AMADEUS 3
A volte mi capita di scrivere cose che non penso. O meglio, le penso, è ovvio, ma le scrivo con una violenza, un sarcasmo, una volontà di devastare tutto che magari, in altri giorni, terrei decisamente più a bada. Capita quando qualcosa che mi è capitato mi ha fatto innervosire, magari. Uno mi taglia la strada mentre guido, torno a casa, e stronco Emma. Mi arriva una cartella dell’Agenzia delle Entrate, distruggo Biagio. Ecco, mi chiedo cosa sia successo a Amadeus per dar vita a uno show televisivo così brutto e soprattutto perché abbia deciso di riversare la sua rabbia contro di noi. Detto questo, hai voluto cambiare tutto il cast, chiamare artisti indie e indipendenti, e poi alla fine vincono i vincitori di X Factor portati da Sony. Ridicolo.
FIORELLO 3
No, ma venite a dirmi che lui è il più grande showman italiano. Venite a dirmi che fa ridere. Che come tiene il palco lui nessuno. Vi aspetto, a mani nude, quando volete.
ZLATAN IBRAHIMOVIC 7
Usato meno del previsto, almeno stando a quanto visto nella prima puntata, Ibra esce assai bene da questo scempio televisivo chiamato Sanremo 2021. Non che abbia bisogno di cercarsi un lavoro, ma Cantona e Willie Peyote insegnano, mai dire mai.
ACHILLE LAURO 2
Mamma mia il nervoso che mi fa prendere ogni volta che calca il palco. Mi sembra di essere di fronte a uno che ha rubato l’identità a qualcuno chi voglio bene, io provo a dirlo, “guardate che è un impostore”, ma lui niente, continua indisturbato. Tutto copiato, tutto inutile, peggio, tutto dannoso, perché fa product placement per Gucci e per farlo usa argomenti importanti, seri, trattati come lo farebbe Krusty il Clown. Parole detta a cazzo, e comunque Madame, La Rappresentante di Lista e i Coma_Cose hanno fatto messe in scena assai più interessante e vere di lui, buffone piagnone, che poi che cazzo avrà di lamentarsi uno che si è fatto cinque prime serate a buffo.
ORNELLA VANONI 10
Cioè, che gli dovrei dire io a Ornella Vanoni, ottantasei anni? Un monumento, che però è vivo e vegeto, e canta ancora oggi come una Dea, musiche che hanno fatto la nostra storia. Anche il suo essere fuori come un balcone, fuori ma lucida, è notevolissima, specie quando ha in sostanza detto a Fiorello che hanno rotto i coglioni con tutte quelle canzoni e gag.
UMBERTO TOZZI 8
Un Gloden Globe, ottanta milioni di copie vendute. Ma come, un altro italiano ha vinto un Golden Globe? Vedi a volte cosa ti fa fare la narrazione del pensiero unico dominante. Comunque quando c’è il repertorio non serve che te la raccontino, bastano le canzoni. Ci fosse la voce sarebbe il top. Ma uno che con questa carriera percula Amadeus intonando un “patato” sulle note di Donna amante mia è davvero leggenda.
DARDUST N.C.
Giuro, Dardust mi sta decisamente molto simpatico, nonostante sia ascolano e con il suo nome di battesimo abbia firmato alcune delle canzoni che più mi stanno sul cazzo del panorama italiano. Ma è bravo, glielo riconosco, parecchio, oltre che l’autore e produttore più ricercato del momento, sei canzoni in gara e anche la produzione del medley di Elodie, quest’anno. Solo che sale sul palco col suo progetto alle due e un quarto, e non sono in grado di formulare pensieri logici e lucidi, anche perché ho appena scoperto che a contendersi la finale con Ermal Meta ci sono Fedez e la Michielin e i Maneskin. Sarà per la prossima volta.
GHEMON – Momento perfetto 7
Lo vedi sul palco, muoversi sinuoso e saltellante, e hai voglia di metterti a fischiettare la canzone, come se fuori di casa non ci fosse l’Apocalisse e tutto girasse per il meglio. Solo che fuori di casa c’è l’Apocalisse, e soprattutto al terzo passaggio io ancora la canzone non l’ho memorizzata, il che forse ci dice che non era Sanremo il palco giusto dove presentarla. Lui è comunque molto bravo.
