Al giorno d’oggi, quasi tutti indossiamo uno smartwatch al polso, sia esso di bassa, media o alta gamma e di brand diversi. L’orologio intelligente si dimostra essere un ottimo personal trainer, per gli amanti dello sport e del fitness, ed un perfetto strumento in grado di monitorare 24 ore su 24 il nostro stato di salute, ma, a quanto pare oltre, ai tanti benefici da uno studio è emerso che l’utilizzo smodato di questi dispositivi potrebbe causare anche più danni in determinati pazienti. Infatti, una donna di 70 anni, pur non mostrando sintomi evidenti, si è dimostrata sempre più apprensiva per le notifiche ricevute dal suo smartwatch, che hanno fomentato tanta ansia in lei al punto tale da registrare quasi un migliaio di registrazioni ECG in un solo anno.
A commentare la vicenda della donna 70enne è stato Lindsey Rosman, assistente e professore di medicina nella divisione di cardiologia presso la School of Medicine dell’Università del North Carolina (Stati Uniti), che in un articolo ha affermato che gli smartwatch sono dispositivi in grado di generare ansia permanente in alcuni pazienti. Il dottor Rosman, insieme alla collaborazione dei suoi colleghi, ha rilevato tramite uno studio che la maggior parte dei pazienti si mostravano preoccupati ed agitati dalle letture non pericolose relative alla notifiche per la frequenza cardiaca alta dopo l’attività fisica, oppure al cospetto di una lettura non conforme o incerta dei valori registrati.
Le notifiche che i pazienti hanno ricevuto sui loro smartwatch dopo rilevazioni “sbagliate” hanno portato gli stessi ad usare il dispositivo in maniera sempre più assidua circa i diversi parametri sanitari. Lindsay Rosman ha, inoltre, studiato che c’è una possibilità che questo particolare fenomeno di ansia possa manifestarsi anche con ulteriori tipologie di dati inerenti allo stato di salute e raccolti dall’indossabile, dunque non esclusivamente sui valori della frequenza cardiaca. I pazienti, difatti, potrebbero applicarsi sulla pressione arteriosa, sulla frequenza respiratoria oppure sui dati relativi ai livelli di ossigeno nel sangue (SpO2). Ovviamente, l’insorgenza di ansia in alcuni pazienti non significa che gli smartwatch non forniscano benefici, ma, come aggiunge Rosman, è opportuno elargire esatte informazioni così che le persone possano capire ed utilizzare, in maniera efficiente, i dati rilevati dal dispositivo.