La docuserie Night Stalker: Caccia a un Serial Killer, su Netflix dal 13 gennaio, riaccende i riflettori sull’avvincente, devastante storia vera di uno dei più noti pluriomici americani. I fatti osservati risalgono all’afosa estate del 1985, in cui la città di Los Angeles è colpita da un’ondata di caldo senza precedenti e da una serie di omicidi e violenze sessuali all’apparenza del tutto scollegati uno dall’altro. Le vittime, infatti, sono uomini, donne e bambini di età compresa tra i sei e gli 82 anni, ognuno proveniente da contesti etnici, sociali ed economici diversi.
La storia del crimine del paese non ha precedenti di omicidi così efferati e variegati attribuibili a un unico assassino. Gil Carrillo, giovane detective del Dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles, si unisce al leggendario investigatore Frank Salerno in una vera e propria corsa contro il tempo per fermare questo mostro notturno. E mentre gli infaticabili detective tentano di risolvere il caso tenendo a bada la furia dei media, l’intera California vive nel panico di nuovi omicidi.
Night Stalker: Caccia a un Serial Killer basa la sua narrazione su strazianti interviste di persona, avvincenti filmati d’archivio e spettacolari foto originali. Nei suoi quattro episodi ripercorre in modo fedele e immersivo una terribile storia vera, capace di sconvolgere le coscienze di un intero stato in un periodo in cui chiunque poteva essere la prossima vittima di Richard Ramirez, il cosiddetto Night Stalker.
La regia della docuserie è affidata a Tiller Russell, il quale in una recente intervista a Variety ha ammesso che il primo, grande passo della produzione è stato conquistare la fiducia dei cari delle vittime di Ramirez, così da convincerli che la docuserie sarebbe servita per rendere omaggio a quelle stesse vittime e non a glorificare le gesta del Night Stalker. Per farlo ha deciso di tenere Ramirez il più possibile fuori dal focus del progetto:
La prospettiva da assumere è una delle decisioni più importanti da prendere quando si decide di raccontare una storia del genere. Richard Ramirez ha avuto e ha ancora attorno a sé una sorta di aura. C’è stata una certa tendenza a spacciarlo per una celebrità, perché il processo è stato un circo mediatico e lui è diventato un oscuro oggetto del desiderio. Io non volevo in alcun modo rendere affascinante la sua figura. Per noi era fondamentale non lasciarci sedurre dal mito falso, corruttivo e pericoloso della sua persona.
Quindi da quale prospettiva osservare gli eventi? Quegli agenti della Omicidi, e quello che hanno passato per catturarlo, sono diventati un naturale punto d’osservazione sulla storia. Ci hanno permesso di riportare nel presente una storia passata. Abbiamo rivelato solo quello che loro sapevano, e nel momento in cui lo scoprivano. Erano detective che procedevano al buio e cercavano di ricavare informazioni prova dopo prova.
Volevamo anche ricordare al pubblico quello che è successo alle vittime e ai loro familiari per mostrare l’orrore estremo e il terrore e la brutalità di quegli attacchi. Dovevamo onorare le loro storie e quello che hanno dovuto passare. Quello che spesso capita alle vittime di una catena di omicidi così sensazionale è riduttivo e disumanizzante. Possono diventare semplici statistiche nella conta di qualcun altro. Noi invece volevamo trattare umanamente queste persone.
- K., Marquis H. (Author)
L’intervista concessa a Variety ha permesso a Russell di soffermarsi anche sui motivi che lo hanno spinto a rievocare questa storia in particolare: il fatto che nessuno se ne fosse occupato dal punto di vista dei detective, l’attenzione morbosa dei media e l’impatto culturale sulla città di Los Angeles:
Ai tempi ero uno degli autori di Chicago Fire, una serie tv di Dick Wolf, e il mio amico e collega Tim Walsh mi ha detto che aveva cenato con un detective della Omicidi che aveva lavorato al caso del Night Stalker e che forse se ne sarebbe potuto ricavare un fantastico documentario. Così siamo andati a cena con il detective Carrillo e […] ho potuto vedere quanto fosse rimasto colpito dalla vicenda da un punto di vista emotivo. Mi è sembrato un dono dagli dei del cinema. Questa è una storia di poliziotti iconici a caccia di un killer iconico in una città iconica. Eppure nessuno ne aveva ancora fatto un racconto definitivo coinvolgendo tutte le parti in causa.
Ramirez è stato un killer senza precedenti nella storia della criminalità. Operava senza alcuna motivazione specifica, nulla legava i suoi omicidi. C’erano uomini, donne, bambini. Persone di etnie e condizioni socioeconomiche diverse. Le armi dei delitti erano diverse. A volte usava un coltello, a volte una pistola, altre volte un martello. I crimini avvenivano in punti molto diversi della città. La natura stessa degli omicidi era casuale e questo aveva fatto credere alla polizia che ci fosse più di un responsabile.
[I media erano in costante subbuglio] perché credevano che chiunque sarebbe potuto essere la prossima vittima. Il killer attaccava le persone mentre dormivano, nella vulnerabilità, nel silenzio, nell’apparente sicurezza delle loro case. Era qualcuno che, col favore delle tenebre, invadeva la santità delle case e uccideva le persone.
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