AMADEUS 3
Da un certo punto di vista potrei quasi dire che mi fa tenerezza, perché è evidente che per chi è in genere abituato a mietere successi, prendere in faccia un muro bello duro e pure a alta velocità. Verrebbe da fargli, per dirla con Madame, coccoline, perché il periodo è davvero di merda, le cose era destino forse andassero male, ma lui, niente, è voluto andarlo a provare sulla sua pelle, solo che alla fine il pelle che glielo ha certificato è quella che difficilmente vede la luce del sole. Anzi, chissà se esiste lo sbiancamento anale anche per certe bruciature come questa.
PS
Aver rovinato un momento magico come la presenza di Enzo Avitabile su quel palco ti deve essere imputato come colpa nel giorno del giudizio, e aver affidato alla Amoroso Ivano Fossati ti deve essere imputato come colpa da un tribunale militare.
FIORELLO 3
Capita l’aria che tira, Fiorello ha deciso di giocarsi un jolly mica da ridere. Certo, un jolly mica da ridere, anche gigantesco e vincente come questo, rischia di scomparire sepolto dalle ore e ore di cazzate cui Fiorello e Amadeus ci hanno sottoposto, ma alla fin fine è meglio concentrarsi sulla bellezza, che si vive una volta sola. Perché Fiorello, gli sia reso grazia per questo, ha portato sul palco dell’Ariston Enzo Avitabile coi Bottari, per omaggiare Renato Carosone nel centesimo anniversario della sua nascita, e tanto basterebbe, almeno in questa sede, nell’altra spero lavori bene il subconscio, per rimuovere le tante cagate che ci siamo dovuti sorbire in queste lunghissime e estenuanti dirette tv, compreso quell’indegno balletto fatto con Amadeus proprio durante l’esibizione di Avitabile.
ZLATAN IBRAHIMOVIC 6
L’altroieri ho espresso in maniera chiara e esplicita quel che penso di Zlatan Ibrahimovic. Una ammirazione in bilico tra l’umano e il divino, e non solo per quel che concerne il toccare il pallone (e gli avversari). Per questo ora sono in difficoltà, perché credo che, come cantava Mango in Oro, a volte sarebbe bene che gli Dei non si concedessero a passaggi troppo umani. Ma sempre Dei rimangono, per cui preferisco non votarlo, lo farà da solo, e si darà ovviamente dieci. Meritato.
ACHILLE LAURO 2
Oggi voglio giocare la carta del rovesciamento di prospettiva, voglio, cioè, star qui a farvi pensare che sto per stroncare violentemente Achille Lauro, per quel suo essere tutta immagine e niente contenuti, per quel suo essere per di più immagine posticcia, copiaticcia, già vista e conosciuta, raccontata poi con quella sua voce biascicata e sguaiata, salvo poi rovesciare tutto e sorprendervi con una lettura di questi suoi quadri artistici che sta proponendo sul palco dell’Ariston ormai da quattro sere, nove se ci mettiamo anche le cinque serate del Festival dell’anno scorso. Solo che, niente, Achille Lauro in effetti è proprio quella roba lì, solo immagine senza contenuto, immagine posticcia, copiaticcia, una vera monnezza. Punk… l’inno di Jimi Hendrix… ma vaffanculo, corri.
ENZO AVITABILE E I BOTTARI DI PORTICI 9
La musica non si ferma, questo lo slogan adottato da Amedeus per il suo Festival. In realtà tendenzialmente si è fermata, come si è fermato tutto il comparto dello spettacolo. Ma ovviamente si intende la musica come forma d’arte, è una metafora, direbbe chi quello slogan ha coniato, concetto che però si applica solo a una piccola porzione delle canzoni in gara. Insomma non se ne esce, ma poi per fortuna arriva sul palco Enzo Avitabile, coi Bottari, e la musica, quella vera, è tornata a muoversi, emozionarci, farci muovere i piedi a tempo, pulsare le vene. Dio esiste, parla napoletano e suona tutte le scale del mondo. Peccato gliele facciano suonare a notte fonda e che provino a rovinarla con dei balletti idioti da villaggio vacanze, maledetti.