GAIA – Cuore amaro 4
Pensando ai passaggi in questo Sanremo di Gaia mi verrebbe da dire che è una bella ragazza con una bella voce, in questo ordine, perché la bella voce è talmente maltrattata dalla scelta di aver portato una canzone davvero orrida da farla passare in secondo piano. Siccome, però, lo dicessi, sarei una sorta di “bimba di Damiano” in chiave maschile, quindi accusabile di ogni nefandezza, anche se non ho usato giri parole come “me lo farei” o “ho gli ormoni in subbuglio”, in genere adoperati per il cantante dei Maneskin, anche perché, in tutta onesta, non è quello che penso riguardo Gaia, mi limiterò a dire che è una delle canzoni più inutili di questo Festival, e non solo. Le altre parole usate in questa specifica pagella erano un pretesto per dire che a volte la lotta al patriarcato è unidirezionale. Addio.
IRAMA – La genesi del tuo colore N.C.
Fatico a capire il senso di vedere in loop il medesimo video. Mi perplimo e passo oltre.
GIO EVAN – Arnica 3
A vederlo lì, stavolta vestito elegante, in bianco, i capelli legati, le altre volte coi suoi calzoncini corti, le sue giacche fluo, i suoi capelli da Caparezza, che non tiene una nota manco per sbaglio, che si sforza di essere espressivo pur nell’incapacità di controllare il mezzo che quella espressività dovrebbe veicolare, soprattutto che si mangia le parole in una canzone che, temo, è nel testo che potrebbe avere il suo punto di forza, quasi fa tenerezza. Ma siccome non è uno che suona in strada e canta a cazzo, ma un BIG arrivato all’Ariston, facendo le scarpe a artisti evidentemente più capaci, no la tenerezza non ha diritto d’asilo qui. Bocciato e espulso da tutte le scuole del regno.
ERMAL META – Un milione di cose da dirti 8,5
Ci sono film e romanzi che su questa faccenda qui hanno raccontato storie anche ben scritte. Uno pensa che l’amore sia quello che prova per la superfiga o il superfigo di turno, quella o quello che alla lunga si rivelerà un pezzo di merda, capace non solo di tradire qualsiasi sogno, ma di uccidere non solo i sogni, ma anche la poesia. Solo a quel punto, quando teoricamente dovrebbe subentrare la disperazione, il protagonista o la protagonista, non fatemi cercare sulla tastiere la e rovesciata che si usa per il genere neutro, capisce che nei fatti l’amore era sempre stato lì, a portata di mano, vicino vicino, nel cuore e negli occhi di chi ha sempre provato a starle o stargli accanto, confuso dietro la parola amicizia. Ecco, Un milione di cose da dirti era lì sin dall’inizio, gli si voleva bene, ma sembrava una presenza rassicurante, cui volere bene, ma niente di più. Invece era amore.
FULMINACCI – Santa Marinella 7
Mettiamola così, non credo che nei prossimi giorni mi andrà a ascoltare Santa Marinella, canzone ben scritta e ben interpretata che ci regala un giovane cantautore ispirato, ma non esattamente la musica che ho voglia esca dalle mie casse in questi giorni di ritrovato lock down, ma credo che nei prossimi anni continueremo a sentir parlare di Fulminacci, che in fondo penso sia cosa assai migliore.
FRANCESCO RENGA – Quando trovo te 6,5
La prima sera gli hanno sostituito il microfono mentre entrava in scena, dandogliene uno con cui non aveva provato. Al secondo passaggio gli hanno tolto la voce dalle cuffie. Facendolo per altro cantare a un’ora in cui, in genere, un padre di famiglia come lui si sta alzando per preparare la colazione ai figli che devono andare a scuola. Alla terza immaginavo arrivasse a metà canzone Fiorello che, infilatogli un dito in culo, gli avrebbe chiesto di duettare con lui in una versione divertentissima di Che fico (lo scrivo solo ora perché, temo, la avesse letta in una delle pagelle precedenti poi lo avremmo visto davvero) di Pippo Franco. Invece le cose vanno lisce e finalmente possiamo sentire la canzone per come è, cioè bella.
