Di Wonderwall degli Oasis ci ricorderemo per sempre come uno dei momenti più alti del brit-pop degli anni ’90. Quei due sbarbi di Liam e Noel Gallagher sono probabilmente al massimo della loro ispirazione, un “massimo” che fa rima con Fab Four. Sì, perché in Italia non si fa altro che parlare della band di Manchester come una versione 2.0 dei Beatles. I critici di quegli anni ci vedono bene, del resto: Wonderwall degli Oasis è un omaggio a Wonderwall Music di George Harrison, primo album da solista del chitarrista di Liverpool pubblicato nel 1968, quando ancora la sua band non ha rotto le righe.
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- Oasis
A Noel dobbiamo quegli accordi liberi e audaci, che qualunque chitarrista alle prime armi ha replicato almeno una volta tra una strimpellata e l’altra sulla chitarra acustica. Per riprodurre l’intro è sufficiente spostare due dita, o forse uno solo, e la magia di quel giro armonico è fatta. Inizialmente Wonderwall doveva chiamarsi Wishing Stone, ma la folgorazione arriva da Noel: nella sua stanza ha un poster di Wonderwall Music di Harrison e gli viene in mente la frase del ritornello: “You’re my wonderwall, ca**o!”.
Si possono fare canzoni d’amore che non suonino proprio come canzoni d’amore? Sì, e Wonderwall degli Oasis è uno degli esempi più autorevoli. Radiofonica come una hit, ma viscerale come un brano rock. Di rock possiamo parlare, del resto, anche quando non ci sono le chitarre distorte e disturbate (e qui citiamo Giorgio Canali, se lo merita), perché Ghigo Renzulli ci insegna che c’è rock laddove c’è tensione, anche di fronte a una melodia dolcissima.
Wonderwall degli Oasis esce il 30 ottobre 1995, e celebra le nozze tra la ballata in pieno stile anni ’90 e la tensione che è tipica del rock, con un violoncello prezioso e liriche disperate e gentili. E per questa ballata, oggi, agli Oasis dobbiamo dire “grazie”.