Il brasiliano Beto Skubs è un nuovo sceneggiatore di Grey’s Anatomy, appena arrivato nella sala degli scrittori per dare vita alla stagione 18 che debutterà il 30 settembre su ABC. Nuova linfa per la scrittura del medical drama più longevo della tv: una scelta non casuale, visto che già nella stagione 17 la serie ha provato a dare voce al mondo dei latinos e delle varie minoranze etniche negli Stati Uniti, soprattutto in quanto più colpite dalla pandemia da Covid-19.
In quanto nuovo sceneggiatore di Grey’s Anatomy, dopo aver annunciato il suo ingresso in casa ShondaLand, Beto Skubs si è ritrovato inondato di messaggi del pubblico con le richieste più disparate per la stagione 18: riportare in vita personaggi defunti ed evitare di ucciderne altri sono le più frequenti, come ha spiegato in un’intervista al magazine Quem.
Lo sceneggiatore di Grey’s Anatomy ha assicurato di non avere intenzione di eliminare altri personaggi, ma ha anche spiegato che le dinamiche di una serie drammatica implicano il pericolo di perderne alcuni, perché altrimenti mancherebbe quell’aspetto di imprevedibilità che rende lo spettacolo così coinvolgente.
Sono un ragazzo pacifico. Non c’è nessuno sulla mia lista di omicidi. Ho ricevuto molti messaggi dai fan della serie che mi chiedevano di resuscitare alcuni personaggi, ucciderne altri o non lasciare morire nessun altro. Se non c’è pericolo nella serie, se nessuno può nascere o morire, allora non c’è niente da guardare. Non vogliamo uccidere nessuno, ma raccontare le migliori storie possibili, le più emozionanti, con più drammi e più conflitti. La cosa bella di Grey’s Anatomy , visto che tante persone muoiono, è che lo spettatore avverte un senso di pericolo.
D’altronde il nuovo sceneggiatore di Grey’s Anatomy non ha certo il potere di decidere chi resta in vita e chi muore: ogni scelta creativa è frutto del contributo di più persone, oltre che della direzione creativa impressa dalla showrunner Krista Vernoff, alla quale ormai la creatrice Shonda Rhimes ha ceduto lo scettro del comando.
Ci sono fino a 22 persone nella sala del copione, inclusi consulenti medici, assistenti e produttori. È un processo estremamente collaborativo, come uno sport di squadra. Non potrei cambiare la visione, ma contribuire a come la squadra riesce a raccontare la storia migliore e a portare una visione che è la mia, essendo brasiliano, latino, e tutta la mia visione del mondo, che è unica.
Lo sceneggiatore di Grey’s Anatomy ricorda anche come i personaggi escano di scena molto spesso per volontà degli attori, che vogliono dedicarsi ad altri progetti, oppure perché bisogna “rispettare un budget” (e sicuramente lo stipendio milionario della protagonista Ellen Pompeo non rende facile rinnovare i contratti degli altri attori).
Ci sono uscite e entrate di personaggi che non hanno necessariamente a che fare con la storia che vuoi raccontare, e dobbiamo adattarci a quello. Può succedere anche il contrario. L’attore viene assunto per un episodio o due e fa così bene che finisce per restare. È bello quando un artista apporta qualcosa all’insieme che finisce per influenzarne positivamente il corso senza che nessuno se lo aspetti.