MAHMOOD 4
Considero Wikipedia un sito da frequentare con estrema cautela, per il suo non essere troppo attendibile, per il fatto che chiunque ci può scrivere quel che vuole, senza possibilità che le verifiche siano gestite da gente con cognizione di causa. Ma se mai Wikipedia mi interessasse, mi premurerei di andare alla pagina Fastidio e mettere una qualsiasi traccia di Mahmood come esempio. Ok, hai una cifra riconoscibile, ma anche meno, no?
ALESSANDRA AMOROSO E EMMA 3
Non ho voglia di star qui a tirare su polemiche. Già è abbastanza complicata la vita, di questi tempi, per potermi imbarcare in una battaglia coi mulini a vento. Ma a pensare che Alessandra Amoroso sia, per la seconda volta in tre anni, chiamata a vestire i panni del superospite di Sanremo, senza mai essersi sporcata le mani a andarci in gara, mi sembra davvero una aberrazione. Poi, è chiaro, pensi a Ferdinando Salzano, pensi che Achille Lauro è lì tutte le sere, e tutto sembra più logico, ma chiamatemi romantico, continuo a pensare che una cosa sbagliata non dovrebbe necessariamente avvallare altre cose sbagliate, e la Amoroso e la sua musica, lì, non ci dovevano andare. Emma, almeno, a Sanremo c’è andata in gara due volte, e una ha pure vinto, certo, ciò non toglie il fatto che resta la cantante dozzinale che conosciamo, sguaiata, volgarotta, e si è fatta due ospitate in due giorni. Agghiaccianti.
ANNALISA – Dieci 7.5
La voce più intonata del pop italiano si presenta con un brano che sembra finalmente essere esattamente il vestito che le piace indossare, per altro tradendo, l’assenza di pubblico immagino abbia giocato la sua parte, una emozione che in genere riesce a dominare con il piglio della Mistress.
AIELLO – Ora 0
La prima serata, è un fatto, l’ha fregato l’emozione. Magari anche un po’ di supponenza, che lo ha portato a strafare, per altro andando a impattare in una delle più clamorose figure di merda delle recente storia del Festival, i suoi gorgheggi stonati virali in rete. La canzone, volendo, potrebbe anche non essere male, ora che la si può ascoltare incisa lo si è potuto constatare, è che lui proprio dal vivo non ce la fa, e riesce, se possibile, a fare peggio della prima volta. Una volta tanto sono d’accordo con la Giuria Demoscopica, il peggio. Aiutatelo, se gli volete bene. O se volete bene a me.
MANESKIN – Zitti e buoni 4
Ho passato il giorno di mercoledì a ricevere link di brani che i Maneskin avrebbero plagiato, da Fantastic Negrito a Anthony Lazlo. Il che mi fa pensare che così originale il giro e il riff non sia, perché se plagi troppe canzoni credo tu non stia in realtà plagiando nessuno. Col che non voglio certo difendere la band romana, perché ritengo la loro presenza su un qualsiasi palco pretestuosa, finti come sono, ma semplicemente attestare che non è quello il problema della loro canzone. Che poi abbiano portato un po’ di energia sul palco è vero, ma con Amadeus e Fiorello che fanno gli animatori del villaggi vacanza un po’ di energia ce la avrebbe portata anche Sandro Giacobbe, direi, e lui almeno sa come si canta senza sforzare le corde vocali. Ultimo dettaglio, se dico che Elodie è figa, suppongo, mi si taccerebbe di patriarcato, di sessismo, forse quasi di pedofilia. E per altro non è che io smani per Elodie, era per fare un esempio. Mi spiegate allora perché chi usa questi metri di giudizio poi parla di farsi strappare le mutande da questo ventenne come se nulla fosse? Come si dice in questi casi chiedo per un amico, probabilmente gay.
NOEMI – Glicine 7,5
Scelta coraggiosa, quella di Noemi, presentarsi con una canzone non degli autori di grido del momento, anzi, con una giovanissima sconosciuta alla guida, e con una canzone non di facilissima fruizione, che richiede attenzione, ti devi fermare a coglierne le sfumature. Ma che in realtà, ascolto dopo ascolto cresce, si espande, occupa militarmente la nostra testa. Una delle migliori in gara, e cantata bene, come lei in fondo ci ha abituato da tempo.
ORIETTA BERTI – Quando ti sei innamorato 9
Un tango d’altri tempi, quello di Orietta Berti, di tempi in cui i cantanti che andavano a Sanremo portavano canzoni basate sulla musica, non su followers e streaming. Lei lo interpreta da artista di razza quale è, la voce che non sa neanche cosa significhi stonare. Impeccabile. Emozionante.
