4 3 1943 di Lucio Dalla è quella data che ricorre ogni anno. Il Natale del cantautorato italiano, senza inciampare in facili accuse di blasfemia, dal momento che parliamo della data di nascita della voce più importante della città di Bologna e del titolo di una canzone che fa parte delle fondamenta dell’arte italiana.
Nel 1970 Lucio Dalla incontra Paola Pallottino. Paola è un’artista completa: alle arti figurative e allo studio accompagna la passione per la scrittura e la poesia. Suo amico è Aldo Palazzeschi, suoi ispiratori Jacques Brel e Georges Brassens. Lucio e Paola si piacciono, nasce un sodalizio e dopo uno scambio di testi arriva quello di 4 3 1943.
La storia del brano nasce da un problema: il titolo originario è Gesubambino, una coccola della Pallottino per Dalla che si è ritrovato orfano all’età di 7 anni. Alla censura quel Gesubambino non piace. In un verso recita: “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e pu..ane sono Gesù Bambino” e per questo non può funzionare. Gesù non può essere oltraggiato in questo modo e tanto meno il suo nome può comparire accanto alla parola “pu… “ né essere accostato a un personaggio che bestemmia.
Per questo Gesubambino diventa 4 3 1943 di Lucio Dalla, e la nuova versione convince la RCA. Il verso incriminato diventa: “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”, e dopo una prima volta al Teatro Duse di Bologna il brano arriva dritto al Festival di Sanremo. Paola non è d’accordo né sulla modifica al testo né per la partecipazione di Dalla a Sanremo, ma probabilmente non ha idea di aver appena firmato un capolavoro.
4 3 1943 di Lucio Dalla diventa la carta d’identità del cantautore bolognese, il miglior vestito che gli si potesse cucire addosso ma anche una piccola prigione d’amore e solitudine che insieme, inevitabilmente, fanno tanta poesia.