Il dibattito alimentato in queste ultime settimane sul fenomeno del catcalling sta facendo emergere una strana contrapposizione. Ma prima di parlarne mi preme rivolgere una domanda agli uomini da “maschietto a maschietto”. A questi signori che si cimentano in fischi, baci, parole e perifrasi a effetto tipo “a bella”, “fiore”, “bambola”, “ma tuo padre è un ladro”. O peggio ancora spiegando cosa sarebbero capaci di fare se prendessero una donna, cose in cui poi immancabilmente falliscono al momento del dunque. A tutte queste “persone” mi sento di chiedere: ma cosa pensate di ottenere? Ma davvero credete che così facendo la donna in questione cada ai vostri piedi, implorandovi di sfoggiare le vostre doti di maschio italico seduta stante? Vi è mai capitato che questa “tecnica” sia stata efficace?
Magari qualcuno della fauna avvezza a questi comportamenti riuscirà a fugare questo dubbio che mi porto dietro da quando ero adolescente. Soddisfatta questa mia curiosità, e chiarite in poche parole le origini animalesche dei soggetti promotori di certe iniziative, passerei al fenomeno che ha attirato la mia attenzione in queste ore. Ho notato che si è scatenata una strana “guerra tra bande” tra donne. Una contrapposizione tra chi ritiene che certi atteggiamenti siano una molestia e tipica espressione del patriarcato e chi invece ritiene che non sia nulla di grave e che la violenza sulle donne sia altra cosa.
Le prime ritengono che non si tratta di complimenti ma di atteggiamenti utilizzati dagli uomini semplicemente per segnare il territorio in ossequio al ruolo superato di cacciatore della “preda” donna. Un modo per esercitare il proprio potere con un gesto che non ha nulla a che fare con la voglia di lusingare una donna ma semplicemente un modo per soddisfare i propri istinti animaleschi. In alcuni casi addirittura il catcalling servirebbe a sopire la propria inadeguatezza provando a manifestare un gesto di sfrontatezza oltre il limite. In ogni caso qualcosa che non ha nulla a che fare con il consenso da parte della donna che subisce questa molestia che sfocia spesso nella violenza.
L’altra faccia della medaglia invece ritiene che questi atteggiamenti siano del tutto innocui e rappresentino semplicemente qualcosa che si è sempre fatto senza infliggere alcuna sofferenza. Piccoli gesti che anzi spesso lusingano le donne, che le fanno sentire meglio con se stesse. Un atteggiamento dell’implicita recita del corteggiamento in cui l’uomo esprime la propria sfacciataggine a fronte di una finta timidezza della donna. Elementi del gioco dei ruoli che non hanno nulla che vedere con la violenza sulle donne che rappresenta tutt’altra cosa. Parlare del catcalling rappresenterebbe addirittura una distrazione rispetto ai reali problemi di genere.
Da entrambi i lati della barricata si sono schierate testimonial d’eccezione alimentando un dibattito che sta portando allo sfinimento il pubblico e trasformando un tema così importante in materia da talk show. Proprio questo aspetto mi sembra essere meritevole di un ulteriore elemento di approfondimento. Perché le donne, quando si parla di donne, non riescono mai a trovare una linea comune? È forse anche di questo che si nutre il patriarcato per determinare la propria superiorità? Sono interrogativi che mi fanno temere che ogni tipo di rivendicazione femminile finisca per essere buttata in “caciara” sfruttando contrapposizioni e antipatie personali. Intanto il tempo passa e l’Italia si trova sempre più indietro rispetto a questi temi. Intanto il tempo passa ed essere donna in Italia diventa sempre più difficile.