COLAPESCE E DIMARTINO – Musica leggerissima 7
Ok, non è la melodia più originale del mondo. Né lo sono i suoni, così a cavallo tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta. Ok, la trovata della pattinatrice mi ha indotto a prendere in considerazione l’idea di estirparmi gli occhi con le pinzette da beauty case di mia moglie. Ma la canzone è decisamente una bella canzone, e al secondo passaggio si colgono le sfumature e i piani di lettura altri che al primo ascolto erano sfuggiti. Meno leggerissima di quel che sembra, il che è ovviamente un bene.
MAX GAZZÈ – Il farmacista 6,5
Confesso una certa lieve perplessità. Tutto carino, il costume, prima da Leonardo, poi da Salvador Dalì, la trovata dei cartonati, Frankstein Jr, il nome che richiama la medicina associato al titolo della canzone, Il farmacista, tutto simpatico, ma la canzone è davvero poca cosa, troppo fragile, dimenticabile. Non sarebbe stato meglio invertire le parti?
WILLIE PEYOTE – Mai dire mai (la locura) 8
Forse il testo più importante presentato al Festival, quello che prende i nostri tic0 e la nostra mesta contemporaneità e li bullizza, forte di un talento innato per inanellare le rime, e per avere anche qualcosa di importante da dire. A proposito del dire, e credo non sia irrilevate, Willie Peyote è anche uno dei pochi artisti “giovani” che fa capire quel che dice, senza mangiarsi le parole, senza nascondersi dietro l’autotune, senza ricorrere a slang incomprensibili, forse proprio perché ha cose da dire. Ostico come piace a noi.
MALIKA AYANE – Ti piaci così 6-
La canzone di Malika, fatto strano ma vero, perde al secondo e al terzo ascolto. Nel senso, continua a piacermi concettualmente l’idea di basare una canzone più sul ritmo che sulla melodia, ma i concetti van bene per stare a ragionarci su, non per canticchiarli mentre cucini. Resta comunque sopra la sufficienza, ma perde gradevolezza. Lei, va detto, non fa niente per aiutarmi a rivalutarla.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – Amare 9,5
Credo di aver speso anche troppe parole per indicare come io ritenga La rappresentante di lista una delle più importanti realtà musicali della nostra contemporaneità. Lo ritenevo prima del loro approdo in riviera, lo penso ancora di più oggi, Amare, la loro canzone, capace di superare la barriera degli appassionati di musica tout-court per portare al loro cospetto un pubblico mainstream, il pop che irrompe, anche grazie a Durdust che con loro firma il brano, e fa da cavallo di Troia per introdurre quel pubblico a quella Wonderland fucsia e senza generi che è My Mamma, il loro bellissimo nuovo album. Grandiosi.
MADAME – Voce 8,5
Al suo primo passaggio all’Ariston sono rimasto molto colpito da Voce di Madame. O forse dovrei dire sono rimasto molto colpito da Madame e dalla sua Voce. Una canzone coinvolgente, che parla una lingua contemporanea, tipicamente sua, le parole che scivolano con quel suo tipico flow sulla base, trascinandoci in un mondo che sembra volersi aprire all’esterno, con quella naturalezza che dimostra davanti al microfono, senza pudori. Al secondo passaggio credo che la mia prima lettura del brano sia corretta, una delle canzoni più belle in gara, e lei un fenomeno da tenere assolutamente d’occhio in questo mondo di uomini.
ARISA – Potevi fare di più 9
Di grazia stavolta Amadeus non l’ha fatta aspettare cinque minuti in nero, mentre andava in scena la pubblicità, e Arisa ha sfoderato una interpretazione di razza, mostrando il talento che le è naturale. La canzone di Gigi D’Alessio, del resto, sta lì proprio per risaltarne i colori e quella vena malinconica che ritengo sia la sua carta migliore. Una canzone destinata a rimanere nel tempo, di una bellezza struggente, come la voce di Arisa.
COMA_COSE – Fiamme negli occhi 8
I due hanno davvero scelto di presentarsi sul palco dell’Ariston con la canzone perfetta. Una sorta di omaggio alla dreamland, quelle chitarre che ti si inchiodano al cervello, un testo ricercato e intelligente, un modo di stare sul palco e parlarsi e cantarsi addosso che coinvolge e lascia trasparire quel che deve trasparire. Diverso dal loro solito sound, certo, ma una bella canzone è una bella canzone a prescindere da quanto aderisca a un percorso artistico che, spero, possa comunque beneficiare di questo passaggio. Passaggio, ripeto, assolutamente azzeccato.
