Abbiamo passato gli ultimi mesi, quelli della prima ondata della pandemia, a sentirci ripetere che la sanità campana era un’eccellenza nazionale. Che per anni era stata bistrattata senza motivo dai “cattivi” del Nord e che invece aveva fatto in modo che il virus non arrivasse nella regione grazie alla sua efficienza. Un esempio di rigore e organizzazione tale da meritarsi gli elogi del New York Times. Poi è arrivata la seconda ondata di Coronavirus. Stavolta il virus ha deciso di non risparmiare la regione e piano piano queste certezze sono cominciate a venire meno. Di volta in volta sono venute fuori immagini che denunciavano inefficienza, file ai pronto soccorso, persone ricoverate sulle barelle o per ore in attesa di bombole di ossigeno. Fino a ieri sera, quando un video del Cardarelli ha squassato il dibattito pubblico nazionale.
Una persona è stata ripresa riversa a terra nel bagno del pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Morta senza assistenza, denuncia l’autore del video. Da quel momento è partito il consueto susseguirsi di dichiarazioni di politici a tutti i livelli sconvolti da quanto avevano visto. A loro hanno risposto i politici responsabili della sanità campana e i loro direttori di ospedali e di Asl. I primi vogliono un intervento forte, i secondi continuano a dire che si tratta di un attacco mediatico. Il solito sciacallaggio nei confronti della sanità campana. Un sotterfugio per far in modo che anche la Campania diventi zona rossa come altre regioni italiane a fronte di dati che invece ci collocano nella fascia gialla, quella cioè a rischio moderato.
Ascoltando questo dibattito sovviene una domanda spontanea. Ma voi veramente state facendo? Ma veramente pensate che l’intero popolo campano sia stato sottoposto a una lobotomia? Secondo voi i campani non ricordano le scene delle barelle ammassate nei corridoi degli ospedali, proprio e sempre nel Cardarelli, sparite magicamente durante la prima ondata e riapparse in primavera a virus domato. Non ricordano le formiche nei letti al San Giovanni Bosco, i medici picchiati nel pronto soccorso o i parcheggiatori abusivi nel parcheggio antistante. Secondo voi i campani non sanno che il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo ha dichiarato che gli ospedali napoletani erano le basi operative dei clan in alcuni casi, e che erano divisi proprio per fazioni criminali che gestivano tutti i servizi satellite intorno alla struttura. Secondo voi i campani non sanno che all’interno del Loreto Mare c’erano medici tennisti e infermieri chef. O che un intero piano è stato chiuso per la festa di compleanno di un primario. Non sanno che il direttore dell’Asl Napoli 1 factotum regionale nell’emergenza Coronavirus, è indagato in un’inchiesta della magistratura ed è stato anche arrestato. Il tutto nella cornice di un commissariamento decennale della sanità regionale e con i Lea, livelli essenziali d’assistenza, ancora da Terzo Mondo nonostante i miglioramenti sbandierati.
Alla luce di tutto questo stabilire se la Campania debba essere da zona gialla, arancione o rossa è veramente relativo. Se i parametri presi in considerazione dal Governo siano sbagliati o i numeri forniti dalla Regione Campania nascondano la reale situazione. Basta fare un giro tra le corsie degli ospedali campani. Troverete medici e infermieri stremati e tutto quello che viene denunciato da anni ma che non sembra interessare nessuno. Il video del Cardarelli poteva anche non essere pubblicato e lasciare la famiglia della vittima in pace con il proprio dolore. A questo punto ai cittadini campani verrebbe solo quasi da chiedere: “Almeno lasciateci morire in pace”.