All’inizio l’idea che la pandemia fosse raccontata nella serie ha diviso molti, soprattutto perché affrontare un fenomeno che è in corso e che non ha ancora una conclusione visibile all’orizzonte rischia di creare una sceneggiatura sospesa e costretta ad inseguire gli eventi, eppure il racconto della pandemia in Grey’s Anatomy 17 dovrebbe convincere anche gli scettici, almeno finora.
Molti storceranno il naso all’idea che Meredith Grey debba affrontare l’ennesima tragedia nella sua vita: dopo le bombe nelle cavità toraciche dei pazienti, le sparatorie in ospedale, gli annegamenti, gli incidenti aerei e i cesarei durante un blackout e le aggressioni e i lutti e i distacchi subiti, che l’eroina della serie si sia beccata pure la malattia del secolo è un’esasperazione che molti non considereranno plausibile. Ma siamo comunque nell’universo della fantasia, una fantasia che vuole provare ad incrociare la realtà lanciando qualche messaggio importante.
La pandemia in Grey’s Anatomy 17
Così, quella che sembra l’ennesima svolta surreale della serie – e ce ne sono state tante, troppe finora – stavolta ha un effetto diverso. Perché se gli incidenti aerei e le bombe e le sparatorie sono cose che pochi hanno la sfortuna di vivere nella vita, il Covid è invece un fenomeno che unisce tutti: malati e non, infettati e non, chi lavora per sconfiggerlo e chi si chiude in casa per non contagiarsi. Questa “è la storia medica della nostra vita” ha detto giustamente Krista Vernoff, la showrunner della serie, e non sarebbe stato giusto ignorarla. Ma soprattutto non sarebbe stato plausibile, per una serie che tratta continuamente temi legati alla stretta attualità – dalla violenza di genere a quella contro le minoranze etniche, dall’iniquità del sistema sanitario americano alla diffusione incontrollata delle armi – far finta di niente, continuare a raccontare un ospedale senza Covid. Semplicemente perché il Covid gli ospedali li ha invasi in tutto il mondo, ha cambiato i protocolli, le vite dei medici, il loro modo di lavorare e la concezione che la società ha del loro operato.
I medici e la pandemia in Grey’s Anatomy 17
Impossibile non parlare della pandemia in Grey’s Anatomy 17, dunque, ma come farlo? Come raccontare al pubblico un virus per cui qualcuno avrà perso i propri cari, di cui qualcuno avrà sofferto in prima persona, di cui tutti siamo stanchi e provati, di cui molti non vogliono più sentir parlare. Ecco, il problema non era tanto se trattare la pandemia in Grey’s Anatomy 17, ma come farlo. Come non rendere questa trama respingente, ma allo stesso tempo come non banalizzare il racconto procedendo solo con lo stereotipo del medico eroe.
Grey’s Anatomy 17 l’ha fatto, nei primi tre episodi, puntando il focus sul concetto di resistenza: come si resiste ad uno tsunami a cui si è completamente impreparati? La serie mostra lo sforzo titanico di riorganizzare un ospedale prevedendo un reparto per una malattia infettiva e molto contagiosa, la difficoltà di procurarsi i dispositivi di sicurezza, la mole di lavoro enorme e sfiancante che mette a dura prova il fisico e la psiche di medici e infermieri, ma anche i loro sentimenti. Non ci sono eroi che vanno incontro al virus con spavalderia, ma c’è la rabbia, la frustrazione, la voglia di urlare, il senso di morte che aleggia tutto intorno. E c’è la solitudine, quella che costringe a lasciare a casa le famiglie e vivere in ospedale per non contagiare i propri cari.
I pazienti e la pandemia in Grey’s Anatomy 17
Ma l’attenzione non è solo sui camici blu: ci sono i pazienti, isolati e costretti a parlare alla famiglia attraverso un vetro, spesso indicati con un numero nella trama perché la somma dei decessi è talmente alta che si arriva a perdere decine di persone in pochi giorni, ma mai ridotti ad una statistica, anzi, chiamati per nome e meritevoli delle lacrime dei medici che non hanno potuto salvarli. Su tutti, la paziente-simbolo è ovviamente Meredith. E chi se non lei: il volto più iconico della serie è quello con cui il pubblico può empatizzare maggiormente, perché ne conosce la storia e il vissuto tragico, la forza e le debolezze, e con lei può identificarsi in questa nuova enorme sfida. La sua paura di non essere più cosciente, di non poter rivedere i figli, di lasciare nelle mani dei suoi cari la decisione su quando eventualmente staccare la spina, è qualcosa che arriva al pubblico in modo immediato, come non sarebbe stato possibile con altri personaggi nella sua posizione.
La pandemia in Grey’s Anatomy 17 è un affresco di dolore
Il senso di impotenza, l’avvilimento, finanche la depressione dei medici è direttamente proporzionale alla sofferenza dei pazienti. Un affresco dalle diverse sfumature di dolore che però lascia spazio anche al sarcasmo, a qualche spiraglio di ironia, alla tenerezza del prendersi cura di qualcuno, alla forza del rapporto umano che sopravvive nonostante sia mediato dallo schermo di un tablet. E infine al sogno, che è una dimensione particolarmente potenziata in questi mesi di pandemic fatigue: Meredith si riconnette con le persone che più ha amato nei suoi sogni profondi – in primis, l’amore della vita Derek – un segno della malattia, certo, ma anche l’unico mezzo di fuga dalla stanza in cui è rinchiusa. Sogni da cui teme di non svegliarsi, perché solo lì riesce a sentirsi al sicuro. L’idea di riportare in onda volti storici della serie per alleggerire il racconto della pandemia in Grey’s Anatomy 17 – a quanto pare saranno molti – è una trovata un po’ ruffiana nei confronti del pubblico ma certamente apprezzata da chi segue la serie da oltre quindici anni.
Please let’s come together, respect each other, wear a mask, and thank our first responders. They work tirelessly and risk their lives to keep us safe. #greysanatomy #wearamask #respect #firstresponders #thankyou pic.twitter.com/dgQigFzknM
— Patrick Dempsey (@PatrickDempsey) November 13, 2020
La pandemia in Grey’s Anatomy 17 è raccontata così, con gli aspetti più negativi e frustranti di questa inedita condizione ma anche con piccoli sprazzi di tenerezza che servono a non cedere alla negatività e allo sconforto. Un lavoro di scrittura non eccelso ma decisamente buono e riuscito nel suo intento, soprattutto alla luce del fatto che per tutti è quasi impossibile razionalizzare ciò che stiamo vivendo. Vedere la pandemia in Grey’s Anatomy 17 aiuta a farlo e non era scontato. Una sommessa vinta, per ora.