Enter Sandman dei Metallica è quel brano che non manca mai nella scaletta delle cover band. La “colpa” è del riff geniale tirato su da Kirk Hammett che, a detta sua, si ispira a Louder Than Love (1989) dei Soundgarden.
In quel tempo la scrittura dei brani è compito di James Hetfield e Lars Ulrich, ma James non riesce a trovare un testo che si adatti al riff di Kirk. Per questo la prima versione di Enter Sandman dei Metallica è una demo strumentale. Hetfield in seguito tirerà fuori i primi versi che, secondo Ulrich, saranno “la parte fondante dell’intero disco”. Parliamo del Black Album (1991), ovviamente, il libro nero dei Four Horsemen che per molti è la prima parentesi “pop” (virgolette necessarie) dei Metallica, ma oggi ci accorgiamo sempre di più di quanto quel disco sia fondamentale per tutta la scena metal degli anni ’90.
Non è un caso se Enter Sandman dei Metallica è ancora oggi uno dei brani più riproposti da tanti artisti, senza escludere i Sum 41 e i Dream Theater. Per la realizzazione del brano, James registra 3 tracce di chitarra ritmica e crea quello che più tardi definisce un “muro di chitarre”, e oggi capiamo il perché.
Anche Ulrich fa la sua parte: non registra il brano per intero, ma suddivide le incisioni in più sessioni per rendere al massimo il risultato finale. Enter Sandman è il primo brano creato dalla band per il Black Album. Grazie al lavoro del produttore Bob Rock anche il basso diventerà l’elemento determinante per il nuovo sound dei Metallica, che fino a quel momento – come ricorda Jason Newsted – è stato troppo orientato sul timbro delle chitarre.
C’è quell’esplosione, poi, che dopo l’intro sui tom e sull’accenno di riff che apre con gloria il portone infernale del Black Album, un disco che segue And Justice For All (1988) e cambia registro, aprendosi a un maggiore respiro di tutti gli elementi e arrivando al mainstream.