Chiediamo a Michael Stipe un pensiero su Shiny Happy People dei REM e gli rovineremo la giornata. Si scherza, o almeno in parte. Un brano pop, di quel pop quasi di plastica talmente perfetto da risultare inquietante. Si apre con un 6/8 strappalacrime, straziato da archi romantici ed essenziali, per poi sconfinare in un 4/4 dritto e quadrato.
Le chitarre accendono la miccia con un riff e il tutto è abbellito dalla partecipazione di Kate Pierson dei B-52’s. “Shiny happy people holding hands”, canta il ritornello. Tutti son felici, tutti sorridono, saltano e ballano in quel video così colorato e pieno di serotonina. Dietro quei sorrisi, però, c’è qualcosa che non va. Lo capiamo da quell’anziano signore che muove lo sfondo con le sue pedalate, una sorta di motore di tutto lo scenario.
A Michael Stipe questo brano non piace, lo considera un “esperimento pop uscito male”, un tentativo di fare una canzone per bambini. Altro non dice, Michael, ma ci pensano i più accaniti ricercatori.
Secondo i più, Shiny Happy People dei REM è l’allegoria del governo cinese e il titolo è ispirato a un poster di propaganda in cui un gruppo di persone “raggianti e felici”, appunto, si tiene per mano con il sorriso. Siamo nel 1991, e due anni prima in piazza Tienanmen è stata riscritta la storia dell’oppressione.
Secondo altri la canzone, come mostra il video, mostra l’arroganza dei potenti contro la classe operaia: l’anziano che anima lo sfondo è la fatica degli umili, la band e i ballerini sono l’élite che gode dei privilegi alle spalle dei lavoratori. Interpretazioni interessanti, ma che restano tali. Forse. Di fatto, Shiny Happy People dei REM è la kryptonite di Michael Stipe ma anche la linfa degli anni ’90, gioiello di Out Of Time (1991) insieme a Losing My Religion, piccola meteora del pop.