Marco Castoldi sa parlare e quando argomenta la musica fa sempre centro, per questo la lettera di Morgan a Celentano tuona forte in mezzo agli auguri di buon compleanno indirizzati al Molleggiato. Oggi, infatti, il cantautore milanese compie 83 anni e alle candeline piovute su una torta spolverizzata d’arte, ironia, impegno sociale e rock si uniscono le parole dell’ex Bluvertigo, che inoltra la missiva sui social in un post pubblicato nelle ultime ore.
Un atto d’amore
La lettera di Morgan a Celentano è un puro atto di amore, quasi il panegirico che esalta il maestro, il genitore e l’ispiratore, ma soprattutto l’innovatore del rock in Italia con un parallelismo con la Scuola Genovese di cui Morgan è profondo conoscitore e ricercatore. C’è l’uomo, prima dell’artista. Questo sottolinea Marco Castoldi quando parla del Molleggiato, in quelle parole piene di stima e ammirazione.
Un lunghissimo messaggio, quello di Morgan, in cui troviamo l’elogio all’uomo e al marito, alla fedele e complice moglie Claudia Mori, alla musica e a quel mondo di “ignoranti” di cui Celentano si è sempre detto il sovrano in una tenera modestia che, nei fatti, lo restituisce con un significato esattamente opposto. Quando si parla di Celentano Morgan fa ricorso al termine “intellettuale” giustificando la scelta con quella natura che è tipica del Molleggiato: esprimere tutto, dire tutto ciò che sa senza aver paura dei detrattori. Di cose, Celentano, ne conosce tante e ne ha insegnato tantissime altre.
La proposta di Morgan
Ecco che, infine, nella lettera di Morgan a Celentano spunta quel ricorso a una proposta di diversi anni fa. “Vorrei fare tante altre cose con lui”, dice Castoldi prima di lanciare l’offerta: “Per esempio presentare Sanremo“. I due ne avevano già parlato, a detta di Morgan, ma a questo giro il cantautore di Altrove vuole ritornare su quella proposta.
La lettera di Morgan a Celentano
“Oggi è il compleanno di Adriano Celentano, compie 83 anni. Lui fa parte della generazione dei primi cantautori, quelli della scuola di Genova che era parallela alla scena milanese. Se da una parte avevamo Tenco, De Andrè, Gino Paoli, Bruno Lauzi, a Milano c’erano Celentano, Jannacci, Gaber, senza dimenticare Endrigo anche se veniva da Trieste e Piero Ciampi anche se veniva da Livorno. Questione di stile.
Celentano, dal punto di vista stilistico, è molto complesso. Era talmente esuberante, capace di interpretare il rock molto più di tutti gli altri, che è quello emerso maggiormente come popolarità ed eclettismo. Certo, anche altri hanno fatto film, ma Adriano non era solo un cantante, un autore, un musicista, un performer, un attore, un regista, cos’era allora? Un uomo. Una persona, paradossalmente semplice. Umano. E infatti, tutto questo è confluito in un atteggiamento, in una maniera di essere comunicatore. Perché, probabilmente, Celentano in ultima istanza è un filosofo. Ha sempre avuto un’urgenza comunicativa, che lo ha portato a essere potente e consapevole di questa potenza. L’ha usata per costruire delle idee e per decostruire quelle altrui. Nel suo caso, la decostruzione che ha messo in atto in ogni ambito frequentato è propria quella della conoscenza. È così che l’essere umano intelligente, vivo, approccia al mondo, alle persone, alla creatività.
Celentano è un essere profondamente umano. Ovviamente dotato di un talento eccezionale. Che, come dicevo, riguarda la vocalità, la fisicità, le idee, l’anticonvenzionalità. È stato un anticonformista, ma con grande eleganza. Ha sempre dimostrato una personalità autonoma, capace di avere idee non conformi al pensiero massificato. Talvolta scomode. Spesso molto attraenti. Originali.
Talento, fantasia, umanità. Celentano è un modello di essere umano. Essere umano e artista. È importante da rilevare nei suoi 83 anni la monogamia. La grandissima forza che gli ha dato la compagna di vita, Claudia Mori. Per la famiglia costruita insieme. Lei si è dedicata a supportarlo, in maniera tecnicamente eccellente: probabilmente è la più grande conoscitrice di questo essere umano-artista. Ha sempre fatto il suo interesse in un concetto più ampio, quello del fare il bene della persona. Non per smania di possesso, ma per funzionalità del suo successo.
Celentano-Mori è una unione che nasce profeticamente come “la coppia più bella del mondo”. E ci è riuscita veramente, formando un modello, sia di nobiltà dei sentimenti che di intelligenza sul come vivere in società. La coppia, che nel matrimonio consuma la sua relazione con il mondo, normalmente dovrebbe essere la presentazione di questo nucleo che si crea e diventa famiglia all’interno della rete sociale. Il matrimonio è un fatto sociale. Quindi, Celentano-Mori sono un modello di famiglia-azienda, sia sentimentalmente che artisticamente.
Ancora, possiamo dire che Celentano è sicuramente il più grande artista vivente in Italia. Ho avuto modo di conoscerlo. Ecco perché sto descrivendo questa persona, proprio perché io sono stato, e sono, un grande estimatore dell’artista. Ma avendo conosciuto l’uomo, mi ha confermato tutto ciò che si intravedeva dall’esterno: l’aderenza totale, la verità, dell’uomo-Celentano che è esattamente così come appare.
La sua forza è stata quella di far passare la verità anche nell’errore. È per eccellenza l’uomo degli errori, ma degli errori geniali che poi sono quelli in grado di sovvertire la banalità degli eventi, gli errori che smontano le situazioni e fanno vedere il dietro le quinte, gli errori che sono vuoti, pause, silenzi, i bui, lo “spegnete la televisione”, il saper stare di spalle in scena. Come nella realtà, risultare comunque spettacolare.
Ha sempre avuto un rapporto sano con i suoi limiti. Ecco perché l’errore, per lui, non è un problema. Diventa, al contrario, una componete irrinunciabile e necessaria al tutto. L’errore per Celentano è la sua stessa ammissione dell’ignoranza, ma attenzione: la sua ignoranza è del tutto singolare. Se significa “non conoscere”, direi che Celentano conosce talmente tante cose fra tecniche, persone, luoghi, stili, generi, che non si può definire “ignorante”. È falsa modestia. “Il re degli ignoranti”, che è anche il titolo di un suo album, in realtà è un vero intellettuale, che ha utilizzato il cento per cento del suo intelletto. Intelligenza è leggere dentro le cose, intraleggere ogni situazione. Celentano è un uomo di parole. È qualcosa di molto importante.
Oggi che compie 83 anni vorrei poter fare ancora tante cose con lui, come ci eravamo detti. Come per esempio presentare Sanremo. Lui mi rispose: «Cadrebbe il governo se lo facessimo davvero». Ma quasi quasi glielo richiedo. Appena se ne andrà questo virus tornerò a bussare alla sua porta, perché sono certo che si divertirebbe molto a presentare Sanremo con me.
In fondo, con le dovute differenze, mi sento di appartenere alla sua categoria. È il mio padre putativo, sono il suo figliocco. Quindi caro Adriano detto “la volpe”, ti auguro il meglio. Che tu possa continuare con le tue rivoluzioni che sono state così utili per tutti. Da vero uomo politico, da profeta”.