Quello con The Dark Pictures Little Hope è uno degli appuntamenti più attesi da parte dei videogiocatori appassionati del genere horror. Complice l’assenza dei pezzi da novanta in questo 2020, gli amanti del brivido hanno avuto ben poca ciccia a cui attingere. Ma per fortuna, dopo il primo assaggio con la raccolta antologica di Supermassive Games grazie a Man of Medan, la voglia d’orrore è pronta per essere nuovamente soddisfatta.
Si cambia registro con questo secondo episodio della serie. Protagonisti diversi, plot lontano da quello del primo capitolo e soprattutto nuove scelte artistiche che beneficiano dei feedback arrivati dalla prima iterazione. In una serie che promette una crescita costante appannaggio totale della qualità effettiva della produzione.
- Little Hope è il secondo gioco della Dark pictures anthology.
- Bloccati e isolati nell'abbandonata città di Little Hope, 4 studenti...
Viaggi (spettrali) nel tempo
In The Dark Pictures Little Hope ci si troverà a vestire i panni di una “comitiva” in transito nella cittadina inglese (di fantasia) di Little Hope. Un luogo che appare da subito ambiguo nella sua spettralità, elemento che conferma di fatto le storie che si narrano. Nel diciassettesimo secolo, precisamente nel 1682, la cittadina sarebbe stata protagonista di una caccia alle streghe.
Un qualcosa che ha avuto evidentemente strascichi a lungo termine, viste le vicissitudini che i protagonisti si troveranno a vivere nel corso dell’avventura. Un viaggio assai turbolento, che metterà i giocatori a confronto con situazioni molto delicate da gestire. E che potrà avere esiti più o meno gravi a seconda delle scelte operate durante la partita. Non scendiamo di proposito in ulteriori particolari, per evitare di scadere nello spoiler facile. E per un titolo horror il piacere della scoperta rappresenta gran parte del divertimento.
Il compito, così come in Man of Medan e anche nel titolo speculare Until Dawn, sarà quello di provare a portare ai titoli di coda tutti i personaggi. Un incarico non complicatissimo, ma che richiederà comunque una gestione ottimale delle sezioni di gioco in cui andranno prese le decisioni.
Little Hope, le piccole speranze che non vanno perse
Un’avventura che tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine quella di The Dark Pictures Little Hope. Le scelte tecniche adottate dai ragazzi di Supermassive Games risultano infatti particolarmente azzeccate, con le atmosfere horror che ne beneficiano non poco. L’Unreal Engine riesce a permeare le atmosfere di quegli effetti particellari foschi e cupi che immancabilmente riportano alla mente uno dei cardini del genere di riferimento, vale a dire Silent Hill.
Un piccolo inchino che non snatura di fatto la produzione, che segue i propri binari senza deviare e sfociare nel tributo totale. Come d’altronde è giusto che sia. E il titolo riesce a brillare, seppure non manchi qualche ombra che potrà essere rimossa nelle future iterazioni della serie.
In particolar modo, non convince appieno la gestione del gameplay, che vede situazioni analoghe riproposte ciclicamente. L’uso del jumpscare è giustificatissimo per far saltare i videogiocatori sulla sedia, ma l’uso in sequenza rischia di comprometterne la sua efficacia. Chiaramente si tratta di una provocazione, visto che comunque le scelte operate dagli addetti ai lavori risultano funzionali in tutto e per tutto. Ma è pur vero che, in futuro, si può gettare il cuore oltre l’ostacolo per creare ancor più scompliglio tra le fila della community dei videogiocatori.
Il giusto mix
In sostanza, The Dark Pictures Little Hope rappresenta il giusto mix ludico per soddisfare le richieste degli esigenti appassionati al genere horror. L’adattamento italiano dell’audio, unitamente anche all’accompagnamento sonoro, permeano l’avventura di un alone d’angoscia che eleva ancor di più lo spessore della produzione. Che richiederà un modesto quantitativo di ore per essere portata ai titoli di coda, ma che non esaurirà così il proprio potenziale.
Le diramazioni narrative saranno tante, con la rigiocabilità che sarà consigliata per tutti quei videogiocatori che non si accontentano esclusivamente di concludere i giochi, ma che li vogliono spolpare fino all’osso. Insomma, in questo inverno 2020 i brividi che vi percorreranno la schiena non saranno esclusivamente quelli legati al freddo.