J-Ax a Porta A Porta è ritornato sulla sua terribile esperienza con il Covid-19 che ha costretto in casa anche sua moglie per gli effetti della malattia. Dopo la guarigione Alessandro Aleotti è ritornato sui social per testimoniare quell’avventura, ma soprattutto per convincere i suoi followers a ricevere il vaccino. Per questo motivo il rapper è stato attaccato duramente dai no-vax, che sono arrivati anche a minacciarlo di morte. J-Ax, in ultima battuta, li ha definiti “terroristi anti-italiani”.
Bruno Vespa lo ha accolto negli studi Rai ieri sera, martedì 21 settembre, per parlare di Covid-19, vaccini e prevenzione. In collegamento c’era anche il virologo Matteo Bassetti che ha reso pubblica la testimonianza di un ex negazionista e antivaccinista che ha rivisto le sue convinzioni dopo essere finito in terapia intensiva.
J-Ax a Porta A Porta si commuove ma trova spazio anche per l’ironia, ricordando che i suoi detrattori lo hanno ribattezzato “J-Vax”. Soprattutto, Aleotti fa chiarezza su quell’affermazione sulla preghiera rilasciata nella storica intervista al Corriere Della Sera. Il rapper, infatti, aveva detto che con il Covid aveva trovato conforto anche nella preghiera e per questo era stato spesso oggetto di ironia sui social.
“Non sono Paolo Brosio, non ho appuntamento con la Madonna ogni pomeriggio alle 5″, specifica J-Ax a Porta A Porta. Ecco la sua spiegazione:
“Qualsiasi uomo, anche il più ateo, messo con le spalle al muro e con la paura di morire davanti… perché io andavo a letto la sera pregando, non tanto per me, ma pregavo di non peggiorare perché ero rimasto l’unico adulto in grado di curare mio figlio che ha 4 anni. Quindi dicevo: ‘Se io domani non riesco ad alzarmi dal letto come sta succedendo a mia moglie, come fa il bambino a mangiare?'”.
J-Ax a Porta A Porta ricorda la paura di morire perché la malattia si spostava in più punti del corpo, dalla testa allo stomaco. Sua moglie, addirittura, non riusciva a mangiare e ogni volta che provava a nutrirsi il tratto gastro-intestinale rifiutava ogni apporto. Non mancano le critiche alla stampa e ai social: la pandemia ha favorito la disinformazione favorita, a sua volta, dall’algoritmo dei social che mostra agli utenti i post più vicini alle proprie convinzioni – filter bubble, in termine tecnico – senza la possibilità di sviluppare un pensiero critico.