“La sceneggiatura e il montaggio di Notorious – scrivevano Eric Rohmer e Claude Chabrol nella loro famosa monografia su Alfred Hitchcock – possiedono la semplicità di un teorema”. E sul matrimonio tra il “massimo della semplicità” e il “massimo della stilizzazione” insisteva anche Truffaut nel suo inimitabile libro-intervista col maestro. A distanza di 75 anni, questo film uscito nel 1946 resta una pietra miliare della storia della settima arte e uno dei capolavori di Alfred Hitchcock. Un’opera in cui, dopo gli anni di alto apprendistato hollywoodiano dei vari Rebecca, Il Sospetto, L’Ombra Del Dubbio, giunge a piena definizione il suo stile, in cui i temi della colpa e della persecuzione dell’innocenza già emersi nel periodo inglese si fondono con una più matura e consapevole messa in scena delle ossessioni adulte del suo cinema.
Notorious, cui in italiano si aggunge il titolo L’Amante Perduta, è segnato da una mirabile economia espressiva, in una trama ridotta a pochi personaggi e motivi essenziali. Siamo nella sospettosa temperie dell’immediato dopoguerra, anche se Hitchcock cominciò a pensare al film sin dal 1944, lavorando alla sceneggiatura insieme all’esperto Ben Hecht. Elena Huberman (Ingrid Bergman) è la figlia di un traditore nazista appena condannato a vent’anni di galera. L’agente segreto Devlin (Cary Grant) la contatta per conto del Governo americano che, certo del patriottismo della donna, vuole faccia da spia, per smascherare un complotto ordito dagli esuli nazisti in Sud America.
- Attributi: Blu-Ray, Thriller
- Cary Grant, Claude Rains, Madame Konstantin (Actors)
La vicenda si sposta a Rio de Janeiro: la missione di Elena consiste nel riannodare i rapporti con un vecchio amico del padre, Sebastian (Claude Rains), uno dei leader dell’organizzazione criminale e già suo antico spasimante. Devlin nel frattempo s’innamora di Elena, ricambiato, mentre Sebastian le chiede di sposarlo. Tenuto al senso del dovere professionale, Devin non fa rimostranze. Lei, interpretando il suo silenzio come disinteresse, accetta la proposta di Sebastian e persegue il suo delicato compito. Nel timore costante di essere scoperta.
Buona parte del fascino di Notorious deriva dall’essere un thriller spionistico mescolato a un triangolo potentemente melodrammatico. In accordo con una delle soluzioni tipiche del suo cinema, Hitchcock tratteggia un cattivo elegante e dotato di un indubbio fascino. Addirittura, il sentimento verso Elena di Sebastian è più trasparente di quello di Devlin, il che spinge quasi lo spettatore, manipolato dalla costruzione narrativa hitchcockiana, a solidarizzare ambiguamente con una sincerità preferibile al doppiogiochismo dell’umbratile “eroe” incarnato da Cary Grant.
Hitchock infatti, come ribadisce a Truffaut, costruisce con Devlin un carattere amaro, chiuso, di difficile lettura. E così viene presentato dalla impaginazione visiva nel film, a dimostrazione della capacità del regista di costruire significati unicamente attraverso lo stile. La prima volta che vediamo Devlin, è ripreso seduto e di spalle. Tutti gli altri personaggi sono in piena luce, lui è una massiccia sagoma scura e senza volto. Quando poi, a letto, cerca di riprendersi dalla sbornia, Elena getta uno sguardo verso Devlin, ripreso in un’inquadratura dall’inclinazione irregolare, in cui alla fine la spia americana sarà mostrata letteralmente sottosopra. Lo stile innaturale e contorto allude al carattere enigmatico del personaggio, rimandando anche, in una sorta di richiamo intertestuale, al protagonista ugualmente ambiguo che Grant aveva tratteggiato nel precedente film girato col maestro inglese, Il Sospetto.
