Non perdete assolutamente l’attore Massimo Popolizio in Furore dal romanzo di John Steinbeck, nell’adattamento di Emanuele Trevi, premio Strega 2021, in scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 9 e fino al 14 novembre.
L’ideazione e voce sono di Popolizio, le musiche sono eseguite dal vivo da Giovanni Lo Cascio, il suono di Alessandro Saviozzi, le luci di Carlo Pediani, assistente alla regia è Giacomo Bisordi, creazioni video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno. La produzioneCompagnia Umberto Orsini – Teatro di Roma – Teatro Nazionale.
“Nell’estate del 1936, il San Francisco News chiese a John Steinbeck di indagare sulle condizioni di vita dei braccianti sospinti in California dalle regioni centrali degli Stati Uniti, soprattutto dall’Oklahoma e dall’Arkansas, a causa delle terribili tempeste di sabbia e dalla conseguente siccità che avevano reso sterili quelle terre coltivate a cotone. Il risultato di quell’indagine fu una serie di articoli da cui l’autore americano generò, tre anni dopo, nel 1939, il romanzo Furore”.
Sarete letteralmente incantati e catturati dalle parole, esaltate dalla potente forza interpretativa di Massimo Popolizio che sceglie di affrontare “Furore” di Steinbeck, dopo “Ragazzi di Vita” e “Un Nemico del Popolo”. L’attore si immerge fino in fondo in questo testo drammaturgico scandito dalle note musicali e dai colpi di batteria, ma non solo, di Giovanni Lo Cascio.
Un monologo-manifesto-reportage dello Steinbeck scrittore e cronista – premiato nel 1940 col Premio Pulitzer e con l’American Booksellers Book of the Year Award- sulla grande depressione americana del 1929 e sulla conseguente condizione economica, sociale ed umana dei lavoratori agricoli e dei cittadini americani.
Una fusione così ben amalgamata tra immagine, musica e parola, tra realismo e cronaca, tra passato e presente, di cui il protagonista e narratore impeccabile è lui, Massimo Popolizio, con le sue sferzanti tonalità di voce alle prese con carte e giornali, e con altri personaggi a cui dà voce e sostanza. «E forse non c’è un attore, nel panorama teatrale italiano, più in grado di Popolizio di prestare a questA potentissimA – scrive Emanuele Trevi–indimenticabile «story-teller» un corpo e una voce adeguati alla grandezza letteraria del modello. Leggendo “Furore”, impariamo ben presto a conoscerlo, questo personaggio senza nome che muove i fili della storia. Nulla gli è estraneo: conosce il cuore umano e la disperazione dei derelitti come fosse uno di loro – continua Trevi– ma a differenza di loro conosce anche le cause del loro destino, le dinamiche ineluttabili dell’ingiustizia sociale, le relazioni che legano le storie dei singoli al paesaggio naturale, agli sconvolgimenti tecnologici, alle incertezze del clima Tutto, nel suo lungo racconto, sembra prendere vita con i contorni più esatti e la forza d’urto di una verità pronunciata con esattezza e compassione».
Quello a cui assisterete “è il racconto di come John Steinbeck trasformò quella decisiva esperienza giornalistica, umana e politica in grande letteratura”.
Con la sua carica scenica rappresenta in modo esemplare la partitura evocatrice di una condizione umana e sociale più che mai contemporanea e di grande attualità, ripercorrendo le sofferenze e la deprivazione umana in nome della proprietà. Il testo suddiviso in capitoli, tra cui alcuni davvero emblematici, riguardano “l’odio, gli emigranti, la polvere, la terra, il trattore”. Temi e argomenti che richiamano fortemente le storie dei popoli, di uomini, donne e bambini dai capelli biondi “come il mais”, di contadini che trasmigrano da un paese all’altro, stipati, accovacciati nella polvere sollevata dal trattore mentre grassi proprietari terrieri difendono i loro averi.
Pubblicato il 14 aprile del 1939 a New York, è considerato il capolavoro dello scrittore statunitense, premio Nobel per la letteratura nel 1962.
“Furore” è un progetto che sta dalla parte dell’umanità che soffre e che, nella tragedia, mostra quella solidarietà speciale verso chi è più debole”.
È uno spettacolo imperdibile per chi non l’avesse ancora visto perché “Furore” è «Un’opera sonora che porta sul palco la nostra dolorosa e urgente attualità».