Il Napoli capolista in Serie A è decisamente made in Africa. La spina dorsale del magnifico Napoli di Spalletti, che comanda la Serie A a punteggio pieno dopo sei giornate di campionato, proviene dal continente nero. Il Comandante Koulibaly, il frangiflutti centrale Anguissa ed il bomber Oshimen sono tre punti di forza della formazione azzurra.
Il Napoli ha conquistato con pieno merito il primato solitario diventando grazie a questi tre magnifici atleti africani una macchina da vittorie micidiale che ha finora annichilito tutti gli avversari. Una cavalcata vincente che al momento non appare insidiabile da nessuna delle rivali che stanno evidenziando qualche problema a tenere il passo. E non parlo soltanto della Juventus che accusa un incredibile ritardo di dieci punti dal Napoli, ma anche delle due formazioni di Roma e Milano che pur avendo un rendimento importante sono incespicate in qualche passo falso.
Su questo Napoli sontuoso e dominante incombe un grave pericolo: il mal d’Africa. Questa patologia nella sua forma tradizionale si manifesta con una nostalgia del continente africano, una malinconia per paesaggi primordiali ed atmosfere che riportano agli albori dell’umanità. Il mal d’Africa del Napoli è ben diverso: è la Coppa d’Africa che toglierà al Napoli i suoi tre assi tra Gennaio e parte del mese di Febbraio.
Nel calcio moderno c’è ancora questa anomalia retaggio di un passato nel quale gli atleti africani erano marginali rispetto alla scena internazionale. Oggi gli africani sono protagonisti in tantissimi club di vertice dei principali campionati europei, ma l’anomala collocazione in calendario della Coppa d’Africa li sottrae ai club che li pagano in un momento culminante della stagione. Il Napoli, qualora i tre atleti africani fossero convocati com’è altamente probabile, si ritroverebbe senza di loro in partite determinanti come , solo per fare un esempio, quella contro la Juventus.
Il campionato di Serie A rischia di esser falsato ed anche lo spettacolo agonistico penalizzato. Il problema non è di facile soluzione. I calciatori sono obbligati a rispondere presente alla chiamata della Nazionale ed hanno anche interesse ed orgoglio a vestire i colori del proprio paese. La Federazione Africana non ha ancora voluto allinearsi agli altri tornei continentali per nazionali che si svolgono tra giugno e luglio adducendo difficoltà climatiche. I club non hanno mai seriamente cominciato a lottare contro questa situazione.
Iniziative individuali esporrebbero De Laurentiis ed il Napoli a rischio di pesanti sanzioni. Ma se tutti i club europei, con tesserati africani, facessero fronte comune le possibilità di cambiare la situazione sarebbero maggiori. Non tanto per questo stagione in quanto i calendari sono già definiti ed ulteriormente complicati dai mondiali invernali di Doha, ma per il futuro. E’ necessario rivedere il calendario della nazionali per impedire interruzioni dei campionati nazionali e concentrare le gare in due soli momenti della stagione in tutti i continenti. Sarebbe il modo migliore per tutelare la regolarità dei tornei, la qualità dello spettacolo e la salute stessa degli atleti.
La Coppa d’Africa è un problema che, in un periodo clou del campionato, andrebbe ad intaccare marcatamente due squadre: il Napoli e il Milan! Questi 2 club infatti sono quelli che hanno più giocatori africani nel loro organico e, nel caso del Napoli, quelli fondamentali nel proprio reparto. Ipotizzare un Napoli senza Koulibaly a difesa, Anguissa che attualmente è IL centrocampo e Osimhen in attacco renderebbe depresso anche il più ottimista. La Coppa d’Africa non è semplicemente un torneo che porta via dal’Italia i calciatori per un determinato periodo, ma è un tour de force che costringe gli atleti a molti viaggi in aereo e a tante partite che lasciano gli strascichi della stanchezza anche una volta finito. I legali della società azzurra sono all’opera per cercare una soluzione. Noi possiamo solo auspicare che la si trovi!
Perché non spostiamo noi i campionati o li interrompiamo per poi riprenderli dopo la Coppa d’Africa? Mi sembra una proposta senza capo né coda e anche, in qualche modo, ventata di razzismo, come se fossero più importanti i nostri campionati che un evento internazionale.