EXTRALISCIO E DAVIDE TOFFOLO – Bianca luce nera 8
Essere naif, in genere, non è un gran complimento. Chi definisce naif qualcuno lo fa perché ha l’impressione di uno scollamento con la realtà, magari romantico e tenero, ma comunque quasi sempre lo si dice come se si fosse di fronte a un bambino cui si vorrebbe dare un buffetto sulle guance, un gattino. Ecco, sfido io a dare un buffetto sulle guance a Mirco Mariani, leader degli Extraliscio, e Davide Toffolo, che però, in questo contesto, sono assolutamente naif. Intesi come un quadro di Ligabue, no, dai, non fatemi dire, un racconto di Cavazzoni o Celati, una passeggiata lungo gli argini del Po una mattina particolarmente nebbiosa, a parlare coi pescatori di pesci siluro. Su tutto un ritmo che non ti fa stare fermo, che ti rapisce, letteralmente, e ti proietta in un passato fatto di Feste dell’Unità e birre bevute su bicchieri di plastica. Li adoro.
COLAPESCE E DIMARTINO – Musica leggerissima 7
Confesso che, conoscendo le singole carriere dei due cantautori siciliani, qui in coppia, pensavo e speravo in meglio. Intendiamoci Musica leggerissima è una bella canzone, che dietro quella patina di deja-vu e già sentito si insinua sottopelle, come le belle canzoni (a volte anche i tormentoni, ahinoi) sanno fare. Confesso che nel casino sanremese a me il piano di lettura alto del brano è al momento sfuggito, ma conto sui prossimi giorni, per ora resta una canzone piacevole, che porta leggerezza, magari lasciando qualche traccia.
MALIKA AYANE – Ti piaci così 5,5
Le serie Tv americane ci hanno abituati a certi personaggi che, tratteggiati alla perfezione sin dalle prime puntate, stagione dopo stagione cambiano il proprio DNA, un cattivo che diventa buono, uno stronzo che si mostra sensibile. Ci siamo capiti. Stagione dopo stagione, appunto. Malika, che in una serie Tv probabilmente sarebbe una elegante diva, seppur la realtà dica tutt’altro, riesce nell’impresa di farmi stare sulle palle la sua canzone nel giro di una settimana, bruciando clamorosamente le tappe. Partita bene è già inascoltabile. Amen.
FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ – Chiamami per nome 3
Quest’anno di “coppie” sul palco dell’Ariston ce n’erano tre. Una, nei fatti, è una band, anche se Veronica e Dario de La rappresentante di lista è in realtà la coppia titolare di quel nome, l’altra, i Coma_Cose è decisamente una coppia, anche nella vita, e i terzi sono questi due qui. Ecco. Anche non volendoli paragonare a chi ha portato sul palco dell’Ariston Amare e Fiamme dagli occhi, resta che di coppie a Sanremo ne abbiamo viste altre, da Baldi e Alotta con la loro Non amarmi ai Fiumi di parole dei Jalisse, per arrivare a Oxa e Leali, Minghi e Mietta, e come la si voglia vedere, la coppia Michielin Fedez risulta davvero imbarazzante. Specie lui, che sembra sempre sul punto di cadere vittima di un attacco di panico, incapace di tenere le note come il palco, forse perché ha di fianco una Michielin versione Dracula. Uno scempio.
WILLIE PEYOTE – Mai dire mai (la locura) 9
Parlare di outsider quest’anno fa ridere, sono quasi tutti outsider, al punto che in realtà finisce per essere outsider Orietta Berti. Resta che Willie Peyote è quello che ha portato il testo più ancorato alla contemporaneità, outsider in quanto cantautore che fa il cantautore non fuggendo dalla via di fuga dell’evasione. Per altro dice praticamente quasi tutto quello che penso e di cui ho scritto negli ultimi anni sul mondo nel quale lui e anche io ci troviamo a vivere. Necessario.
ORIETTA – Quando ti sei innamorato 9
Non ho nessun album di Orietta Berti. Nessuno. Non credo che questo passaggio sanremese cambierà questa condizione. Ma Orietta Berti è una grandissima professionista, una ottima interprete, e la canzone che porta in gara è perfetta per farcelo capire, nel caso non lo sapessimo. Impeccabile, sempre intonata, sorridente.
ARISA – Potevi fare di più 9
In questi giorni ho letto molti paragonare questa canzone a La notte. L’ho pensato anche io, confesso. Ma mentre per me il paragone non aveva alcun intento sminuente, ma semmai voleva provare a ipotizzare una sorta di dualismo paritario, l’una a parlare di un amore finito ma riconciliatorio, l’altro più disperatamente risentito, per altri il paragone era atto a dire che Potevi fare di più non fosse canzone di grande fattura. Ora, ripeto, Gigi D’Alessio è un grande compositore, capace di trovare le parole per colpire il cuore del pubblico e di farlo appoggiandole su armoni che paiono semplici ma nei fatti sono assolutamente architettonicamente complesse. Questa è una delle più belle canzoni in gara, sulla scia delle ballate d’amore che a Sanremo sono di casa, e forti di una interpretazione emozionante, la voce di Arisa da dichiarare monumento nazionale quantoprima.
