Il finale de La Casa di Carta è maturato in un clima tutt’altro che sereno: quello che è risultato un epilogo brillante e felice, apprezzato dalla maggior parte degli spettatori per aver recuperato lo spirito originario della serie, è stato scritto solo all’ultimo minuto in sostituzione di un’altra ipotesi che, a detta degli stessi sceneggiatori e produttori, avrebbe deluso tutti.
Il finale de La Casa di Carta è arrivato dopo un periodo di grosso stallo creativo per Alex Pina, Esther Martínez Lobato e la squadra di Vancouver Media, al punto da essere scritto poco prima di essere girato, in zona Cesarini. Come hanno raccontato i creatori nel nuovo episodio del documentario dal backstage Da Tokyo a Berlino, arrivato il 3 dicembre su Netflix insieme agli ultimi 5 episodi, l’epilogo dello show rischiava di essere un fiasco annunciato.
Attenzione Spoiler!
La prima ipotesi per il finale de La Casa di Carta era, a detta dello stesso Pina, una soluzione poco convincente, al punto che la sceneggiatura non è stata consegnata a Netflix fino all’ultimo momento utile. In sostanza, gli autori non avevano un finale, o meglio, ne avevano abbozzato uno che non piaceva nemmeno a loro. La trovata che ha permesso di sbloccare l’impasse è arrivata ripensando ad una delle trame dei flashback dedicati a Berlino e in particolare alla rapina dei cimeli vichinghi realizzata a Copenaghen, sostituendo il tesoro con dei falsi. Da qui l’idea di sostituire l’oro della Banca di Spagna con lingotti di ottone e fuggire con la riserva nazionale, escamotage che ha permesso di trovare la chiave per un lieto fine che salvasse la banda e si traducesse in un epilogo positivo.
Abbiamo passato molte notti insonni. È stato terribile perché non avevamo fine o ne avveamo uno deludente. Dovevamo girare, ci è stato chiesto di consegnare il copione ma non c’era una fine. E a un certo punto abbiamo capito che la chiave era l’oro vichingo. E da lì, tutto è andato a posto.
Prima di quell’illuminazione che ha risolto il finale de La Casa di Carta, però, la trama girava a vuoto, senza sapere dove andare a parare. Anche Javier Gómez Santander, co-sceneggiatore e co-produttore, ha confermato che il team creativo ha vissuto attimi di panico prima di risolvere questo cubo di Rubik mettendo tutte le tessere al loro posto.
Ci è stato detto: ‘Non sapete come andrà a finire?’ E noi abbiamo risposto: ‘ Sì, certo! Lo sappiamo, abbiamo appena dato gli ultimi ritocchi’ ma in realtà non lo sapevamo. Poi abbiamo avuto l’idea dell’ottone dorato. Ed è stato un gran sollievo perché finalmente avevamo una conclusione.
Il finale de La Casa di Carta, per quanto forzato in molti aspetti come d’altronde l’intera serie, è stato accolto come il migliore possibile per una trama che si era spinta talmente in là da non lasciare sperare in una conclusione coerente e soddisfacente (qui la nostra recensione). Con grande sollievo per chi l’ha scritta all’ultimo minuto.