Hunka Munka… personaggio sconosciuto ai più. C’è chi lo conosce col suo vero nome, Roberto Carlotto. Ma per me è e sarà sempre Hunka Munka, un mito.
Erano gli anni in cui avevano ancora la curiosità per ciò che non conoscevamo. Così andai a vedere un concerto di questo Hunka Munka e rimossi folgorato. Da solo, con una giacca di pelle con lunghe frange, si agitava su un organo Hammond, amplificato da vari Leslie. Con i piedi pestava tasti ottenendo l’effetto del basso. Io amavo alla follia la chitarra elettrica, ma lui non mi faceva sentire la mancanza, tanto svisava con quelle mani sulla tastiera.
Da allora, ogni volta che vedevo una locandina sua o leggevo che si esibiva, io andavo a vederlo. Alla fine ci parlavo anche, curioso di sapere come facesse da solo a produrre questa enorme quantità di note.
Comprai anche il suo unico album, “Dedicato a Giovanna G.”, con una copertina molto particolare. C’era un water giallo e, sollevando il coperchio, la foto in bianco e nero di Hunka Munka che faceva pipì. Nel disco c’erano canzoni di un altro mio mito, Herbert Pagani, e la chitarra di Ivan Graziani.
Una sera, nella seconda parte della mia diretta WE HAVE A DREAM, avevo trasmesso vinili con brani dove il protagonista era l’Hammond. Mentre suonavo le incredibili registrazioni di Stevie Winwood (con Spender Davis Group, Blind Faith e Jimi Hendrix), Keith Emerson, anche coi Nice, John Lord con i Deep Purple, Brian Auger, Booker T & The Mgs, Jimmy Smithy e Arthur Brown… mi è tornato in mente Hunka Munka. L’ho cercato e gli ho mandato un messaggio su Facebook. All’inizio lui non ha associato me con Red Ronnie. Poi, quando gli ho scritto i programmi che avevo fatto, ha capito chi sono. Ci siamo sentiti al telefono e gli ho proposto un collegamento nel mio WE HAVE A DREAM. Solo quando eravamo in diretta gli ho confessato di essere stato un suo fan. Nel video che vedi qui allegato, Hunka Munka racconta parte della sua rocambolesca vita musicale. Per questo l’ho fermato e invitato, quando sarà possibile, dal vivo al Premiato Circo Volante del Barone Rosso.
Dopo il collegamento con Hunka Munka, ho intervistato Ezio Guaitamacchi, autore del libro “Amore, morte e Rock’n’Roll”, che mi ha manifestato la sua felice sorpresa nel rivedere dopo tanti anni quello che anche per lui era un mito.
Ho chiesto a Hunka Munka di scrivere in alcune righe la sintesi della sua storia:
Quattro parole per i miei percorsi musicali. Varese, gruppi, 5 amici. I Cuccioli. Abitando a Lugano. Sempre gruppi. Underground (poi diventati Frog ), Night Bird, per finire con Les Souterelles. Ingaggio con Amazing Blondie a Londra, da lì come apripista per gruppi come Colosseum, Uriah Heep ed altri, fino al Teatro Massimo di Milano, credo Yes. Prima del concerto, sempre come apripista. Poi successe il finimondo, dove tra fumi, qualche scoppio e fuggi fuggi, il concerto venne annullato. Poi l’Anonima Sound di Ivan Graziani, quindi diverse collaborazioni. Ivan venne chiamato dallo Stato per diventare militare. Amati, patron dell’Altro Mondo di Rimini, volle produrmi, dandomi il nomignolo Hunka Munka.
Debuttai con il festival di Venezia. Poi grandi aspettative per il futuro. Mi fecero chiamare un gruppo che già conoscevo: Vic chitarra, Werner basso, Lampis batteria. Un mese di prove estenuanti, poi il grande salto internazionale. Infine la beffa: Amati, al ritorno da Milano con tutti i contratti per la partenza del progetto, ebbe un’incidente spaventoso con il rogo dell’auto e purtroppo della sua vita. Finì tutto. Registrai un vinile a lui dedicato. Vari contratti discografici. Poi con Alberto Radius come produttore e quindi mi chiamarono i Dik Dik per fare parte della band come quinto elemento. Cominciammo con un mio pezzo, “Piccola mia”, al Festival di Saint Vincent, dove ci piazzammo ai primi posti. Per finire: un vinile live con il gruppo progressive Analogy.
Poi la storia continuerà con te a Bologna.
Ciao, Roby.
Ciao Hunka Munka, Ci vediamo presto. Debbo documentarti professionalmente come meriti.
Sempre un’emozione incontrarti e la tua grande professionalità grazie a presto.