Sui social arriva la riflessione di Ermal Meta sullo sbarco della Vlora a Bari, accaduto ormai 30 anni fa. 20.000 albanesi approdavano a Bari a bordo della nave mercantile Vlora, una giornata particolare che è un inno alla libertà per tutti coloro che sono andati via dall’Albania, con la speranza di una vita migliore.
Sono ormai trascorsi 30 anni da quel momento storico immortalato in una foto particolarmente eloquente che ritrae l’approdo della Vlora a Bari. Diverse migliaia di albanesi avevano già raggiunto la terraferma, altri stavano per sbarcare.
Non potevano mancare, in questa giornata così significativa, le parole di Ermal Meta, cantante di origini albanesi. Era l’8 agosto 1991 quando la nave mercantile Vlora arrivò in Puglia portando con sé 20.000 albanesi. Oggi Ermal Meta dedica un pensiero a tutti coloro che 30 anni fa hanno affrontato un viaggio lunghissimo senza certezze, appesi alla speranza di un futuro migliore per se stessi e per le proprie famiglie.
Ermal Meta scrive:
“A coloro che hanno trovato il pane nella pietra e l’acqua nella terra.
A coloro che hanno trovato l’inizio nella fine e la musica nella guerra.
A coloro che sono andati lontano.
A chi è rimasto indietro con un pugno di vento
che ha spento la fiamma nell’altra mano.
A coloro che hanno sognato la vita ancora prima di poterla sentire.
Ai figli di un tempo ferito
che il tempo non ha potuto ferire”
A corredo del post, una di quelle immagini che restano il simbolo per eccellenza dell’immigrazione albanese in Italia. Non si conosce il numero preciso di coloro che affrontarono quel viaggio, da Durazzo, in Albania, fino al porto di Bari. Si stima che fossero circa 20.000.
Molti furono rimpatriati, ma non Eva Meksi, che vive ancora a Bari e a La Repubblica racconta:
“Eravamo arrivati da Tirana con mezzi di fortuna e avevamo trovato posto sul ponte, all’esterno. In tasca avevamo 50 dollari, i documenti di identità e i documenti della laurea. Io ero appena laureata in economia ed ero in lista per un lavoro, mio marito era tecnico alla televisione albanese”.
L’Italia era per molti il Paese da raggiungere per un futuro nuovo mentre l’Albania era molto povera e aveva un alto tasso di criminalità, dopo la fine del regime comunista.
Sono sempre più convinta che le parole di Ermal Meta, siano esse testuali o musicate, siano ispirate
dalla sua cultura e sensibilità e sappiano trasmettere emozioni profonde qualunque argomento tocchino.
Questo commento, insieme alla precedente “lettera all’Italia”, mi ha profondamente commossa e mi ha fatto riflettere ulteriormente sulla condizione umana.
Grazie Ermal per la tua musica poetica, da una “giovane” settantenne che ti segue e ti vuol bene.