Sarebbe stato il mondo del rock lo stesso senza Phil Spector? Domanda inutile e ci scappa da piangere perché ha appena tirato le cuoia e sarà stato anche il figlio di puttana psicopatico che era, ma ha plasmato suoni Phil, e ha plasmato artisti sia pure in quel modo brutale, da assassino che un giorno passerà dalla potenza all’azione: nel 2003 lo portano via, lo incapsulano in un manicomio criminale per fargli scontare una condanna a 19 anni, uscita vigilata solo nel 2028 per l’omicidio dell’attrice Lana Clarkson, cancellata da un colpo di rivoltella in bocca. Phil non ha mai smesso di protestarsi innocente, almeno finché ha potuto parlare: da tempo non ci riusciva più, per un papilloma maligno che gli aveva fatto crescere polipi in gola grossi come piovre. Ma con le pistole c’era sempre andato a nozze, sventolandole in faccia ai “suoi” artisti mentre per loro produceva quel geniale muro di suono ed altre bizzarre genialità.
La leggenda parla dei Ramones, requisiti mentre produceva il loro album più controverso, End of the Century. Parla pure di Leonard Cohen, destinato a disconoscere un disco come Death Of A Ladies’ Man perché lo scienziato pazzo Phil Spector lo caccia fuori dalla postproduzione, senza alcun riguardo per la sua sensibilità musicale, e già che c’è lo caccia pure dallo studio, ovviamente agitando il solito pistolone. Lo stesso aveva già fatto con John Lennon, che era John Lennon, lavorando al suo disco di cover Rock and Roll: Phil arriva in studio vestito da chirurgo, da karateka, affoga mixer nel whisky, vuole accoppare tutti: un giorno si porta via i nastri originali e nessuno lo vede più. Già irrecuperabile nel 1973, figuriamoci.
Sono solo alcuni fra i tanti tiranneggiati e beneficiati senza soggezioni di sorta, tutt’altro; forse giusto coi Rolling Stones non si azzardò, perché quello era un mondo a parte, pericoloso anche per lui. Così, si limita a suonare le maracas nel singolo Little by Little, del 1964, e poi ciascuno per la sua strada anche se nel mondo malavitoso e fatato del rock le strade si incontrano sempre, s’aggrovigliano in demoniaci crocicchi.
Spector tatuava suoni. Aveva in mente una certa idea di come dovesse vibrare una canzone, e non c’erano santi. C’erano solo demoni in quella testa ricucita con 400 punti di sutura (oltre ad ulteriori 300 in faccia), praticamente reincollata al resto dopo un incidente atroce, perennemente mascherata da sempre più improbabili e spaventose parruccone. Tutta così la vita del pazzo, fin da quando perde il padre a 10 anni: e che ci aspettiamo allora? Ma spalanca le porte del successo ai primi gruppi femminili, le Crystals, le Ronettes, di cui sposa pure Veronica, la prima delle cattive ragazze del rock. Pigmalione e padrone ingrato, arriva un giorno, pubblicamente, a scagliarsi contro Tina Turner, rea di ingratitudine verso l’ex marito Ike. Ike usava pestarla e imporle le sue divagazioni erotiche con qualsivoglia femmina a tiro. Roba da niente per uno come Phil, e le carogne si intendono.
Un infame, sì, ma anche un produttore che finisce, caso speciale, nella Rock and Roll Hall of Fame, a gloria imperitura e testimonianza di quanto il mondo della musica popolare gli debba. Ci provano in tanti ad emularne le trovate dittatoriali e ispirate: Springsteen copia il “muro del suono”, quella originale sovrapposizione di ogni strumento possibile oltre ai tre canonici del rock and roll, riverberati e triplicati in modo da raggiungere una ridondanza unica, una profondità selvaggia: niente, non funziona, lo Stranamore musicale conserva la formula ben al sicuro nella sua testa febbricitante e bacata e ricamata. Brian Wilson, altro genio dissociato a capo dei Beach Boys, lo riconosceva come unica guida spirituale: “Io credo in Phil Spector”.
Poi si potrà dire, sfruculiare, sui metodi, sulla morale facile dell’uomo e dell’artista, ma sono discorsi di lana caprina, Spector aveva altro per la testa, una certa concezione della musica, che non era disposto a discutere, solo ad imporre: quando su impulso di Allen Klein, manager dei Beatles, produce per questi ultimi Let It Be, album postumo, album perduto, sono in tanti ad alzare il sopracciglio: quel suono così stravolto, così estraneo al gruppo, McCartney arriverà a pubblicare i nastri originali, convinto di dimostrare chissà cosa. Invece viene fuori il lavoro allucinato e stravolgente di Spector, sia come sia capace di vincere un Oscar nel 1971. In seguito lo stesso Klein avrebbe rilevato l’intero catalogo di Spector, ormai uno zombie sottochiave. Eppure anche in galera non rinuncia a sposare una ragazza di 26 anni, che lascia o che lo lascia subito dopo. Che sarebbe uscito da galera prima o poi probabilmente non ci credeva nemmeno lui. Perfino lui. Danno la colpa al solito Covid, ma Phil era già una larva da anni e anche un raffreddore se lo sarebbe portato all’inferno. Non si sa se sia prevista per lui una pallida possibilità di redenzione, magari fra due o tre milioni di anni, ma si presenta con una valigia di suoni senza fondo, un lussureggiante e maledetto catalogo di dischi prodotti dal 1959 al 2003 (gli ultimi furono gli Starsailor). Dentro, c’è il Gotha della Musica e il mondo senza questo pazzo criminale farabutto malato di mente sarebbe stato un posto diverso e molto, molto meno ricco. Di sogni anzitutto. Di magia.
Ok che forse è stato un tantino esagerato ma ..il mondo della musica moderna lo rimpiangerà perché di figure come lui se ne sente il maledetto bisogno tutte le volte che si ascolta una nuova canzone ..
Gli Abba sono diventati famosi grazie a lui