Così Myrta Merlino e Selvaggia Lucarelli possono esultare con Cartabellotta, quello che dà i numeri graditi al regime.
Eccolo qua il Paese legale: 400 animali morti, migliaia che non torneranno mai alle loro case, lasciando un piccolo immenso vuoto (quanti anziani soli, quante persone costrette all’infermità o alla depressione restano senza l’ultimo e più grande amico?). Oscena, inutile strage che nessuno sconterà: i sindaci, paghi di avere sparato la loro patetica ordinanza, la chiudono lì, le guardie municipali hanno altro da fare, poi come si fa ad accusare qualcuno di aver provocato la morte di un animale per aver giocato alla guerra? Nel Paese delle trecentomila leggi, una più incomprensibile dell’altra, quasi tutte confliggenti fra loro, una legge per questo non esiste e se c’è nessun giudice si darà la pena di applicarla. E nessun politico si straccerà le vesti per questo. Hanno altro da fare, hanno da spremere leggi sempre più dittatoriali per decidere in santa pace chi mandare al posto di Mattarella e in cambio di cosa. Ecco, Mattarella, sempre così garrulo, non ha sentito il dovere di stigmatizzare una usanza indegna di una nazione evoluta. Ma di che ci stupiamo ancora?
Il Paese civile, dove se porti una mascherina storta ti fulminano, “signore, sono le regole”, e la rompicoglioni sul treno chiama il controllore per farti multare, non si scompone per una usanza presociale: come sempre, il rispetto legale è interpretato in modo personalissimo, non “la mia libertà finisce dove comincia la tua” ma il contrario. La mattina di Capodanno, lunghe file nei prontosoccorso. Per i tamponi? No, per i mutilati di guerra in tempo di pace: chi ha perso un occhio, chi una mano, chi le dita. Si può essere più coglioni? Ma non tutto il male viene per nuocere, di solito queste vittime di loro stessi, della loro idiozia, escono dall’ospedale e si precipitano all’Inps a chiedere il reddito di cittadinanza: sono invalidi, non conta il motivo, gli spetta, sono vittime, ci deve pensare lo stato. Cioè le tasse. Cioè noi. Cioè andate a fanculo. Tra i coglioni patentati, un rapper – ma che diavolo sono più questi rapper? – che prima si è filmato mentre sparacchiava dal balcone, incitando i fan – perché ha pure i fan, questo scemo; poi, scatenatasi la gogna sui social, s’è messo a frignare, con tanto di “mamma coraggio” a supporto, “non hanno capito il mio messaggio”. Invece il messaggio era chiarissimo e ad uso dei farabutti: fate come a Gomorra. Ma quei poveri animali morti per l’oscena festa dei subumani, che ne sanno delle serie televisive che esaltano i camorristi e chi li imita?