Allo stesso modo la luminosa Ingrid Bergman di Notorious è anche, agli occhi dello spettatore, la Ilsa dell’appena precedente Casablanca, dipingendo un altro ritratto di donna in bilico tra passione e senso del dovere. Tuto il film gioca sulla continua interferenza tra thriller e melodramma, che crea un ulteriore livello di ambiguità e stratificazione semantica. Limitiamoci al caso più eclatante della sequenza della festa: scoperti da Sebastian, Devlin bacia Elena per sviare i sospetti ed evitare che capisca che sono entrambe delle spie. Lo spettatore però sa bene che quel bacio non è una simulazione, ma corrisponde all’autentico sentimento provato da entrambi. Così, proprio grazie alla sovrapposizione delle due linee narrative e dei generi, questa, come diverse altre sequenza, s’arricchisce di una seducente indeterminatezza, oscillando continuamente tra la maschera e l’assoluta sincerità, tra il vero e il falso, corrispondenti alla dialettica tra passione e senso del dovere dei protagonisti.
A rendere ancora più spericolato il cortocircuito tra i vari livelli del film è l’uso consapevole di atmosfere da film noir. Notorious non è esattamente un noir, ma Hitchcock, aiutato dalla fotografia di Ted Tetzlaff, costruisce un tessuto visivo che rimanda a quel singolare e quasi indefinibile genere, arricchendo il film di soluzioni e continui slittamenti di tono allusivi e pregnanti. Pensiamo alla sequenza in cui Devlin fa sentire ad Elena la registrazione delle sue conversazioni col padre, per farle capire che sa del suo patriottismo. Nell’ascoltare le prime parole del disco, drammatiche, Elena è quasi immersa nel buio. Ma quando dal dialogo emerge la sua dirittura morale, è lei stessa ad emergere dall’ombra e risaltare in piena luce.
Un altro caso è il celebre “bacio più lungo della storia del cinema”, un momento di trasparente felicità per i due amanti, per questo inondati di luce. Devlin però deve lasciare Elena, richiamato dai suoi superiori, i quali lo informano del contenuto della missione, cioè che lui dovrà letteralmente mettere la donna che ama nelle braccia del nemico. Quando torna a casa per comunicare la sgradevole notizia, s’è fatta sera, così il dialogo viene immerso in un’atmosfera cupa e sfumata, completamente diversa. Che è il corrispettivo, altro tema caratteristico del noir, del destino che grava sui personaggi e ne trascina le vite senza che loro possano fare nulla per mutarlo.
L’ultimo esempio, magistrale, è relativo alla scena in cui Devlin ed Elena si recano nella cantina per cercare le prove del complotto nazista. L’ombra perfettamente inquadrata in campo lungo della sagoma della Bergman scende lungo le scale, visibile in una piccola porzione di luce incorniciata da una porta, all’esterno della quale, in primo piano, Grant fuma e passeggia nervosamente, anche lui nella semioscurità, attendendola. Il trattamento sapiente dei contrasti risente del noir, impiegato da Hitchcock per nutrire e far divampare il melodramma spionistico che è al cuore di Notorious. E ciò è tanto più vero considerando che poco dopo quella stessa porta incornicerà il bacio di copertura che Devlin ed Elena si dànno sotto gli occhi sgomenti di Sebastian.
Notorious resta un film capitale nella carriera di Hitchcock, con questo intreccio di generi, temi e stili in miracoloso equilibrio, ricco anche di riferimenti che poi emergeranno più evidenti in film futuri, nei quali saranno richiamati e precisati. Dalla variazione sul triangolo amoroso-spionistico, stavolta non in chiave noir ma di commedia, di Intrigo Internazionale, sino a quel tortuoso saggio sulla manipolazione che è La Donna Che Visse Due Volte, di cui Notorious fornisce a suo modo una prefigurazione attraverso Devlin. Il quale consapevolmente può dire a sé stesso di spingere Elena al tradimento solo per un cristallino senso del dovere. Ma moventi più oscuri, misogini, forse sadici, potrebbero essere alla base della richiesta di degradazione che lui fa alla donna che ama.