In questi giorni sto ascoltando la riedizione del cinquantennale di “All Things Must Pass”, l’esordio da autore solista di George Harrison. Un capolavoro, i cui 50 anni di vita si sentono tutti… Esistono casi in cui la forza comunicativa di un prodotto sta nell’appartenere ad un dato momento storico, non nel trascendere le categorie di spazio e tempo. Nello smisurato canzoniere di quell’album triplo si respira il clima del travagliato periodo post-Beatles, l’inizio di una nuova esistenza che avrebbe collocato il musicista sempre più lontano dai riflettori, la temperie culturale di quegli anni generosi e sfrontati.
Ed è questo senso di incolmabile lontananza che mi ha fatto commuovere due volte durante l’ascolto.
George Harrison, forse non lo si è detto abbastanza, è l’autore che alla distanza è emerso con più forza dai fab four; gran parte della sua discografia, oltre a questo “All Things Must Pass” meriterebbe una riconsiderazione più vasta ed accurata, dall’album filosofico “Living in the Material World”, sino all’ultimo atto “Brainwashed”, passando per il vivificante pop di “Cloud Nine”
Di artisti integri di questa risma il mondo dello star system ne ha visti pochi. Harrison, del resto, non si considerava affatto una rockstar, ma preferiva vedersi come un esperto giardiniere che talvolta faceva musica per diletto. Il suo interesse, il suo sguardo era sempre oltre. Questo è evidente anche in questo album di esordio: pensare che i testi in esso presenti siano opera di un giovane di ventisette anni, fa percepire le profondità a cui accedeva questo artista.
Nella follia di questi tempi la mancanza di uno come Harrison si fa sentire pesantissima. In tanti anni di carriera non una sola parola per piacere o conquistare consenso. Anzi, una tendenza, con tagliente ironia, a sottoporre ad una “doccia fredda” tutte le false credenze del nostro tempo.
Non esiste intervista, dichiarazione di Harrison, che non rappresenti un elemento di riflessione per tutti.
A Novembre saranno già venti anni che questo straordinario personaggio ha abbandonato la sua veste terrena. Sarà il caso di ricordarlo come merita, nella straordinaria varietà delle cose, come lui ci ha insegnato.