Tempo fa sui social girava un post, spesso copia incollato senza dichiararlo, cioè fingendo che fosse farina del sacco di chi lo postava, che sosteneva, riassumendo, come nel corso dei decenni la società fosse involuta. Fatto in sé abbastanza condivisibile, intendiamoci. La faccenda si potrebbe estendere ai secoli, perché solo ai decenni? Ma tornando a quel post, in verità piuttosto sciocco, le prove a supporto di tale tesi, pescate nel mondo della musica pop, erano non solo infarcite di grossolani errori, metà dei nomi citati erano scritti in maniera errata, ma anche portatrici di un vero e proprio falso.
Il post in questione, in sostanza, diceva che negli anni Ottanta nessuno faceva caso alla sessualità di chi cantava certe hit, o alla sua forma fisica, ricordo tra le altre che veniva tirata in ballo Alison Moyet, anche lì con un errore, mentre ora stiamo tutti lì a giudicare gli artisti per come sono fatti e come si comportano.
Se l’idea è che negli anni Ottanta, nel post si mischiavano canzoni e artisti anche degli anni Settanta, ma non facciamo i pignoli, tutto fosse accettato in maniera molto easy, beh, forse sarebbe il caso di ricordare che gente come Jimmy Somerville, chiamato ovviamente Sommerville nel post, coi suoi Broski Beat scriveva e cantava canzoni come Smalltown boy proprio perché non veniva accettato in quanto gay, e che in fondo il sapere meno cose di chi ascoltavamo in radio, non c’era mica internet e tanto meno c’erano i social, aiutavano anche a mantenere un minimo di riserbo, o quantomeno ci lasciavano crogiolare in un brodo di ignoranza che, a conti fatti, impediva giudizi grossolani e violenti.
Un post inutile, il mondo è sempre stato pieno di gente che esprime giudizi non richiesti, per di più intriso di una nostalgia che a ben vedere appare ancora più pelosa. Oggi viviamo sicuramente un periodo particolarmente violento e nefasto, non sono certo io a negarlo, ma in passato succedeva che bruciassero donne libere chiamandole streghe, per dire, o impalassero omosessuali usando poi finocchi per stemperare l’odore acre del rogo che ne sarebbe seguito, di qui l’orribile utilizzo del nome della verdura per additare i suddetti omosessuali, direi che non è che il passato sia da rimpiangere in toto. Certo, gli anni Ottanta erano anche quello che il post in questione, malamente, sostiene, Madonna non è che sia venuta fuori da sotto un cavolo, per dire, ma le brutte persone son sempre esistite, e quando non c’erano i social quel che dovevano dire o fare lo dicevano e facevano di persona, cosa che forse era anche peggio.
La realtà dei fatti, però, tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, è che la musica spesso ha anticipato i tempi. Come uno studio di ricerca antropologico dove si possa in qualche modo andare a tentoni, sicuri di essere protetti, non fosse altro dall’aura di artisticità, e comunque coccolati dai fan, talmente affezionati alle opere da non star lì a fossilizzarsi sul resto, e ci mancherebbe pure altro, il mondo della musica è stata e forse tuttora è una sorta di isola felice, o isola del dottor Moreaux, fate voi, nella quale non sembrano vigere le medesime regole in corso altrove. Ricordo che quando ero piccolo, per dire, sottolineare come qualcuno fosse un artista in qualche modo lasciava campo libero a certi comportamenti bizzarri, estrosi, volendo anche illegali, il che, va detto, non era sempre visto come qualcosa da elogiare, anzi, definire qualcuno artista poteva significare anche dargli del perdigiorno, se non addirittura del delinquente. Sottolineo spesso, ancora oggi, come mia suocera, una signora che porta bene i suoi anni ma che è comunque una signora anziana, una nonna di sei nipoti, sia coetanea, suppergiù, di uno Steven Tyler, seppur il suo cantante preferito rimanga Peppino Di Capri e guardi a chi sfoggi tatuaggi e orecchini, se maschio, con lo stesso guardo di questura che io riservo ai miei coetanei che se ne vanno in giro per Milano in monopattino.
A riprova di questa capacità anticipatrice del mondo della musica, parlo di intuizioni e suggestioni, non certo di profezie o invenzioni, potrei soffermarmi con una certa competenza, frutto di esperienze personali e reiterate nel tempo, per quel che riguarda i confronti tra chi nel campo si muove per lavoro e gli altri, quelli che un tempo venivano legittimamente chiamati “tuttologi”, e che oggi invece vengono genericamente presi in considerazione come portatori di un “pensiero libero”, categoricamente da contrapporre a un dittatoriale e asservito “pensiero unico”, questo grazie al principio dell’uno che vale uno, la democrazia del web, quelle sciocchezze lì. Non credo serva fare un riassunto tipo quelli che si trovano prima del primo episodio di una nuova stagione di una qualche serie Tv, parlo di cose notissime. Scrivi una recensione, una analisi, parli di musica, e subito arriva qualcuno che, pensandola evidentemente in maniera diversa da te, invece di intavolare una discussione, sempre che chi scrive abbia poi voglia di intavolare una discussione con chi legge, scrivere è un verbo “intransitivo”, almeno filosoficamente, checché ne dica la grammatica, ma va bene così, parte in quarta, insultando e screditando quanto letto, a volte senza neanche aver in effetti letto, ma basandosi su titolo e poco altro. In maniera radicale, come a voler sgretolare una qualche menzogna imperdonabile. E soprattutto dall’alto non si sa bene di che piedistallo, l’opinione spesso anche male espressa dell’avventore di un qualsiasi bar, solo che il bar in questione è un social o la sezione commenti di un sito. Bar che prima di diventare questi due spazi era in realtà stato anticipato dai forum e dalle chat, dove almeno chi era titolare dei pezzi fatti a pezzi, non vi chiederò scusa per il gioco di parole, del tutto volontario, poteva anche non essere tirato direttamente in ballo e disturbato.
