Il dibattito sui set tossici impregnati di violenza verbale e abusi di potere sembra non escludere alcuna realtà televisiva, nemmeno quella di Grey’s Anatomy che pure è sempre apparsa dall’esterno una serie inclusiva e innovativa che aveva nelle differenze (etniche e culturali in primis) la sua ricchezza. E ciò nonostante le molte controversie che hanno circondato Grey’s Anatomy nel corso degli anni, tra cui gli episodi di omofobia di Isaiah Washington, i conflitti di Katherine Heigl con gli sceneggiatori che portarono al ritiro delle sue nomination agli Emmy e l’improvvisa morte del personaggio di Dempsey nella stagione 11 circondata dai rumors su una presunta relazione impropria dell’attore sul set.
Episodi che non hanno minato l’immagine di Grey’s Anatomy, una produzione salutata come una delle più rivoluzionarie della tv per linguaggio e apertura alla contemporaneità. Eppure anche il set della prima creatura televisiva di Shonda Rhimes ha sofferto di un clima conflittuale e discriminatorio sul set.
Ellen Pompeo aveva già accennato – senza entrare nei dettagli – ai problemi vissuti nei primi dieci anni di Grey’s Anatomy, spiegando che dall’arrivo di Debbie Allen alla produzione esecutiva l’ambiente di lavoro è molto migliorato, i ritmi sono diventati umani e i lavoratori di ogni reparto, artistico e tecnico, sono stati trattati con massimo rispetto e attenzione. Qualcuno aveva sospettato che il riferimento al primo decennio della serie fosse un modo per attaccare l’ex co-star Patrick Dempsey, co-protagonista delle prime 11 stagioni, ma ora è proprio l’attore a confermare quel che Ellen Pompeo aveva già dichiarato un anno fa.
L’attore appena rientrato nel cast da guest star nel ruolo di Derek Shepherd, per alcuni episodi di Grey’s Anatomy 17, ha dichiarato a The Indipendent che negli anni della sua partecipazione alla serie ci sono stati momenti difficili dovuti ad un ambiente di lavoro insalubre.
Penso che ogni volta che hai un ambiente in cui lavori 17 ore al giorno, sei giorni alla settimana, è molto difficile mantenere un ambiente sano.
Ma Dempsey ha anche affermato che le cose erano molto migliorate dietro le quinte di Grey’s Anatomy già prima della sua uscita di scena nel 2015.
Ho notato che le cose sono cambiate nella gestione del lavoro quotidiano. C’è più uguaglianza all’interno della squadra e all’interno della dinamica. Le persone sono cresciute, cambiate, hanno imparato e ne sono uscite migliori. Questo è ciò che conta nella vita.
Si è invece rifiutato di affrontare il tema della parità salariale a Hollywood, scegliendo di non rispondere ad una domanda sul fatto che nel 2017 Ellen Pompeo ha firmato un rinnovo del contratto da 20 milioni di dollari a stagione per Grey’s Anatomy: quell’accordo che l’ha resa l’attrice più pagata nel panorama televisivo di prima serata è arrivato dopo l’addio di Dempsey, una perdita che ha innalzato enormemente il potere contrattuale dell’attrice, rimasta l’unica protagonista della serie. Una questione, quella economica, che la Pompeo ha reso un suo cavallo di battaglia, ricordando spesso come sia stata inizialmente pagata la metà del suo collega nonostante fosse lei la protagonista di Grey’s Anatomy e di come Dempsey si sia rifiutato di fare squadra con lei nel chiedere un aumento salariale nel corso degli anni. Solo l’uscita di scena dell’attore ha permesso alla Pompeo di avere l’aumento che reclamava da anni, perché diventata ormai l’unico perno su cui si basa l’esistenza stessa della serie. Su questo tema, Dempsey non si espone.