The Leftovers, The Americans, Mad Men, Breaking Bad… gli esempi di serie tv capaci di mantenere un eccellente livello qualitativo dalla prima all’ultima stagione non mancano, ma sono ben più frequenti i casi di produzioni deragliate dopo pochi anni, eppure mantenute in corsa nonostante il blackout creativo. Vediamone alcune.
Grey’s Anatomy
Il caso di Grey’s Anatomy è emblematico. Al debutto della serie, e per circa dieci stagioni, Shonda Rhimes ha dimostrato di saper dosare egregiamente gli ingredienti di medical drama e soap, divagando talvolta nella commedia, talvolta nel dramma. La capacità di delineare un nucleo di personaggi a tutto tondo ha fatto il resto: dalle idiosincrasie di Cristina alle disfunzioni relazionali di Meredith e all’inclinazione per il dramma di Izzy, tutto ha contribuito a legare il pubblico a Grey’s Anatomy. Il progressivo abbandono della serie da parte dei suoi interpreti principali e l’accumularsi di storyline assurde, invece, hanno fatto l’esatto opposto. Ora Grey’s Anatomy è una creatura morente cui nessuno sembra volersi prendere la responsabilità di staccare la spina.
Glee
Le prime stagioni di Glee, favorite dall’estro di Ryan Murphy, hanno saputo conquistarsi l’affetto genuino del pubblico caricando un gruppo di outsider della fresca energia di successi pop irresistibili. Le vicende dei liceali della McKinley High sono riuscite a scatenare partecipazione ed empatia, garantendo una prima volta televisiva a temi sociali che ancora oggi faticano a trovare una rappresentazione equilibrata, dall’omofobia alla disabilità. Come spesso accade nelle serie tv ambientate negli anni del liceo, però, l’innesto di nuovi personaggi in sostituzione dei diplomati non è riuscito a mantenere altrettanto fresca e interessante la narrazione di Glee.
- Dianna Agron, Darren Criss, Lea Michele (Actors)
- Kevin Tancharoen (Director)
Gilmore Girls
L’affetto dei fan per la serie del cuore di un’intera generazione può probabilmente resistere a tutto, ma non si può negare che Gilmore Girls – Una Mamma per Amica sia andata incontro a un finale alquanto infelice. Che la si ami o la si odi, Amy Sherman Palladino lascia un’impronta inimitabile su qualsiasi produzione di cui si occupi, e per questo la deriva della settima stagione è imputata sia alla sua assenza che al suo lavoro precedente. Da un lato c’è chi crede che solo lei sapesse garantire a Gilmore Girls la frizzantezza che l’ha contraddistinta per anni. Dall’altro, in tanti sostengono che siano state proprio le sue scelte narrative a impedire un sostanziale lieto fine a Lorelai e Rory.
Scandal
Il passare degli anni non fa che confermarlo: le serie tv scritte o prodotte da Shonda Rhimes tendono a non invecchiare bene. Scandal ne è forse la dimostrazione più eclatante. I primi anni della serie hanno assicurato un prodotto davvero innovativo, offrendo a un volto relativamente nuovo la possibilità di imporsi come icona pop. La fixer Olivia Pope è fiorita grazie all’impostazione procedurale delle prime stagioni, a un ritmo narrativo serrato, a una storia d’amore proibita e stuzzicante. La successiva involuzione verso un’improbabile spy story e il delirio fantapolitico hanno invece rovinato tutto, lasciando l’amaro in bocca a un pubblico convinto di esser stato derubato del suo primo amore.
How I Met Your Mother
Friends o How I Met Your Mother? Robin e Ted o Robin e Barney? Le risposte a queste domande sono altamente infiammabili, ma al di là delle preferenze è dura non ammettere che How I Met Your Mother ha perso mordente col passare delle stagioni. Mantenere intatto il nucleo dei protagonisti, la natura dei loro rapporti, i motivi per cui continuano a vivere in simbiosi lascia poco spazio alle evoluzioni e rende complesso far digerire al pubblico cambiamenti radicali nelle dinamiche relazionali. Oltre a veder ridursi la verve comica nel corso del tempo, How I Met Your Mother ha dovuto fare i conti con una lentezza estrema nel raccontare quella che, in fin dei conti, resta una storia: quando e come Ted ha conosciuto la madre dei suoi figli.
