Non perdetevi CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen con la regia di Filippo Dini in scena al Teatro Mercadante, in replica fino a domenica 14 novembre. Lo spettacolo arriva a Napoli dopo grande il successo di pubblico e di critica ricevuto al debutto dello scorso 4 ottobre al Teatro Carignano di Torino.
Due ore e 40 minuti di recitazione che trasportano in una storia conosciuta ma che la regia di Filippo Dini insieme al cast di attori e attrici portano in scena al massimo della coralità interpretativa per una rilettura inedita del capolavoro ibseniano.
Assai contemporaneo è il personaggio di Nora interpretato da una vulcanica e talentuosa DenizÖzdoğan, e ci piace questa chiave così dirompente del ruolo di questa donna che si prende in mano la sua vita tra passaggi reciproci di diffidenza che si rivelano perno centrale ed oscuro della coppia.
Accanto a Nora il protagonista, appunto Filippo Dini, anche come interprete principale nei panni del marito Torvald Helmer. Arricchiscono e completano il cast Orietta Notari (AnneMarie, bambinaia e cameriera presso gli Helmer), Andrea Di Casa (il procuratore legale NilsKrogstad), EvaCambiale (la signora Linde) e Fulvio Pepe (il dottor Rank).
Una dinamica familiare a tratti nevrotica e contraddittoria che sembra scorrere però senza contraccolpi fino a quando non riemerge quel segreto che Nora avrebbe saputo gestire fino alla fine ma che improvvisamente viene fatto esplodere dal procuratore legale Nils Krogstad che Helmer licenzia, appena viene nominato nuovo direttore della banca.
Filippo Dini, che da quest’anno è regista residente al TST fino al 2024, imprime alla sua regia una caratterizzazione molto netta in cui i due personaggi della vicenda familiare vivono uno scontro molto forte su una questione non detta che non li fa indulgere però sulle rispettive colpe, non tentano una mediazione anzi il detonatore della miccia che sta per un momento esplodendo – fino a negare a Nora l’educazione dei figli – viene smorzato immediatamente quando il marito Torvald, si rende contoche il segretodella moglie è stato risolto. Allora si può proseguire nell’ipocrisia familiare come se nulla fosse successo perché il ruolo pubblico di Torvald non sarà assolutamente toccato e dunque la coppia può andare avanti.
Lei, Nora, è energica, vitale, snodata, bella in quella scatenata “pizzica” che appare più come una tarantolata che però nasconde un senso di disperazione che approda verso una scelta di presa di coscienza e di rottura dello schema ipocrita di una coppia borghese che non regge più.
L’opera scritta da Ibsen nel 1879 durante un soggiorno ad Amalfi, suscitò grande indignazione al suo debutto al Teatro Reale di Copenaghen. “La figura di Nora, incompresa sposa-bambina disposta a lasciare marito e figli per conquistare la propria indipendenza – scrive il regista – non riscosse molta comprensione presso il pubblico borghese dell’epoca, per il quale i vincoli del matrimonio erano sacri. Lo stesso Ibsen prese le distanze da quanti la applaudirono come un’antesignana dell’emancipazione femminile”.
«Non credo nell’interpretazione, molto frequente in passato – scrive Dini nelle note di regia– di una Norache si libera da un marito pedante e ottuso, ma credo piuttosto in una interpretazione più contemporanea di un legame che si dissolve a causa di una reciproca diffidenza, nata dall’incomprensione mai risolta tra uomo e donna. La cronaca ci ha abituato alle efferatezze e alle violenze generate da questa incomprensione; i “mostri” di tali episodi sono sempre accolti e talvolta molto amati dalle proprie vittime. Fino a quando continueremo a chiamarli mostri e fino a quando continueremo a parlare di masochismo riferendoci alle vittime, temo continueremo a leggere terribili notizie della brutalità maschile sulla donna. Ibsen, con straordinario anticipo sulla storia, ci metteva in guardia in merito a ciò che sarebbe potuto scaturire da quella mancanza di reciproca comprensione: quel vuoto fra i due sessi, quella differenza di coscienze ha generato l’epoca contemporanea e ha provocato una guerra fredda disperata, caotica e spesso fatta di ottusità, rancori, passività, prepotenza e fragilità che non sappiamo più definire. Oggi sappiamo che le regole di ieri erano sbagliate, siamo chiamati a fare chiarezza, a riconoscere le nostre personali specifiche miserie».
La Nora di Ibsen nasconde un segreto, che se scoperto e interpretato dalla logica maschile, rappresenterebbe una colpa, appunto non a caso all’inizio la rappresentazione apre sul peccato di Adamo. Rimanda a quel dualismo cruciale fra uomo e donna, ancora oggi attualissimo e in gran parte tutto da risolvere. «Il mistero che avvolge la donna, da sempre, nella letteratura, come nella pittura e in definitiva in tutte le arti, è perennemente legato al giudizio dell’uomo su di lei – scrive Filippo Dini nelle sue note di regia –. La definizione del suo mistero non lo si può scindere da colui che lo ha inventato e quindi dichiarato e demonizzato, ovvero l’uomo».
Coprodotto dal Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e dal Teatro Stabile di Bolzano, con il sostegno della Fondazione CRT, Casa di bambolasi avvale delle scene di Laura Benzi, delle luci di Pasquale Mari, dei costumi di Sandra Cardini e delle musiche di Arturo Annecchino. Collaborazione coreografica Ambra Senatore. Aiuto regia Carlo Orlando.