Adele Insardà, giovane analista cinematografica già vincitrice del concorso indetto dalla 57 Edizione del Festival Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro per il suo video essay “Stairs”, in questi giorni presenta la sua nuova creazione dal titolo “Objectification of the Female body in Italian Ghotic Horror Film” ovvero “L’oggettificazione del corpo femminile nei film gotici italiani“.
“L’idea del video è nata dall’unione di più temi che mi interessava approfondire – spiega Adele – la Feminist Film Theory (la teoria e critica cinematografica femminista), la caccia alle streghe storicamente documentata e il cinema horror gotico italiano.Ho notato che ancora nessuno aveva analizzato la figura della strega nel cinema italiano e così ho deciso di farlo attraverso un video-saggio”.
Adele, proprio in questi giorni ha conseguito anche un altro traguardo personale: la laurea triennale in beni culturali e spettacolo all’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su “L’ingorgo” di Luigi Comencini: una fotografia spietata della società italiana tra censura e ostracismo della critica.
Anche per questo nuovo video essay la Insardà ha lavorato al montaggio del video attraverso la ricerca di frame che raccontassero in modo intrigante la seduzione delle protagoniste che forse proprio per questo non vengono risparmiate dalla cultura dominante maschile che le vede relegate nell’alveo dei poteri oscuri o inspiegabili al comune senso del pudore.
“Partendo da un argomento vastissimo, ovvero su come viene narrata la sessualità femminile nel cinema e per evitare un’analisi superficiale – racconta Insardà – ho ristretto il campo di osservazione a soli quattro film gotici italiani degli anni Sessanta (La maschera del demonio e Operazione paura di Mario Bava, I lunghi capelli della L’oggettificazione del corpo femminile nei film gotici italiani“morte di Antonio Margheriti e La strega in amore di Damiano Damiani)”.
E qui sta la chiave del video di Adele Insardà. “Questi film hanno rafforzato l’idea del corpo della donna come un oggetto di desiderio e di odio e dunque le streghe – continua – non erano conformi alla rappresentazione della donna angelo ma erano sessualmente libere e affascinanti. Il loro modo di essere diametralmente opposto ai canoni del Quattrocento scatenò infatti una reazione violenta negli uomini, che iniziarono appunto la caccia alle streghe. E dunque nel cinema gotico la strega è una donna seducente, che invoglia a peccare e per questo motivo deve morire sul rogo”.
Lo sguardo di questi registi corrisponde al male gaze teorizzato da Laura Mulvey in Visual Pleasure and Narrative Cinema (1975), di uno sguardo maschile che riduce la donna a un oggetto, un mero corpo che soddisfi il desiderio dello spettatore.
E alla domanda: “Dal suo osservatorio di giovane analista se e come è cambiata attualmente la percezione del corpo femminile nel cinema?”, Adele risponde: “Non ho ancora un bagaglio di conoscenze idoneo per dare una risposta. Sicuramente la questione comincia a essere maggiormente dibattuta. È stato anche coniato il termine “Female gaze”: a differenza dello sguardo maschile che riduce la donna a un oggetto, lo sguardo femminile si concentra sulle emozioni della donna, che diventa il soggetto dell’azione e non riduce l’uomo a un oggetto. Un esempio in questo senso è la serie inglese “Fleabag”, scritta da Phoebe Waller-Bridge, che interpreta anche la protagonista”.
E poi conclude: “Penso che il problema principale per cui ancora oggi i film sono dominati dal malegazesia dovuto al fatto che il maschilismo è radicato nella nostra cultura e le autrici, purtroppo, sono una minoranza”.
Per l’anno nuovo ormai alle porte, Adele con l’entusiasmo che la contraddistingue sta lavorando per lanciare il video – che potrete vedere in anteprima su queste pagine – in tutti i concorsi che prevedono questa categoria di video.
Tantissimi auguri Adele!