13 Reasons Why
13 Reasons Why – Tredici è un esempio imbarazzante del prevalere degli interessi commerciali sulle motivazioni creative. La serie Netflix avrebbe potuto compiersi con dignità in una sola stagione, avendo adattato in tempi perfetti il romanzo cui si è ispirata. Ne avrebbe giovato il suo messaggio centrale, chiaro e duro, necessario in tempi in cui le sfide dell’adolescenza si fanno sempre più impegnative. Voler proseguire per altre tre stagioni ha favorito invece una deriva inevitabile verso una storia piena di mistero, sangue e improbabili circostanze. Staccarvi la spina è stata una vera liberazione.
Game of Thrones
Trascinare la zavorra di migliore serie tv di tutti i tempi sarebbe complesso per chiunque, ma la capacità di scontentare tutti dimostrata da Benioff e Weiss nell’ultima stagione di Game of Thrones – Il Trono di Spade è davvero notevole. Il percorso personale di ciascun personaggio, costruito anno dopo anno soprattutto grazie al conforto delle pagine di George R.R. Martin, ha preso direzioni molto diverse negli ultimi, controversi sei episodi della serie. Al punto che lo sdegno dei fan ha alimentato iniziative impensabili, come una petizione con centinaia di migliaia di firme per la riscrittura e riproduzione dell’ottava stagione.
- Sean Bean, James Cosmo, Charles Dance (Actors)
- Brian Kirk (Director)
Lost
Succeda quel che succeda, Lost rimarrà un prodotto fondamentale nella storia della serialità, uno spartiacque fra un prima e un dopo dal valore immenso fin dai tempi della messa in onda. Si tratta forse della prima serie tv moderna ad aver generato un seguito quasi religioso, eppure non sono mai mancate le voci critiche nei confronti delle sue ultime stagioni. Una fetta della critica ritiene addirittura che le cose abbiano iniziato a farsi molto complicate già dalla terza stagione, fra un misticismo insostenibile, salti temporali troppo audaci e storyline esageramente complesse. E che dire del finale? C’è chi, ancora oggi, non è sicuro di aver visto quel che ha visto.
24
Nessuno ha mai davvero perdonato l’accanimento nei confronti di 24, accolta al debutto come una serie innovativa, ma presto costretta a ripetersi e ripetersi senza mai riuscire a smettere. L’abuso della stessa formula nel corso delle stagioni, e cioè far seguire a una morte tragica l’azione degli eroi della storia fra mille ostacoli, rende difficile riconoscere il vero punto di non ritorno. E lascia ancor più perplessi la volontà ostinata con cui si è andati avanti per nove stagioni, vari spin-off, film tv e reboot.
I Simpson
A I Simpson va riconosciuta la capacità di imporsi come fenomeno culturale internazionale in tempi brevissimi. Ancora oggi è difficile pensare a una serie televisiva che abbia saputo imporsi in qualsiasi luogo e contesto sociale in modo altrettanto omogeneo. La satira della piccola borghesia statunitense ha colpito nel segno per almeno nove o dieci stagioni, riuscendo allo stesso tempo a conquistare l’affetto sincero del pubblico per i suoi personaggi. Il trascorrere del tempo e delle stagioni ha portato però a un inevitabile indebolimento della serie, del suo uso dei personaggi e del suo umorismo, sempre più banale e grossolano. È qualcosa di cui tutti sono consapevoli, ormai, ma non sembra ancora vicino il momento dell’addio alla famiglia Simpson.
- La nostra Fire TV Stick più venduta, ora con il telecomando vocale...
- I dispositivi Fire TV Stick hanno molto più spazio di archiviazione...