La domanda delle domande degli ultimi tempi è: ma gli smartphone ci ascoltano sempre, in ogni momento della nostra giornata? Magari ogni conversazioni in famiglia o in ufficio viene forse carpita per imporci della pubblicità tematica alla quale difficilmente potremo dire di no? La questione non può essere inequivocabilmente etichettata come teoria complottista di pochi: piuttosto apre alla necessità di indagare sull’utilizzo di determinati strumenti con consapevolezza, come vuole mettere in chiaro d’ora in poi anche il Garante della Privacy.
Proprio l’Autorità per la protezione dei dati personali ha ammesso di aver aperto un’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, sulla spinosa questione. Se è vero che gli smartphone ci ascoltano sempre, va anche chiarito perché questo accade, magari solo in specifiche occasioni in cui siamo noi stessi a fornire il consenso necessario.
L’indagine nasce, secondo quanto dichiarato, da alcune segnalazioni riportate in un servizio televisivo non meglio specificato. Nel contenuto giornalistico molti cittadini hanno lamentato di ritrovare sul loro smartphone pubblicità e annunci fin troppo in linea con discorsi condotti con amici e parenti precedentemente. Per la serie, se a cena si è parlato del nuovo frigorifero da acquistare, all’indomani più promozioni mirate hanno fatto capolino sul display. Di qui la domanda: è davvero possibile che il telefono, attraverso il microfono, abbia carpito la necessità di acquisto e poi proposto quanto di più in linea con l’esigenza?
Non serve di certo un’indagine del Garante per sottolineare come diverse app, anche abbastanza diffuse, chiedono il consenso all’utilizzo del microfono durante il loro utilizzo. L’autorizzazione potrebbe portare dunque alla registrazione di dati, ma non senza il nostro via libera. L’Autorità dovrà piuttosto capire se la scelta del cittadino che fornisce il suo consenso è sempre consapevole e siano ben chiare le conseguenze di ogni azione effettuata.
Non sappiamo a cosa porterà l’indagine del Garante ma è una cosa è certa. Prima di chiederci se gli smartphone ci ascoltano sempre, dovremmo capire di come le pubblicità mirate sul nostro smartphone sono molto spesso il frutto di altri comportamenti online, come ad esempio le nostre ricerche sui motori, le autorizzazioni per i cookie fornite su qualsivoglia sito e le molteplici iscrizioni a servizi. Prima di imputare al nostro telefono colpe che non ha come quelle di orecchie virtuali troppo indiscrete, varrebbe la pena ragionare anche su altro.