BUGO – E invece sì 6.5
Bugo si è rotto le palle che si parli di lui sempre in riferimento a altro. Mi guarderò bene dal farlo, anche perché la canzone che ha presentato in gara è una sorta di ritratto personale che, fossimo meno distratti dal chiacchiericcio che Sanremo porta sempre con sé, sarebbe dovuto essere il focus del nostro parlare di lui. Probabilmente la canzone più sincera in gara, quella con meno filtri.
MANESKIN – Zitti e buoni 4
In molti, vedo, sui social mi hanno accusato di essere troppo duro con questi ragazzi. Specie nel mio dire che non solo rock. Spesso si è usato, per provare a contraddirmi, il postulato “forse tu consideri rock qualcosa che era rock nel passato”, come a dire che sono ancorato a vecchi stilemi cui i Maneskin non farebbero riferimento. Il problema è che sono loro a fare riferimento a quegli stilemi, dichiaratamente, rinunciando da subito a ogni refolo di originalità per andare a portare in giro un rock tradizionale. Quindi, fugato questo rischio, torno a dire, non sono rock, Damiano canta di gola e ha bisogno di andare da un bravo foniatra e a fronte di una ottima tenuta di scena, non originalissima, manco quella, fanno musica dozzinale già ascoltata. Certo, sfilano la vittoria alla Michielin e Fedez, ma sarebbe come gioire perché invece di prendere la peste ho preso il colera. Comunque a Eurovision ci ridono dietro, sappiatelo.
MADAME – Voce 8.5
Credo che uno dei rari meriti di questo Festival, e strano a dirlo, di Amadeus, sia di aver portato all’attenzione di un pubblico molto ampio una artista come Madame, giovanissima cantautrice, rapper, non saprei neanche esattamente come chiamarla, che è giusta a Sanremo da emergente e torna a casa forte di una popolarità meritata. Il suo modo di cantare, così moderno, quindi incomprensibile a tutti coloro che giovani non sono, è qualcosa che va approfondito, studiato, con attenzione. Lei è una realtà destinata a rimanere, e Voce una gran bella canzone che canta l’amore di una ragazza per la sua ex. Dopo la finta pancia e i seni disegnati, oggi vestita da sposa, l’abito a volte fa il monaco.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – Amare 10
Non ho fatto mistero di tifare per La rappresentante di lista, pur avendo dei cari amici in gara, penso a Ermal, a Francesco Renga, a Noemi, e il mio tifo credo di averlo spiegato nei minimi dettagli. Speravo, a ragione, che questo passaggio a Sanremo servisse a Veronica e Dario, per fare il salto, per poter cioè portare la propria musica a più gente possibile, perché la loro musica è veicolo di messaggi che ritengo centralissimi, fondamentali. Credo che tutto sia andato esattamente come speravo, vittoria o non vittoria. Andate quindi a ascoltarvi My mamma, loro nuovo album, ma anche gli album precedenti, e lasciatevi irretire dalle loro maniera personalissima di intendere il corpo, i generi, la sessualità, la vita. Meritano tanto, meritano tutto.
ANNALISA – Dieci 7,5
A Annalisa, da sempre, viene mossa la medesima critica: è brava, tecnicamente molto brava, ma non azzecca le canzoni giuste e soprattutto non trasmette emozioni. Premesso che non sono tra quanti sostengono che la musica debba necessariamente veicolare emozioni immediate, Adorno docet, w il Novecento, la famosa pelle d’oca, altrimenti avremmo solo ballatone in minore, credo che Dieci sia davvero una bella canzone capace di farci vedere tutto il talento di Annalisa, nel pop una delle nostre migliori interpreti, finalmente con un repertorio all’altezza della sua bellissima voce.
COMA_COSE – Fiamme dagli occhi 8
So che dirò una cosa che magari poco coincide con la “poetica” che in genere fuoriesce dai miei scritti, specie dalle pagelle sanrmesi, ma i passaggi dei Coma_Cose in questi giorni mi hanno rappacificato col mondo fuori dalle finestre di casa mia (e vostra), quel loro cantarsi e cantare d’amore fissandosi negli occhi, quelle chitarre californiane, dreamland, paisley underground, lì a dettare la linea. Una canzone molto bella, dietro una apparente semplicità. Una gran bella dimostrazione di quanto i due artisti in questione sappiano essere eclettici e veri, sempre.