FASMA – Parlami 4
Sono un uomo di cinquantuno anni. Ascolto tanta musica, anche musica che in apparenza un uomo di cinquantuno anni non sarebbe tenuto a sentire. La ascolto perché è il mio lavoro, ma anche perché ho fatto della mia passione parte del mio lavoro. Fasma non lo capisco. Non credo abbia molto a che fare con quanto ho scritto nelle frasi precedenti. Ma mi piaceva lasciar intendere che fosse una faccenda generazionale per sentirmi dire da qualcuno che sono un boomer, così da potermi poi segnare il suo nome e andare a blastarlo quotidianamente per i prossimi mesi, perché se ascolti Fasma è questo che ti meriti.
LO STATO SOCIALE – Combat pop 4
Sono o non sono capitan… Ah, no, scusate, quella è un’altra. Questo non è combat pop, temo, perché di combat ha proprio poco, anzi, zero. E anche come pop non è che sia proprio il massimo.
FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ – Chiamami per nome
Se prendi il nulla e lo dipingi d’oro, credo, avrà di fronte il nulla, con una pozza d’oro ai tuoi piedi. Mi spiego, la canzone che Mahmood e uno stuolo di altri autori ha scritto per la Michielin e Fedez, anzi, che immagino fosse in fondo a qualche cassetto e sia stata affidata a loro con il solo scopo di calcare quel palco, è di una pochezza imbarazzante. Per altro palesemente scritta per un solo interprete e poi divisa a metà per farne un duetto. Poi, è chiaro, al televoto i due stravinceranno, ma sempre il nulla, cantato anche malino resta.
IRAMA – La genesi del tuo colore
Inutile dare un voto a qualcosa di già visto, direi. Comunque sarebbe, credo, un 3.
EXTRALISCIO E DAVIDE TOFFOLO – Bianca luce nera 7,5
La combo di Mariani e soci è una realtà pazzesca. Vederli sul palco dell’Ariston è qualcosa di spaesante, e non credo ci sia niente di più bello che rimanere spaesati e spiazzati quando sei di fronte a degli artisti. La loro canzone è perfetta per farceli conoscere, anche se il loro mondo è talmente variegato che difficilmente lo si poteva racchiudere in tre minuti. Dovessi pensare a chi andrei a vedere di corsa, una volta riaperti i cancelli, ecco, è il loro nome quello che mi viene in mente.
GHEMON – Momento perfetto 7
Certo che i Ridillo già ci sono stati, e che il Neo Soul esiste da tempo in America, ma va detto che Ghemon è dotato del dono della leggerezza, e ora fossi radical chic, inteso alla Zingaretti, dovrei citare le Lezioni americane di Calvino, lo so, ma a me Calvino e Zingaretti e la leggerezza, in genere, fanno tutti abbastanza cagare, mentre Ghemon mi sembra proprio talentuoso, la sua canzone bella, e del tutto inadatta a Sanremo. Se ne farà un ragione, immagino.
FRANCESCO RENGA – Quando trovo te 6,5
Qualcuno penserà che nel mio scrivere abbia un peso rilevante l’amicizia, e magari in parte ha anche ragione. Sta di fatto che io la canzone di Francesco la conosco da ben prima che arrivasse al Festival e mi sembra una canzone dotata di un senso assai più concreto di buona parte delle canzoni in gara. Lo ha nel mettere Francesco in condizione di raccontarsi, da cinquantaduenne, e lo è per mettere in risalto una vocalità che, forse, su quel palco in questa edizione sta faticando a venire fuori. È una canzone che sicuramente incontrerà il plauso del pubblico e credo anche delle radio, e credo che questo sia il risultato cui punta chiunque vada a Sanremo, con buona pace di chi pensa che si va a Sanremo per riscrivere l’estetica della ragion pura. Se i tecnici non si accanissero su di lui, sbagliando a ogni passaggio, magari lo potreste chiaramente capire anche tutti voi.
