L’arrivo di The Crown 4 ha riportato l’attenzione del pubblico sul tanto atteso nuovo capitolo della saga reale di Netflix, ma La Regina degli Scacchi resta il più sorprendente successo di quest’autunno seriale. Dal rotondo 100% ottenuto su Rotten Tomatoes all’ossessione istantanea per l’eccellente Anya Taylor-Joy, tutto racconta di un fenomeno in grado di oltrepassare i limiti dello schermo e stuzzicare una curiosità ininterrotta negli spettatori e negli addetti ai lavori. Per questo, pur col trascorrere delle settimane, dal pozzo de La Regina degli Scacchi di Netflix continuano a emergere dettagli, segreti e significati che mantengono vivo l’interesse del pubblico.
La Regina degli scacchi sarebbe dovuta essere un film
A condividere una delle notizie più sorprendenti e dolorose è stato Frank Scott, sceneggiatore e co-creatore della serie; in una recente intervista ha rivelato che La Regina degli Scacchi sarebbe dovuta essere un film. Per The Queen’s Gambit, romanzo di Walter Tevis, era infatti previsto un adattamento cinematografico diretto da Michael Apted, che ha poi passato la palla a Bernardo Bertolucci e infine a Heath Ledger. Tutti sanno che Heath prendeva farmaci su ricetta, e che da ragazzo aveva problemi di dipendenza, si legge in un estratto dell’intervista, e legato al motivo per cui l’attore si sarebbe interessato alla storia di Beth Harmon.
Era un giovane intenso e interessato e mi sono sentito subito coinvolto da lui. […] Negli ultimi tre mesi ci siamo impegnati molto a lavorare alla visione che Heath aveva del film. […] Siamo arrivati al punto di mandare il copione a Ellen [Page, che Heath Ledger avrebbe voluto vedere nei panni di Beth, nrd]. Heath aveva un sacco di idee per il resto del cast, avrebbe coinvolto soprattutto i suoi amici attori. L’idea era di girare il film verso la fine del 2008. La morte di Ledger, avvenuta il 28 gennaio 2008, ha invece segnato la fine del progetto cinematografico.
È stata girata a Berlino e in Ontario
I tornei sempre più prestigiosi ai quali Beth ha partecipato hanno condotto la giovane e la madre adottiva in giro per il mondo, ma la verità è che dal Messico alla Russia, da New York a Mosca, l’intero universo de La Regina degli Scacchi è concentrato fra Berlino e l’Ontario, in cui si sono svolte le riprese. Eppure la credibilità delle ambientazioni non è mai venuta a mancare. Il merito va alla cura certosina del production design, grazie al quale ogni dettaglio è stato ricreato con la massima attenzione all’accuratezza storica e stilistica.
- La nostra Fire TV Stick più venduta, ora con il telecomando vocale...
- I dispositivi Fire TV Stick hanno molto più spazio di archiviazione...
I costumi riflettono l’evoluzione di Beth
Un altro segno ben visibile dell’accuratezza stilistica de La Regina degli Scacchi di Netflix arriva dal dipartimento costumi. In un affascinante colloquio con Vogue, la costumista Gabriele Binder ha rivelato i significati fondamentali degli abiti indossati da Beth. [Anya Taylor-Joy] è magica. Se le piace davvero un abito e pensa che sia quello giusto al momento giusto, sa farne qualcosa di enorme. Si connette immediatamente ai vestiti che indossa, ha spiegato.
L’evoluzione del guardaroba della protagonista è evidente fin dal momento in cui lascia l’orfanotrofio: è la prima occasione in cui avverte la distanza dalle coetanee, figlie di famiglie borghesi benestanti e avvezze ai dettami della moda. Quando Beth è a scuola sente che le altre ragazze sono molto diverse da lei, al punto da convincerla che è impossibile sentirsi parte del gruppo. È in questa fase che cerca ovunque qualcosa (e qualcuno) a cui sentirsi vicina, e non trovando una persona reale si sente in sintonia con l’abito sul manichino [nel grande magazzino], ha detto Binder.
Le spiegazioni di Binder sintetizzano con chiarezza il percorso evolutivo dello stile di Beth ne La Regina degli Scacchi. Nel primo episodio Beth indossa un abito grigio che la madre ha fatto per lei e su cui ha teneramente cucito il suo nome. Il colore di quest’abito trasmette a Beth un senso di “casa”. Volevamo creare un momento in cui potesse tornare “a casa” un’ultima volta, e per questo indossa un abito dello stesso colore durante il torneo di Mosca, e in particolare nel momento della vittoria.
Volevamo usare questo colore per mostrare che finalmente aveva fiducia in sé e che la madre era con lei. […] All’inizio [della serie] il grigio la rendeva molto fragile, ma alla fine è diventato un segno della sua forza, il simbolo di un ritorno a casa. [Nell’ultima scena] indossa cappotto, pantaloni, scarpe e cappello bianco per trasmettere l’idea che a quel punto è ormai la regina della scacchiera, e la scacchiera è il mondo stesso, ha concluso.
- Tevis, Walter (Author)
I capelli di Beth raccontano la sua storia
Una delle differenze più evidenti tra La Regina degli Scacchi di Netflix e The Queen’s Gambit è il colore dei capelli di Beth, rossi nella serie e castani nel romanzo di Tevis. La scelta è stata dettata da intenzioni ben precise, che il parrucchiere e truccatore Daniel Park – noto per l’eccezionale lavoro svolto nella miniserie hit HBO Chernobyl – ha chiarito in un’intervista a Vogue. La scelta del rosso non è stata casuale, ha detto. Per me Beth è sempre stata una rossa risoluta. E anche l’evoluzione delle acconciature racconta molto di lei. Il taglio ingrato che le si vede sfoggiare ai tempi dell’orfanotrofio racconta la sua crescita, è quello di una povera bambina che perde la madre, e la prima cosa che le succede è che si ritrova privata di tutto e anche i capelli le vengono tagliati, ha raccontato.
Anya Taylor-Joy ha imparato ogni mossa prima delle riprese
Anya Taylor-Joy ha dichiarato di aver sentito una connessione immediata e profondissima con Beth Harmon, e di provare per la recitazione la stessa passione sviscerata che la protagonista nutre per gli scacchi. La sicurezza con cui la si vede muovere ogni pedina nel corso di partite sempre più frenetiche è frutto però di uno studio dell’ultimo minuto. La sua strategia, infatti, è stata imparare tutte le mosse di ciascun incontro cinque minuti prima di iniziare le riprese, altrimenti sarebbe stato impossibile imparare tutto a memoria e sperare di ricordarsi [le mosse] al momento giusto.
Le mosse di Borgov sono opera di un vero campione degli scacchi
Bruce Pandolfini, leggenda degli scacchi e consulente di Walter Tevis ai tempi della scrittura di The Queen’s Gambit, ha ricreato la maggior parte delle mosse delle partite giocate nella serie. La sfida conclusiva con Borgov, invece, è frutto del genio di Garry Kasparov, campione del mondo al quale Scott si è rivolto perché interpretasse la leggenda russa della serie. Pur rifiutando di apparire sullo schermo, Kasparov si è lasciato coinvolgere come consulente contribuendo così all’accuratezza estrema della serie.