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Sabrina, il classico di Billy Wilder con l’icona Audrey Hepburn

Su La7 alle 21.15 la commedia che ha imposto il mito della Hepburn, contesa tra William Holden e Humphrey Bogart. Wilder rilegge la fiaba di Cenerentola e sotto la superficie romantica parla di differenze di classe e del nuovo mondo americano che ha soppiantato la vecchia Europa

di Stefano Fedele
29/12/2020
INTERAZIONI:396

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Sabrina

È la presenza abbagliante della Sabrina impersonata da Audrey Hepburn a permetterci di credere alla superficie leggera da commedia sofisticata del film del 1954 di Billy Wilder che dalla protagonista prende il titolo. Appena vediamo la ragazzina con la coda di cavallo e un informe vestitino a sacco che sgrana gli occhioni abbarbicata su di un albero a spiare il party esclusivo dei Larrabee, noi spettatori inforchiamo gli stessi occhiali di Sabrina e prestiamo il suo stesso sguardo a una vicenda che assume contorni fiabeschi. Una fiaba che, quando la protagonista si sarà trasformata dopo due anni di cura parigina in una donna elegantissima, raffinato taglio di capelli corto e toilettes di Givenchy (quelle che renderanno Audrey Hepburn un’intramontabile icona globale), capiremo essere quella di Cenerentola, la ragazza di umili origini, Sabrina Fairchild, figlia di un autista, che coronerà il suo sogno d’amore per il rampollo dei ricchissimi Larrabee.

Però, trattandosi di un film di Billy Wilder, anche sul piano della linea di racconto – ricavata, riadattandola, dalla commedia di Broadway Sabrina Fair di Samuel Taylor – qualche increspatura a sorpresa deve esserci. Per cui se il principe azzurro deputato è quello per cui Sabrina ha spasimato sin da ragazzina, il fatuo sciupafemmine David (William Holden), alla fine quello per cui batterà il suo cuore è il brutto anatroccolo di famiglia, il fratello Linus, serioso e attempato capitano d’industria con lobbia e ombrello, un Humphrey Bogart lontanissimo dal fascino del Rick di Casablanca o dell’investigatore privato Marlowe de Il Grande Sonno.

Sabrina (1954)
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La grandezza singolare di questo vertice della commedia romantica degli anni Cinquanta non sta però tanto in questo scarto del racconto dall’ovvio, in linea con quella che un critico definì la “rivincita dei brutti” del cinema di Billy Wilder, in cui può accadere che l’uomo qualunque Tow Ewell affascini nientemeno che Marilyn Monroe (Quando la Moglie È In Vacanza) e che l’anonimo Ray Walston conquisti Kim Novak avendo la meglio addirittura su Dean Martin (Baciami Stupido). L’eccezionalità di Sabrina sta nel modo in cui Wilder, grazie all’irradiante mistero fiabesco che illumina Audrey Hepburn, acceca lo spettatore dissimulando ai suoi occhi la sostanza amara del film. Una sostanza ben chiara all’affettuoso padre di Sabrina, Thomas (il meraviglioso caratterista John Williams), che, essendo l’autista personale di Linus, ha sempre ammonito la figlia ricordandole che il mondo è fatto di “un sedile anteriore e un sedile posteriore, e un finestrino nel mezzo”.