GIO EVAN – Arnica 3
Ho sospetto, e non credo ci sia possibilità che io mi sbagli, che non basta avere una pettinatura buffa, vestirsi con giacche ipercolorate e calzoni corti come un coglione, saltare come un pazzarello e sussurrare invece che prendere note a pieno fiato per potersi dire cantante. Del resto non basta scrivere parole in rima per dirsi poeta. Né stare su un palco per dirsi performer. Insomma, no, mi spiace, ma non ci siamo proprio.
ERMAL META – Un milione di cose da dirti 8
Non mi stupisce affatto che Ermal sia finito primo nelle due serate di presentazione dei brani. Ha una capacità innata di scrivere canzoni che arrivano dritte al cuore della gente, e un modo di cantarle che, è indubbio, facilita indubbiamente la strada alle sue note e alle sue parole. Stavolta decide di farlo con una ballad che ci parla d’amore, ma che è una ballad che presenta un punto di vista personale, per certi versi aperto, fatto che rende la ballad un po’ meno ballad di quanto non sembri. Non so se sia candidato alla vittoria finale, non sono mai in grado di incontrare il gusto preciso della gente, ma credo sia una canzone che sicuramente farà tanta strada anche finito il Festival.
BUGO – E invece sì 6,5
Aspettarsi da Bugo una interpretazione pulita sarebbe come pensare che i tiri a effetto dovrebbero andare dritti. Bugo porta una canzone che è tagliata con l’accetta su di sé, coi suoi riferimenti, il suo modo di cantare battistiano, la sua disincantata poetica. Una canzone che cresce ascolto dopo ascolto, magari non esattamente sanremese, ma sicuramente solida. E soprattutto, si spera, da oggi in poi sarà sempre e solo Bugo.
FULMINACCI – Santa Marinella 7
Credo che, nonostante qualche anche legittimo dubbio iniziale, quando è uscito il suo nome tra i BIG, questo Festival ci abbia regalato un artista sì giovane ma con una personalità molto ben definita e una poetica profonda, con qualcosa da dire. Il che, in sé, non è affatto poco. Poi, ma questa è una considerazione collaterale, ci regala anche una voce che, pur essendo giovane, non si pone la finalità di escludere aprioristicamente chiunque sia nato dopo di lui al suono di “Ok, boomer!”.
GAIA – Cuore amaro 4
Se dovessi parlare di delusione, lo ammetto, starei praticando un paradosso, perché non è che io nutrissi chissà che aspettativa nei confronti dell’ultima vincitrice di Amici. Anzi, avevo parecchi pregiudizi, che magari avrebbe potuto ribaltare, non avesse deciso di presentarsi su quel palco con una canzone bruttina come questa, e anche piuttosto inutile, decisamente più piccola della sua voce.
RANDOM – Torno a te 2
Clive Cussler è uno scrittore che ha pubblicato non so più quanti best seller, vendendo centinaia di milioni di copie, spesso incentrati su misteri inspiegabili che hanno a che fare con il mare. Ovvio che il legame tra Ariston e il mare è esile, legato solo al fatto che Sanremo è appunto il classico posto che si definirebbe “ridente cittadina di mare”, per altro posta sulla “riviera dei fiori”, ma credo che, non fosse morto giusto un anno fa, un bel libro su come sia possibile non solo che Random sia in gara al Festival, ma venga considerato un cantante ci starebbe alla perfezione. Ovviamente sarebbe un raro caso di mistero che resta irrisolto.
GAUDIANO E I FINALISTI DI SANREMO GIOVANI 5
L’ho già detto qui e in altre sedi, credo che quest’anno, forse per un cast particolarmente anomalo e giovane del Sanremo Big, quella che un tempo si chiamava Categoria Emergenti non ha presentato niente di particolarmente nuovo. Certo, Shorty ha una gran voce e un mood soul davvero notevole, Wrongonyou scrive canzoni che si sposano alla perfezione con la musica che gira intorno, Folcast è un ottimo bluesman, sempre che si possa definire così anche chi fa pop con chiare venature black, e Gaudiano, no, su Gaudiano non ho davvero nulla da dire, vince ma è destinato, spero, penso, all’oblio, insomma, posso anche provare a trovare qualcosa di buono in ognuno di loro, ma resta che sembra quasi che i più giovani abbiano avuto più paura dei più vecchi, magari essere emergenti comporta delle incertezze, e il risultato è che di loro, temo, non resterà traccia, come lacrime nella pioggia.