Questa modalità, nel tempo amplificata e esplosa come una sorta di Big Bang destinato a replicarsi all’infinito come il Giorno della Marmotta, è ovviamente diventato di uso comune, anche fuori dal mondo della musica. Attenzione, non sto dicendo che sia stato solo il mondo della musica il terreno di coltura di questo fenomeno, ma sicuramente uno dei laboratori dove qualcuno lo ha sintetizzato sì, le idee sono nell’aria, è noto. Oggi, quindi, venendo a noi, succede la medesima cosa per argomenti assai più seri, e se dico più seri non è tanto perché io non ritenga seria la musica, it’s my job, direbbe Bruce Springsteen, quanto perché, temo, se i commenti degli avventori del bar dello sport che si occupa di musica al massimo ti sfrangiano, tipo il cappello di Davy Crocket, altrove quel che avviene ha ingerenze assai concrete sulla nostra vita di tutti i giorni, con risultati molto più perniciosi.
Senza entrare nello specifico, non serve, siete gente sveglia, mi leggete e mi avete letto anche oggi fin qui, non avete bisogno di didascalie né di disegnini, oggi siamo al punto che chiunque è in diritto/dovere di dire la propria su argomenti che, in passato, non avremmo neanche ipotizzato di poter affrontare, incapaci di avere a riguardo una nostra idea, mancanti degli attrezzi per decifrare qualsiasi argomento, o più semplicemente consci delle nostre competenze e della nostra cultura. Da cittadini con la più bassa percentuale di laureati per numero di abitanti in Europa, anche questo è un record tutto italiano, ci permettiamo di mettere in discussione qualsiasi cosa, indicando una qualche chat di Telegram o dati tirati fuori a caso da chi nella vita si occupa di addominali o di giardinaggio come fossimo tutti ricercatori del Cern, roba che in confronto chi vuole spiegarmi cosa in effetti sia la dinamica in musica è meritevole di un diploma in composizione ad honorem al Conservatorio Verdi di Milano.
E come succede in musica, dove ovviamente chi alza la voce sembra occupare più spazio di chi, invece, dice semplicemente la sua, anche nel mondo reale una minoranza ignorante e agitata occupa spazio, viene posta al centro dell’attenzione, amplificata e quindi in qualche modo riconosciuta come parte in causa, finendo per far ergere a reale categoria di pensiero quello che tecnicamente è poco più che una scoreggia. Ora, se è vero come è vero che tanto la musica ha fatto per promulgare una qualche emancipazione, sia a livello di gioventù, a tal riguardo vi consiglio fortemente di andare a recuperare il saggio di Jon Savage L’invenzione dei giovani, sia a livello razziale e di genere, inutile star qui a sottolineare come non sia mai la musica a praticare discriminazioni, semmai chi la musica lavora e diffonde, è anche vero che poter vantare il primato di aver in qualche modo testato a beneficio dell’universo mondo questa modalità di comportamento “social” è un filo avvilente, come di chi scopre che aver scoperto la scissione dell’atomo ha in qualche modo indotto altri scienziati a ideare la bomba atomica, per intendersi.
Ora, da tempo non mi diverto più a giocare come il gatto e il topo coi fan di Tizio o Caio che vengono in massa a attaccarmi, chiamateli haters o come vi pare, il tasso di violenza verbale sui social è diventato talmente alto da avermi tolto qualsiasi voglia di esercitare su di loro quella forma ironica di bullismo che per anni è stato il mio passatempo preferito, figuriamoci se mai io possa aver voglia di infilarmi con le scarpe e tutto dentro una polemica con chi ritiene in virtù della visione di un video della Brigliadori o della lettura di uno scritto di un farmacista di provincia che si trova in un qualche blog di poter discutere di scienza come in effetti fosse il suo pane, non è il mio pane e per questo tendo a fidarmi di chi lavora nel campo e per lavorarci ha studiato, meno de Laggente, resta che l’idea che poter dire la propria su qualsiasi argomento, solo perché si ha voce, più che l’ultimo baluardo di democrazia mi sembra assolutamente la prova provata che l’inconsapevolezza della propria ignoranza, con conseguente arrogante presa di coscienza di un bel nulla, è piaga assai peggiore dell’ignoranza stessa.
Siamo in sostanza passati dal socratiano “so di non sapere” al “non so di non sapere, anzi, penso proprio di saperlo, quindi ora te lo spiego io”.
Non voglio fare il pessimista, ma a occhio non credo ci siano i presupposti per nulla di buono, anche stavolta la musica è stata male interpretata, dannazione.