Un po’ Black Mirror, un po’ Soulmates, un po’ tanti thriller nordici messi insieme: The One – La Coppia Quasi Perfetta è arrivata su Netflix lo scorso 12 marzo ed è entrata subito nella top10 dei titoli più visti in Italia, nonostante una scarsa promozione (non ha nemmeno un trailer in italiano).
Basata sull’omonimo romanzo del 2017 di John Marrs, The One – La Coppia Quasi Perfetta si è distinta su Netflix per essere un thriller elegante e magnetico, sebbene non propriamente originale per soggetto e sviluppo.
Ambientata a Londra in un futuro prossimo, The One – La Coppia Quasi Perfetta è la storia di un esperimento dalla genesi fraudolenta e dalle implicazioni morali, etiche e sociali potenzialmente devastanti. L’ambiziosa genetista Rebecca (Hannah Ware) e il collega Jamie (Dimitri Leonidas) trovano la formula per l’individuazione dell’anima gemella attraverso l’analisi del DNA: a partire da uno studio sulle formiche, arrivano a creare un modello di matching genetico in grado di accoppiare persone destinate ad essere la coppia perfetta (o quasi). Un progetto rivoluzionario testato in prima persona dalla ricercatrice, innamoratasi di un barista di Tenerife apparentemente lontano anni luce da lei col classico colpo di fulmine. Quale intuizione più geniale che fondare una società chiamata TheOne? Vendendo la promessa di vivere una favola d’amore, Rebecca diventerà il capo di un’azienda che raccoglie una mole enorme di dati di persone che cedono una ciocca di capelli o un campione di saliva pur di farsi dire da un database chi dovrebbero amare. A mettersi di traverso pochi mesi dopo il successo dell’operazione, però, è il ritrovamento del cadavere dell’ex coinquilino dei due fondatori, Ben (Amir El-Masry): si è suicidato o è stato ucciso? E da chi? E cosa c’entra in tutto ciò l’ambiziosa CEO di TheOne?
L’elemento giallo del racconto di The One – La Coppia Quasi Perfetta è subito attenuato dal fatto che la trama rivela sin dai primi episodi il coinvolgimento di Rebecca e James nella scomparsa di Ben e da quel momento in poi i due personaggi cercheranno in ogni modo di sfuggire alla giustizia e preservare la loro invenzione. Una carta scoperta decisamente troppo presto, anche perché, col senno di poi, si può dire che il resto della sceneggiatura non abbia aggiunto nulla di significativo su quell’evento scatenante.
Ad altre due storyline di The One – La Coppia Quasi Perfetta, invece, è affidato perlopiù il compito di esplorare le conseguenze di una tale rivoluzione delle relazioni umane: in una sorta di percorso triadico, la serie affianca alla trama principale quelle di due coppie che hanno usato TheOne per scopi diversi e che ora vedono la loro vita stravolta dal servizio di matching. Hannah (Lois Chimimba) è innamorata di suo marito Mark (Eric Kofi-Abrefa), ma ossessionata dall’idea che potrebbe non essere la sua anima gemella: si infila così in un triangolo pericoloso con l’affascinante Meghan (Pallavi Sharda), che ha scoperto essere l’anima gemella di suo marito facendo un test all’insaputa di lui. C’è poi la poliziotta Kate Saunders (Zoë Tapper), detective della polizia metropolitana di Londra che indaga sulla morte di Ben col collega Nick (Gregg Chillin), bisessuale innamoratasi di una donna spagnola conosciuta grazie a TheOne ma che non ha mai incontrato: quando la ragazza finisce in coma poco prima del loro primo appuntamento, la detective dovrà capire quanto si sente in obbligo nei confronti di una persona che ritiene di amare, ma che in realtà non conosce affatto.
The One – La Coppia Quasi Perfetta parte da diverse premesse molto interessanti che pongono delle questioni esistenziali universalmente valide. Domande che riguardano non soltanto l’amore e l’atavica illusione che esista un’altra metà della mela, ma anche la questione dell’autodeterminazione, della capacità di scelta e di indirizzo del proprio futuro, per non parlare di un altro dilemma sempre più centrale nel dibattito pubblico del nuovo millennio: quante informazioni personali, quanti dati sensibili e in definitiva quanta libertà siamo costretti a cedere ad organizzazioni, aziende ed algoritmi pur di ottenere in cambio un barlume di felicità?
Tutte questioni che però in The One – La Coppia Quasi Perfetta si appannano ben presto per lasciare spazio alla trama thriller principale, che fondamentalmente ha poco di interessante perché sin dai primi episodi è già tutto abbastanza chiaro. Nel corso di 8 episodi, la trama che fa da pilastro alla serie si rivela non essere all’altezza delle ambiziose questioni poste nelle premesse. Sostanzialmente il mistero della morte di Ben si arricchisce di pochi decisivi elementi, fino ad arrivare ad un finale in cui viene ricostruito ciò che in gran parte il pubblico già sapeva, facendo mancare quel climax finale che è tipico di ogni buon thriller. L’unica rivelazione di rilievo riguarda le colpe della protagonista e contribuisce a definire il personaggio senza tuttavia modificare radicalmente il giudizio maturato su di lei fino a quel momento. Questo rapido avvitamento della serie su se stessa parte subito dopo i primi due episodi, che risultano molto accattivanti ma che pongono delle basi che non saranno sfruttate in modo furbo dalla sceneggiatura: la sensazione finale è quella di un mix di qualcosa di già visto, sia per la somiglianza della trama alla serie Soulmates di Amazon sia per l’evidente richiamo a Black Mirror nel registro distopico e nell’attenzione al tema della pervasività della tecnologia. Il calo di tensione narrativa è costante e acuito dal fatto che il finale non presenta un epilogo ben preciso all’indagine sul caso centrale, lasciando irrisolte anche molte questioni nelle trame laterali, probabilmente nella speranza di ottenere un rinnovo per una seconda stagione.
In definitiva The One – La Coppia Quasi Perfetta è un buon passatempo per chi ha voglia di una serie non troppo impegnativa ma elegante, contemporanea e capace di suscitare qualche riflessione interessante. Purtroppo però è anche un’occasione sprecata, perché quelle stesse intuizioni di base non vengono sviluppate e approfondite a sufficienza. Resta, di questa serie, la suggestione inquietante – applicabile a molti ambiti della società e della vita – che un algoritmo costruito a tavolino per mero profitto possa condizionare le nostre esistenze più del libero arbitrio.
- Marrs, John (Author)