Polvere Da Sparo di Gaudiano indora la pillola con l’arrangiamento che coniuga cantautorato e folk acustico, con quel sapore di un’estate fuori tempo e con un ritmo pieno di groove, ma quando viene colto il testo arriva il boato. Gaudiano, all’anagrafe Luca Gaudiano, ha perso suo padre. Lo stesso padre che gli aveva regalato la sua prima chitarra acustica e che lo aveva incoraggiato a inseguire il suo sogno.
Polvere da Sparo di Gaudiano racconta il tormento dell’elaborazione di un lutto, l’incapacità di accettare un’assenza terribile e quell’ossessione che allo specchio ti fa scoprire le somiglianze con chi ha ti ha messo il mondo, lo stesso mondo in cui ora ti senti solo.
Gaudiano descrive la notte, quel momento in cui il silenzio fa da cassa di risonanza ai pensieri, ai ricordi e alle domande. Lo chiama “demone“, quel momento, e a quell’essere maligno vorrebbe stringere il collo mentre si alza dal letto per sfogare il suo dolore di fronte allo specchio del bagno. Poi scorge il suo riflesso, vede la somiglianza e il dolore diventa più forte.
“Ma cosa somatizzo a fare se voglio ancora piangere”, si chiede Luca mentre batte il pugno contro il muro. La sua storia ha commosso Morgan, che al giovane cantautore di Foggia ha confidato di aver subito anch’egli un evento traumatico con il suicidio del padre.
Polvere Da Sparo di Gaudiano è stata scritta dallo stesso Luca insieme a Francesco Cataldo, suo collaboratore dagli inizi della sua carriera. Nella sua vita il giovane artista ha tentato inizialmente la carriera teatrale a Roma e a Milano, dopo la scomparsa del padre, ha scelto definitivamente di buttarsi nel mondo discografico.
Il suo primo singolo è Le Cose Inutili accompagnato dal lato B Acqua Per Occhi Rossi. Oggi Polvere Da Sparo di Gaudiano fa parte di quelle parole che arrivano al momento giusto per accompagnare uno schianto di dolore.
Testo
Ho dormito un tot.
non sto ancora meglio
però per un po’ ho dimenticato tutto
sento che piano sparisce l’effetto del sonno anestetico
riaffiora il dolore il cassetto è sprovvisto di un buon analgesico
e mi brucia il cuore perché non ti ho detto quanto ti abbia amato
per quello che hai fatto, per come hai lottato con i mulini a vento
con la forza del tuo cuore fatto di cemento
tigre nella giungla dei pensieri sparsi
non riuscivi a dirmi quanto detestassinon poterti alzarti la mattina a prepararmi quello stramaledetto caffè
Perché tutto quello che mi resta è una domanda
polvere da sparo in un solo colpo da spararmi nella testa
se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchioVoglio scappare a Milano per farmi tagliare la faccia dal vento
se non elaboro ancora il tuo lutto è perché ho il metabolismo lento
ma cosa somatizzo a fare se voglio ancora piangere
se nella notte mi sveglio con la mano al collo di un demone
che mi toglie il fiato, faccio resistenza, con il mio autocontrollo
con la mia pazienza, spero sia soltanto un altro sogno
con la forza che mi hai dato mi alzo e vado in bagno
prendo un bel respiro, per un po’ l’accetto
poi riascolto del tuo cuore in pettostringo negli occhi il ricordo in un mare di lacrime
Perché tutto quello che mi resta è una domanda
polvere da sparo in un solo colpo da spararmi nella testa
se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchioTutti che parlano e sanno capire
come mi sento, sanno cosa dire
“la vita è questa non puoi farci niente
così come inizia dovrà anche finire
tu focalizzati sopra i dettagli, affidati al tempo e non sbagli
e nel frattempo che lento ricuce io resto sveglio ma spengo la lucePerché tutto quello che mi resta è una domanda
polvere da sparo in un solo colpo da spararmi nella testa
se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchio vedo te
io vedo te
se mi guardo allo specchio