Pippo Ganna ha compiuto un’impresa straordinaria. Recuperando un secondo di distacco in appena tre giri di pista, Ganna ha trascinato il quartetto italiano alla conquista della medaglia d’oro nell’inseguimento su pista. Questa mostruosa prestazione di Ganna ha riscattato la delusione della cronometro individuale su pista dove il ciclista volante aveva fallito il podio, in un percorso e clima avversi, per una manciata di secondi.
Super Ganna ha tirato i suoi compagni di squadra Consonni, Lamon e Milan bravissimi a restare incollati alla ruota del loro capitano. Ci vuole un’abilità mostruosa a pedalare a quasi settanta chilometri orari con le ruote delle bici distanti pochi millimetri l’una dall’altra. Un gioco di squadra perfetto per una squadra con un leader capace di tirare fuori il meglio nel momento decisivo. E’ una vittoria storica quella dell’inseguimento a squadre che restituisce il sorriso ai tifosi dell’Italia dopo le amarezze subite nelle altre discipline a squadre.
La Serbia ha stroncato i sogni di gloria del Settebello di pallanuoto, mai in partita contro una squadra più tosta e determinata. Stesso copione anche per l’Italvolley femminile. Ci sarebbe voluto top Ganna anche in piscina e sul parquet. Il flop di Egonu e compagne è fragoroso. Le ragazze dopo le vittorie iniziali nei primi turni si sono addormentate sugli allori mediatici. Egonu era finita sull’altare mediatico e probabilmente questa altezza è stata vertiginosa per la portabandiera olimpica simbolico dell’integrazione e della libertà sessuale. Un pandemonio di like e titoloni che ha messo in secondo piano l’atleta finendo per compromettere una spedizione nata con ben altre ambizioni.
Semaforo rosso per l’Italbasket di Meo Sacchetti che però ha tenuto testa fino ai secondi finali alla Francia candidata autorevolissima all’oro olimpico e per il sestetto del volley annichilito dall’Argentina. Una debacle generale degli sport di squadra più ricco e popolari, il calcio neanche aveva conquistato il biglietto per Tokyo 2020, che deve far riflettere. L’Italia resta lontana dal vertice internazionale ed in alcuni casi le chiacchiere sono diventare persino più importanti del lavoro. Non nel caso di Ganna e del suo quartetto: testa bassa e pedalare fino alla vittoria. E peccato il programma olimpico non preveda, incredibilmente, anche l’inseguimento individuale. Ci sarebbe piaciuto sentire nuovamente suonare l’inno di Mameli per Filippo Ganna.