Non è una bufala quella relativa alla febbre da topo. Ormai ci sono pochi dubbi sul fatto che in Slovenia siano stati accertati più di 200 casi, mentre in Friuli abbiamo avuto la prima segnalazione per l’Italia. Dunque, dopo tante fake news relative al Covid, come quella relativa ad Eriksen secondo il nostro approfondimento di una settimana fa, tocca analizzare più da vicino un problema che tuttavia non rappresenta un allarme. O, almeno, al momento non ci toglie il sonno essendo ancora molto circoscritto.
Cosa sappiamo sulla febbre da topo in Italia e Slovenia
Scendendo maggiormente in dettagli, emerge ad esempio che la febbre da topo sia sì da monitorare, ma anche un evento raro. Alcune indicazioni in merito ci arrivano direttamente dal ministero della Salute, grazie al quale sappiamo ad esempio che infezione avviene attraverso il contatto con feci, saliva, urine di roditori infetti. Bisogna fare molta attenzione soprattutto al pericolo delle inalazione dei virus tramite escrementi di roditori.
Solo l’esame colturale può confermare la febbre da topo, mentre i casi in aumento dono dovuti al fatto che i roditori stiano trovando cibo nella natura, abbandonando quello che da sempre è stato il loro ambiente. Dunque, aumentano le probabilità di contatto con le persone, così come quelle relative alla proliferazione di specifiche malattie. Nessun allarme, ma allo stesso tempo massima attenzione a proposito dei sintomi che potrebbero manifestarsi con questa nuova tipologia di influenza.
La durata oscilla di solito tra le due e le quattro settimane. Per quanto riguarda i sintomi, invece, abbiamo febbre alta, brividi, mal di testa, dolori all’addome, oltre a quello ai bulbi oculari. Le varie fonti che hanno trattato la febbre da topo in questo periodo hanno parlato anche di congiuntivite, rossore, infiammazioni, ulcere ed emorragie nelle aree prossime all’eventuale morso. Si cura con penicillina o doxiciclina per almeno cinque giorni.