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Sabrina è un film che parla di differenze di classe, come Wilder sottolinea con le sue notazioni sottili e continue. A partire dai dialoghi ovviamente, col vecchio padre dei Larrabee che trova sconveniente per la figlia di un autista un nome elegante come Sabrina che viene, come esplicita la commedia di Taylor, dal dramma pastorale Comus di John Milton. Sono però soprattutto le situazioni a richiamare continuamente la distanza siderale tra i due mondi. Sabrina ragazzina osserva dall’albero, e poi esattamente da dietro una finestra, l’adorato David alla festa consumare l’ennesima conquista. Oppure cerca di suicidarsi col monossido di carbonio mettendo in moto lo sterminato parco macchine dei Larrabee, sottolineando ancor più la sua lontananza dalla loro munificenza (considerazione en passant: un tentativo di suicidio in una commedia romantica? Sì, è una tipica infrazione all’ovvio e al genere di Wilder, che sarà replicato in un film con cui Sabrina intrattiene più d’una parentela tematica, L’Appartamento, nel quale sarà Shirley MacLaine a provare a togliersi la vita). Infine, quando Sabrina decide di troncare con Linus la vediamo, minuscola, ai piedi dell’interminabile grattacielo che, come le innumerevoli targhe all’ingresso testimoniano, è di proprietà dei Larrabee.

Billy Wilder e Audrey Hepburn sul set di Sabrina

L’altro conflitto che surrettiziamente passa sotto la smaltata superfice di Sabrina è quello tra Europa e Stati Uniti. L’austriaco di origini ebraiche Wilder, riparato in America con l’avvento del nazismo, ha spesso riflettuto sul confronto tra il vecchio mondo da cui proveniva e il nuovo che l’aveva adottato. La sua gratitudine per gli Stati Uniti e il cinema hollywoodiano non hanno mai reso opaco il suo sguardo che, in una personalissima visione degli anni della Guerra Fredda tra Usa, Europa occidentale e paesi oltrecortina, ha confezionato deliziosi meccanismi narrativi di genere capaci di aderire ai miti americani del successo, consumismo, imperialismo industriale, mettendo contemporaneamente in luce le contraddizioni legate a questa economia e questa cultura che, conquistando l’Europa, andavano affermandosi sempre più globalmente.

Infatti l’autista Fairchild viene importato dall’Inghilterra quasi come uno status symbol di affettazione europea di cui i Larrabee vogliono fregiarsi. La stessa Sabrina, interpretata da un’attrice di nazionalità britannica nata in Belgio e di origini olandesi, torna dopo l’immersione parigina circonfusa d’un alone di eleganza da vecchio continente e per questo sarà al centro della contesa dei due americani moderni e grintosi, David con la sua bellezza sfrontata e vitaminica, Linus con la sicurezza del businessman di successo. E non è un caso poi che, nella sua carriera, la Hepburn nei suoi film più iconici incarnerà spesso personaggio che provengono dall’Europa, da Cenerentola A Parigi a My Fair Lady, da Sciarada a Come Rubare Un Milione Di Dollari E Vivere Felici (il caso Colazione Da Tiffany andrebbe analizzato a parte).

Non è un caso nemmeno che tanti film di Wilder tematizzino il dopoguerra e la Guerra Fredda col suo scontro di civiltà, da Scandalo Internazionale a Uno, Due, Tre!, passando appunto per Sabrina e Arianna. In quest’ultimo film, quando l’ingenua francesina protagonista, interpretata nuovamente dalla Hepburn, descrive il tipo del miliardario sciupafemmine americano Flanagan di Gary Cooper, dice: “Sono delle persone molto strane. Quando sono molto giovani gli raddrizzano i denti, tolgono le tonsille e gli pompano dentro litri di vitamine. Gli succede qualcosa dentro. Diventano immunizzati, meccanizzati, climatizzati. Non sono nemmeno sicura che abbiano un cuore”.

Eppure di quell’uomo senza cuore si innamorerà perdutamente, così come Sabrina spasimerà prima per David, poi per Linus. Tutte le increspature però passano quasi impercettibili sulla superficie di questa commedia smagliante, cui la grazia incantata da Cenerentola di Audrey Hepburn conferisce un’atmosfera romantica in cui noi spettatori scivoliamo ammaliati, incapaci di accorgerci del frutto avvelenato servitoci dal mefistofelico Billy Wilder.

Tags: Audrey HepburnBilly Wildercommedia romanticaHumphrey Bogart
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