Che si dice, lo sapevamo? Flop di Salmo era stato annunciato come il disco peggiore, ma era nell’aria che avremmo trovato qualcosa di veramente valido. Probabilmente Maurizio Pisciottu è una garanzia del rap, perché è quasi umanamente impossibile un-likare una sua opera, anche quando non sei avvezzo alle barre e all’hip hop. Con questo disco Salmo si prende nuovamente la scena, dà una lezione ai suoi contemporanei e dice tante cose.
- Salmo
- Flop
Il background hardcore di Salmo è lì come un reflusso, e lui lo vomita fuori in tutte le sue sfumature. Lo fa con il riff cucito sotto la base di Antipatico, l’opening track – che è sempre una scelta difficile – che apre le danze e il pogo. Pogo, sì, perché Criminale è una roba new-wave dei Cure più positivisti e dei Prozac+ meno pop (e c’è dell’omonimia, capitelo), Fuori Di Testa è rock e groove, A Dio ci insegna che Personal Jesus dei Depeche Mode è ancora nel nostro stomaco, Flop! è un esempio di saturazione e riff da maestro. E via, e via, e via.
Flop di Salmo continua sulla linea di Playlist (2018), e ne riprende la profondità d’animo in tracce come Marla (e quanto è bello il piano rhodes, quanto?) e L’Angelo Caduto che ospita la voce di Shari, nella parte del lamento. I featuring eccellenti ovviamente non mancano: c’è Marracash ne La Chiave, troviamo Guè Pequeno in YHWH, sporchissima con quel basso moog che porta a piacevoli erezioni pilifere; c’è anche Noyz Narcos in Ghigliottina, che non ha nulla da invidiare a tutta la scuola hip hop degli ultimi 30 anni.
Flop di Salmo è tutto, e mai troppo: un disco che oggi ci serve per fare il punto del rap italiano, dove le barre e i beat sono talmente nervosi da farci digrignare i denti di piacere per 46 minuti, senza skippare nulla.