Hey Joe di Jimi Hendrix è quell’intro in clean, prima l’ottava e poi il semitono che scende e crea la settima, il tutto nel nome del timbro della Fender Stratocaster di cui il mancino di Seattle è il re indiscusso, o uno dei tanti.
- Are
- Hendrix, Jimi
Quella sera al “Cafe Wha?” di New York c’è un giovane chitarrista talentuoso. Lo conferma Chas Chandler, bassista degli Animals, che rimane colpito dalla versione di Hey Joe di Billy Roberts eseguita da quel Johnny Allen Hendrix ancora sconosciuto ma così abile con la Stratocaster. Chandler gli si avvicina, lo guarda negli occhi e diventa il suo manager.
Si dice che proprio quella sera nasce la Jimi Hendrix Experience con l’arrivo del batterista Mitch Mitchell e il bassista Noel Redding. Un power trio pronto per sfondare il muro del suono a colpi di blues rock, fuzz e psichedelia. La Experience, così, registra la storica versione di Hey Joe. Jimi Hendrix è ancora impacciato e inesperto. Quando riascolta la sua voce incisa per la prima volta esclama: “Oh, ca**o!” e chiede a Chandler di abbassare i livelli del cantato.
Oltre alla Experience, in studio è presente anche il trio delle Breakaways, formazione tutta al femminile ingaggiata da Chandler per registrare i cori del ritornello. Il risultato è quel blues intenso e a tratti crudele nella sua bellezza, quel dialogo sensuale tra gli strumenti. Soprattutto, Hey Joe di Jimi Hendrix è la prima cover di Billy Roberts (o chi per lui, visto che la storia del brano è complessa) con l’arrangiamento elettrico e non acustico.
Quando il brano è pronto, lo staff lo consegna nelle mani della Decco che liquida il singolo come “niente di che”. A quel punto entra in scena Kim Lambert, già manager dei The Who, e a lui dobbiamo un bel po’ di cose. Hey Joe di Jimi Hendrix è una chiara dichiarazione d’intenti: un primo approccio al mercato con gli occhiali della leggenda.