LO STATO SOCIALE – Combat pop 3
Quando ero ragazzo una volta, giocando a calcio a otto, ho segnato tirando al volo di sinistro dalla linea del centro campo. Ero sulla fascia destra, il portiere avversario ha rinviato male, dal limite dell’area, e io, che stavo arrivando di corsa, ho preso il pallone di collo pieno, infilando l’incrocio dei pali con un tiro in diagonale potentissimo, alla Roberto Carlos. Uno di quei tiri che ti fa dire, se lo facessi altre mille volte non ci riuscirei. E per altro, magari mille volte no, ma almeno un’altra decina di volte ho provato a fare qualcosa di simile, sempre tirando il pallone in zone del campo o fuori dal campo, assolutamente lontane dall’incrocio dei pali. Come Lo Stato Sociale quest’anno, hanno provato a bissare Una vita in vacanza, ma la palla è finita sugli spalti.
RANDOM – Torna a te 2
Amadeus ha detto che ha ricevuto quattrocento canzoni di artisti che ambivano a entrare nel cast dei Big. Lo sfido pubblicamente a farmi ascoltare trecentosettantaquattro canzoni più brutte di questa. Anzi, lo sfido a farmene ascoltare anche una soltanto.
MAX GAZZÈ – Il farmacista 5
Il ragazzo è intelligente ma non si applica, si diceva una volta. È il caso di Max Gazzè, che si presenta a Sanremo con una canzone esilina, sotto i suoi standard, o meglio, nei suoi standard ma non nei suoi picchi più alti, e per nascondere questo fatto si mostra sempre mascherato, Leonardo, Salvador Dalì e stasera Clark Kent, come se bastasse questo per distrarci. Per dirla con Arisa, potevi fare di più.
NOEMI – Glicine 7,5
Noemi e Veronica hanno fatto pace. Questo mi ha detto Veronica/Noemi intervistandola. E devo dire che il suo modo di cantare una canzone dalla grammatica complicata, gli accenti pronti a farti scivolare, lo attesta. Una bella canzone che mette in risalto la voce potente e graffiante di Noemi, nuova per suoni e scrittura, bella.
FASMA – Parlami 5
Lo dico, sapendo che me ne pentirò, la canzone di Fasma non sarebbe poi così brutta, prendendola a piccole dosi, provando a superare il fastidio dell’autotune, sforzandosi di fingere di non sapere che l’autotune sta lì perché altrimenti ci sarebbe lo scempio. Solo che la canta Fasma, e dire canta è come dire che quella volta che ti sei buttato dalla scogliera per fare un tuffo e sei finito in acqua di pancia, facendoti malissimo e al tempo stesso rendendoti ridicolo agli occhi della tipa che avresti voluto conquistare, hai fatto un tuffo olimpico, e tutti i miei ragionamenti se ne vanno in fumo.
AIELLO – Ora 0
Diamo per assodato che queste sono una sorta di pagelle complessive, non della singola serata. E diamo per assodato che sono le pagelle di Sanremo, quindi che vanno prese con una buona dose di leggerezza. Nel caso di Aiello, però, pagelle complessive e relative coincidono, ha sempre e costantemente dimostrato di essere un tamarro incapace di controllare la voce, sia da un punto di vista di intonazione, ahinoi e ahilui, sia del volume e della forma, e di avere della musica un’idea basilare, quasi atavica: si canta per imbarcare. Ecco, diciamo che se cantando così dovesse mai imbarcare, sarebbe con una sorda, o con qualcuna che provi una fascinazione per l’orrido.
Estratto dalla pagella di Sanremo, Maneskin, voto 4: “…….Comunque a Eurovision ci ridono dietro, sappiatelo”
Di certo Monina si intende di musica.
Di certo Monina non ci azzecca sempre.
Condivido tutto tranne ComaCose, non conosco niente di loro e non ho nessuna voglia di conoscere altro. Magari sono veri, ma 5 serate di inutilità, vera.
Va ribadito che abbiamo capito cosa sia il mestiere nei 36 secondi di improvvisazione, con orchestra, di Avitabile. Nonostante i due cretini a non capire cosa stesse succedendo.
Voto a queste pagelle: 2
Imbarazzanti…