Almeno nelle intenzioni della sua showrunner, L’Estate in cui Imparammo a Volare dovrebbe avere più stagioni. Non necessariamente diventando una lunga serialità, ma un progetto articolato in più capitoli per sviscerare a fondo tutte le dinamiche dell’amicizia tra le due protagoniste, le diversissime Kate e Tully (Sarah Chalke e Katherine Heigl).
La prima stagione de L’Estate in cui Imparammo a Volare ha debuttato su Netflix all’inizio di questo mese e si è conclusa con un classico cliffhanger che presume una prosecuzione della trama, anche se la conferma del rinnovo non è ancora arrivata.
Un finale così aperto – con le due protagoniste che hanno litigato pesantemente per un motivo ignoto e con Johnny ferito sul campo in Iraq – è sempre un rischio per una prima stagione, laddove il rinnovo non sia già stato stabilito in partenza. Eppure quel finale de L’Estate in cui Imparammo a Volare era stato concepito e scritto così fin dall’inizio. La showrunner Maggie Friedman ha raccontato a Collider che non è maturato in corso d’opera ma è stato deciso sin dalla prima stesura della sceneggiatura: “Sapevamo per tutta la stagione che avremmo lavorato per raggiungere il cliffhanger con Johnny in Iraq. Lo avevamo in programma dalla prima settimana“.
Evidentemente la Friedman ha fiducia nel fatto che Netflix possa dare una seconda stagione a L’Estate in cui Imparammo a Volare, o comunque ha preferito rischiare di lasciarla con un finale indefinito in caso di mancato rinnovo pur di raggiungere l’obiettivo di lasciare il pubblico con un’accesa curiosità verso nuovi episodi. Il fatto di non aver rivelato il motivo dell’allontanamento tra Tully e Kate due anni dopo i fatti della trama principale ha proprio lo scopo di conservare delle cartucce importanti da sparare nel secondo capitolo, nella speranza che ci sia: “Quando speri di avere più stagioni devi distribuire le cose nel modo giusto“.
D’altronde anche il finale rispetta la struttura dell’intera stagione, che ha previsto sostanzialmente un colpo di scena ad ogni conclusione di episodio per indurre l’effetto binge-watch nello spettatore: L’Estate in cui Imparammo a Volare ha la sua forza proprio nel fatto di scoprire sempre nuovi dettagli sulla trentennale amicizia delle due protagoniste, raccontata con un’ambientazione frammentata in tre decenni diversi, inserendo continui cliffhanger tra un episodio e l’altro (qui la nostra recensione).
Il mio obiettivo è quello di poter sperare che chi guarda da casa arrivi alla fine dell’episodio, e voglia passare a quello successivo. Volevo terminare ogni episodio con una domanda che inducesse a passare al prossimo episodio e vedere qual è la risposta. E quello è stato divertente da costruire nella stanza degli scrittori. Ma è stata una sfida perché è come un puzzle, mettere tutti i diversi periodi di tempo insieme e adattarli e assicurarci che i temi risuonassero in tutte le epoche. È stato difficile.
La decisione di Netflix sul futuro de L’Estate in cui Imparammo a Volare arriverà solo dopo aver analizzato la performance della serie nel primo mese dal debutto. Secondo l’attrice Sarah Chalke l’ideale sarebbe arrivare a 5 stagioni: se questo auspicio si avverasse, questo life drama basato sui libri di Kristin Hannah potrebbe diventare la This Is Us di Netflix. Indubbiamente la struttura narrativa divisa in più filoni temporali, con un salto continuo che affida al telespettatore il compito di ricostruire il corso degli eventi, è una chiara ispirazione alla serie della NBC, così come l’indagine sui sentimenti, i drammi e le dinamiche relazionali tra i protagonisti risuonano molto familiari per chi ha visto This Is Us.
- Hannah, Kristin (Author)